Compie vent’anni la legge Sirchia (Legge 16 gennaio 2003, n. 3) che introdusse il divieto di fumo nei luoghi pubblici. Un periodo di applicazione che presenta riscontri positivi, nonostante l’avvio tormentato dalle polemiche, ma anche una nuova sfida: le sigarette elettroniche. Oltre il 65% degli utilizzatori di e-cig e sigarette a tabacco riscaldato si sentono liberi di usare questi prodotti sui mezzi di trasporto pubblici e nei locali.

La storia italiana della battaglia al fumo di sigaretta

La legge Sirchia si innesta su un percorso di misure che prende sostanziale avvio agli inizi degli anni Settanta (qui puoi leggere come Buonenotizie.it diede testimonianza della messa in vigore). Il divieto di pubblicizzazione dei prodotti per fumatori è infatti introdotto in Italia nel 1972. Con la legge n. 584, nel 1975, si vieta il fumo sui mezzi di trasporto pubblico, possibile soltanto nelle carrozze per fumatori e iniziano le restrizioni nei luoghi pubblici.

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Nessuna restrizione per le sigarette elettroniche

Le disposizioni della legge Sirchia vengono estese: dal 2013 con il divieto di fumare anche alle aree all’aperto delle istituzioni scolastiche. Ad oggi, un crescendo di aggiornamenti delle norme, anche per rispettare le indicazioni europee. Vengono inasprite le pene per chi vende tabacco ai minori, messi al bando i pacchetti da 10 sigarette. Viene imposto il limite di 30 grammi per i pacchi di tabacco sfuso, si limita la pubblicizzazione delle sigarette elettroniche.

Le politiche antifumo internazionali

Per misurare la qualità degli interventi di contrasto al consumo di tabacco esiste un indice specifico, la Tobacco Control Scale (TCS). Strumento realizzato dalla Smoke Free Partnership, coalizione di oltre 50 ONG che lavorano per l’attuazione della Convenzione quadro dell’Organizzazione mondiale della sanità sul controllo del tabacco. Grazie alla rilevazione, ripetuta ogni due o tre anni a partire dal 2005, viene stilata una graduatoria dei paesi virtuosi. La TCS misura l’attuazione di otto politiche di controllo del tabacco dell’OMS.

L’Italia scivola in graduatoria

La rilevazione premia chi introduce misure specifiche come l’aumento di tassazione sulle sigarette. Vengono considerati tra i parametri le restrizioni al fumo nei luoghi pubblici o nei posti di lavoro e la qualità di avvertenze sanitarie per i consumatori. Premia il contrasto del commercio illegale nonché procedure di trasparenza che non consentano interferenza da parte dell’industria del tabacco. I migliori risultati sono di Irlanda e Regno Unito. L’Italia passa dall’8° posto del 2005, all’epoca dell’introduzione della legge Sirchia, al 18° attuale. Al voto alto sulle norme legate ai luoghi di divieto, non corrispondono politiche sui prezzi, campagne informative, politiche anti-lobby giudicate adeguate.

L’Italia e il fumo di sigarette

Le norme introdotte hanno progressivamente ridotto il numero di fumatori (dal 33% al 22% del 2020) e contenuto i danni da fumo passivo. La riduzione degli accessi al pronto soccorso e dei ricoveri dei pazienti asmatici è quantificabile nel 10-15 per cento. Nel 2022 sono 12,4 milioni i fumatori e rappresentano il 24,2% della popolazione. Gli ex fumatori sono il 14,9% della popolazione e i non fumatori il 60,9%. Si fumano in media 11,5 sigarette al giorno. La prevalenza di fumatori è più alta al Sud e si consumano principalmente sigarette confezionate (84,9%) e fatte a mano (14,9%).

La sigaretta elettronica: un nuovo allarme

Attraverso l’Indagine Aspetti della vita quotidiana, l’Istat rileva che nel 2021 il 2,8% delle persone maggiori di 14 anni (circa 1 milione e mezzo) ha dichiarato di utilizzare la sigaretta elettronica. I ragazzi ne sono i maggiori fruitori: tra i 18 e i 34 anni la quota di utilizzatori è del 5,2%. La sigaretta elettronica è utilizzata soprattutto tra i maschi di 25-34 anni (6,2%). L’uso decresce progressivamente al crescere dell’età, quasi scomparendo tra la popolazione maggiore di 65 anni. Una nota dell’Istituto Superiore di Sanità pone l’accento sui consumi degli adolescenti italiani, riportati dalla Global Youth Tobacco Survey. Mostrano un incremento dei ragazzi tra gli 11 e i 15 anni che fuma abitualmente sigarette e che utilizza abitualmente sigarette elettroniche. Aumenta quindi il numero di adolescenti che viene a contatto con la nicotina.

Leggi anche:

Rapporto annuale sul fumo – 2022 – a cura di ISS (Istituto Superiore di Sanità)

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Davide Scorza

Davide Scorza

Davide Scorza, educatore in servizi dedicati ai giovani e allo sviluppo di comunità. Curioso delle potenzialità di applicazione dei media in ambito sociale. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista.

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