Attività formative, culturali e sociali presenti nei carceri europei

Nel carcere, le attività educative durante e dopo il coronavirus proposte sono state  molteplici e diverse a seconda dei vari Paesi, ma con l’ obiettivo comune di favorire il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti.

Progetto mascherine nei carceri di Rebibbia, Bollate e Salerno

 Durante la quarantena è nato “#ricuciamo”, un progetto presente nei carceri di Rebibbia, Bollate e Salerno,  dove 320 detenuti hanno lavorato per la creazione di 800.000 mascherine al giorno: formati  e distribuiti nei vari comparti di produzione, preparazione dei tessuti, impacchettamento e sanificazione del materiale.

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6000 mascherine per i detenuti siciliani

Lo scorso 8 Luglio L’ Ufficio del Garante dei detenuti della Sicilia ha donato 6000 mascherine  composte da tessuto idrorepellente e tnt e realizzate dai volontari dell’ associazione “Un Nuovo Giorno”, nei locali messi a disposizione gratuitamente dal ceramista Nino Parrucca. “L’ iniziativa s’ inquadra come buona prospettiva di sana collaborazione con le associazioni e mettono in evidenza i risultati migliori a vantaggio dei detenuti” ha affermato il Prof. Giovanni Fidanca, garante regionale dei detenuti alla presenza di Antonella Macaluso, presidente dell’ associazione e  il provveditore regionale dell’Amministrazione Penitenziaria della Sicilia, Cinzia Calandrino e il maestro Nino Parrucca.

Carceri italiani e attività proposte

La gestione delle attività educative e culturali previste negli istituti penitenziari italiani vede la collaborazione del MIUR con le Direzioni degli istituti penitenziari. Sono previsti corsi di alfabetizzazione, scuola primaria e secondaria e a Padova anche poli universitari. Nello specifico vengono trattate conoscenze della lingua italiana, cultura generale comparata con i vari stati natali dei detenuti (storia, religione, politica, comunicazione verbale e non verbale), nozioni di legislazione italiana per stranieri e conoscenze delle opportunità lavorative per il reinserimento sociale. Non mancano attività extracurricolari come teatro, scrittura creativa, sport e cucito.

Carcere spagnolo: università a distanza e PMOC

Nel carcere spagnolo le attività educative proposte prima e dopo il coronavirus, sono affidate al Dipartimento della Giustizia e all’ Organo Autonomo per il lavoro e la formazione. Oltre alle attività simili a quelle italiane, la Spagna, da diversi anni investe in attività a distanza, che forniscono  tutoring, sostegno a distanza e materiale didattico. Inoltre,  il PMOC: il programma quadro di organizzazione curriculare negli istituti penitenziari della Catalogna, propone cinque ambiti: la  formazione delle persone adulte, mondo del lavoro, salute e sviluppo personale, contesto giuridico, sociale e culturale, attenzione specializzata.

Portogallo: scuola, cittadinanza e sport

Dal 1979 le attività formative previste per i detenuti sono regolamentate dal Ministero della Giustizia e quello della Pubblica Istruzione. Oltre alle attività curricolari, sono presenti corsi di portoghese per stranieri, educazione alla Cittadinanza, arti visive, musica e sport.

In Germania attività sportive e ricreative

Nei carceri bavaresi la direzione generale amministrativa è affidata al Ministero della Giustizia della Baviera.                Se da una parte solo in una struttura offre la possibilità a 16 detenuti di seguire le lezioni a distanza dell’ Università di Hagen; dall’ altra sono presenti diverse attività sportive, ricreative e di orientamento attraverso il sostegno nella ricerca del lavoro e casa, preparazione alla scarcerazione e sostegno al smantellamento del pregiudizio.

Francia: gestione al Ministero dell’ Educazione

Il Ministero dell’ Educazione, titolare della formazione,  individua insegnanti temporanei, non solo in docenti abilitati, ma anche in  volontari e membri di associazioni. Viene data la precedenza a corsi d’ istruzione di base contro l’ alfabetismo, mentre per l’ istruzione secondaria superiore, i detenuti sono costretti a seguire corsi a distanza.

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Francesco Bia

Francesco Bia

Docente di lettere e aspirante pubblicista. Ho collaborato per sei anni con due settimanali locali scrivendo di attualità, cultura, spettacolo, cronaca e sport. Oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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