La didattica a distanza è una sfida per il futuro. Meglio imparare a usarla subito, e bene.

La didattica a distanza rappresenta una sfida per il futuro o è solo un’esigenza temporanea? È un interrogativo che il mondo della scuola e le famiglie si pongono in questo periodo, in cui molti studenti sono tornati a seguire le lezioni a distanza dopo un inizio di anno scolastico in presenza.

La didattica digitale integrata (DDI): cos’è e come funziona?

La didattica digitale integrata è una metodologia innovativa di insegnamento-apprendimento complementare a quella tradizionale della scuola in presenza. Utilizzata, al momento, solo dalle scuole superiori di secondo grado, esclusa la prima media, potrebbe essere estesa anche agli altri ordini e gradi scolastici in caso di nuovo lockdown.

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Le modalità di attuazione della DDI sono due: complementare ad attività in presenza con gli studenti che seguono l’attività a distanza rispettando lo stesso orario di lavoro della classe in presenza; oppure esclusiva, dove si prevede un orario minimo differenziato per ordine di scuola tenendo conto dell’orario settimanale dei docenti stabilito dal CCNL. Il dirigente scolastico, in accordo con il collegio docenti, predisporrà un orario per ciascun insegnante, indicando quante ore deve dedicare alla DDI, in modo che venga assicurato l’insegnamento di tutte le discipline previste.

Fare didattica a distanza: una sfida del futuro?

Abbiamo capito che, per definizione, la didattica digitale integrata deve essere complementare alla tradizionale in presenza. Dunque dovrebbe essere “pane quotidiano” non solo per il periodo dell’emergenza, ma anche in futuro. Tuttavia il dibattito tra i tradizionalisti e i progressisti resta aperto. Da una parte è chiaro che la componente relazionale dell’incontro tra compagni di classe e studenti-insegnanti venga meno. D’altra parte non si dovrebbe perdere di vista l’evoluzione digitale e l’utilità degli strumenti, se correttamente applicata, per l’acquisizione delle competenza digitali e di cooperazione, non solo di studenti, ma anche di insegnanti.

Da una recente ricerca condotta in Spagna guidata dalla prof.ssa Montse Guitert dal “Research Group in Education and ICT” dell’Università Aperta della Catalogna (UOC) – una tra le prime università online con 25 anni di esperienza di didattica a distanza – è emerso che grazie all’apprendimento collaborativo online il 77,4% degli studenti ha superato il corso ICT Skills (per lo sviluppo delle capacità nell’uso di strumenti informatici) e il 90% ha affermato di aver acquisito un alto livello di lavoro di squadra. Il corso progettato dai ricercatori motiva infatti gli studenti ad apprendere il lavoro di squadra e ad acquisire competenze digitali. Sul fronte docenti, invece, la Guitert sostiene che l’insegnante debba ripensare la didattica utilizzando strumenti nuovi e sempre diversificati, focalizzandosi sullo studente, protagonista attivo del lavoro di gruppo (cooperative learning) e stimolandolo all’autovalutazione, per renderlo consapevole del lavoro svolto all’interno del proprio gruppo. 

Vademecum perfetto per l’uso della didattica a distanza

Sulla stessa scia della Guitert è Massimiliano Cavallo, uno dei maggiori esperti italiani di public speaking, che fornisce alcuni consigli utili ai docenti per aumentare l’efficacia della didattica a distanza (DAD).

  1. Guardare negli occhi gli studenti attraverso la webcam, per veicolare il messaggio, adottando un linguaggio semplice e più rapido rispetto a quello in aula, accompagnato dall’uso delle mani per sottolineare meglio i passaggi.
  2. Coinvolgere. Parlare, ovviamente, non basta: l’insegnante deve saper coinvolgere lo studente attraverso nuove strategie quali la suspance (sospendere improvvisamente il discorso e rimandarlo alla prossima lezione per monitorare l’attenzione).
  3. Sostituire slide con immagini e video, utilizzare lo smartphone per  sondaggi e ricerche in sincrono.
  4. Storytelling: gli aneddoti e i racconti personali sono fondamentali perché creano empatia e quindi fiducia tra l’insegnante e lo studente.

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Francesco Bia

Francesco Bia

Docente di lettere e aspirante pubblicista. Ho collaborato per sei anni con due settimanali locali scrivendo di attualità, cultura, spettacolo, cronaca e sport. Oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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