L’Italia può guardare al prossimo inverno con serenità, almeno quanto a risorse energetiche. Infatti – in anticipo sul termine fissato dall’Unione Europea (1° novembre) – le riserve italiane di gas naturale risultano, al momento, quasi piene – attestandosi oltre il 90 percento. È una buona notizia per tutti i cittadini, ed è in linea con la media dei Paesi europei. I quali, dall’inizio di aprile, hanno acquistato e depositato nelle proprie riserve più gas di quanto sia stato effettivamente utilizzato. In tal modo il vecchio continente – Italia inclusa – ha evitato il rischio di ritrovarsi sprovvisto di gas sufficiente per i mesi più freddi, come si era paventato l’anno scorso dopo l’invasione russa dell’Ucraina.

La necessità di non farsi trovare impreparati

Il problema delle riserve di gas naturale ha destato preoccupazione, in tempi recenti, in diverse nazioni. Infatti, le scosse che stanno alterando gli equilibri geopolitici – specie in ambito bellico – hanno costretto molti Stati a cercare nuove alleanze da cui attingere sufficienti forniture di idrocarburi. Molti ricordano, infatti, le domande che ci si pose all’inizio del conflitto russo-ucraino del 2022 – dal momento che circa il 40% del gas europeo era fornito proprio dalla Russia.

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Alla luce di tutto ciò, e in vista dell’inverno, l’Europa e l’Italia non si sono fatte trovare impreparate. L’Aggregated gas storage inventory – una rete che raggruppa i principali operatori del settore gas – ha rilevato che le riserve italiane, al 23 agosto, erano piene al 91,9%. Dunque, quasi al completo. La Francia raggiungeva l’87%, la Germania il 93,4% e la Spagna il 100% percento. In tal modo, si è riusciti a giocare d’anticipo rispetto alla stessa Commissione Europea. Essa aveva infatti stabilito che entro il 1° novembre le riserve avrebbero dovuto raggiungere almeno il 90%.

Ridurre la dipendenza dal gas naturale russo

Già nei mesi precedenti l’invasione dell’Ucraina, il governo della Russia aveva utilizzato il gas come arma di ricatto nei confronti dei Paesi europei. Senza fornire chiarimenti, i flussi verso l’Europa erano stati ridotti – e al contempo i prezzi aumentavano. Con l’inizio della guerra, l’Unione Europea espresse una ferma condanna dell’operazione militare russa. Di conseguenza, si pose il problema di ridurre la dipendenza energetica dal Paese belligerante, sostituendo il più possibile il gas della Russia con quello fornito da altre nazioni.

Per l’Italia, tale problema non è stato di poco conto. Il Paese, infatti, allo stato attuale importa quasi tutto il gas che gli serve per fini energetici, essendo la produzione nazionale assai limitata. Oltre alla Russia, gli altri Stati da cui, negli ultimi anni, il Belpaese ha acquistato più gas naturale sono l’Algeria, il Qatar, l’Azerbaigian e la Libia. Nondimeno, già nei primi mesi del 2022 la Penisola ha importato il 38 percento in meno di gas russo rispetto all’anno precedente. Tutto ciò grazie agli accordi stipulati con altri Paesi fornitori – soprattutto l’Algeria e quelli del Nord Europa.

Italia e Algeria: un rapporto sempre più stretto

Nel 2022 l’allora presidente del Consiglio, Mario Draghi, strinse un accordo col governo dell’Algeria per un aumento delle forniture di gas da parte dello Stato africano. Già nello stesso anno, l’Algeria avrebbe fornito tre miliardi di metri cubi di gas in più rispetto al passato. Nel 2023 l’aumento della fornitura è stato di 6 miliardi di metri cubi; mentre il prossimo anno si entrerà a pieno regime con 9 miliardi di metri cubi di gas in più. L’obiettivo è far sì che L’Italia affronti con sempre maggiore tranquillità i periodi di maggior consumo (i quali, com’è intuibile, corrispondono all’inverno).

In piena continuità con l’azione del governo Draghi – intesa ad affrancare l’Italia dalle forniture russe –, anche il governo Meloni ha mosso ulteriori passi per rafforzare i rapporti energetici con l’Algeria. All’inizio di quest’anno, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è recata nel Paese magrebino per firmare un memorandum d’intesa in ambito energetico.

Nell’ambito di tale visita, il governo italiano ha caldeggiato uno spostamento dell’“asse geopolitico” delle forniture verso il bacino del Mediterraneo. La stessa Giorgia Meloni ha parlato della “possibilità, in un momento difficile per l’Europa sugli approvvigionamenti, di fare dell’Italia la porta di accesso, l’hub fondamentale di distribuzione dell’energia”.

Gas naturale: nuove infrastrutture e diversificazione degli approvvigionamenti

Un’altra buona notizia per l’Italia riguarda il miglioramento, spinto dal governo, delle infrastrutture destinate al trattamento del gas naturale liquefatto. Si tratta di gas che può essere importato allo stato liquido, ma che poi si dovrà riportare allo stato originale nei rigassificatori. A luglio, un nuovo rigassificatore è entrato in attività a Piombino – in provincia di Livorno –, mentre un altro, nei pressi di Ravenna, dovrebbe diventare operativo il prossimo anno. Oltre a questi, l’Italia dispone al momento di altri tre rigassificatori funzionanti.

Durante la visita in Algeria della presidente del Consiglio Meloni, si è raggiunta anche un’intesa per ridurre le emissioni di gas serra, per uno sviluppo più sostenibile. Si è compresa, inoltre, la necessità di diversificare gli approvvigionamenti – alla ricerca di un mix energetico formato da varie risorse.

L’Italia, per poter smettere di preoccuparsi dell’inverno – specie nel lungo periodo –, dovrà cambiare strategie energetiche. E d’altra parte, il conflitto russo-ucraino ha evidenziato quanto poco fosse affidabile il precedente status quo. Uno spostamento dell’“asse” delle forniture nell’area mediterranea può giovare a tutti; tanto all’Italia quanto all’Europa.

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Edoardo Monti

Edoardo Monti

Ho lavorato per anni come freelance nell'editoria, collaborando con case editrici come Armando Editore e Astrolabio-Ubaldini. Nel 2017 ho iniziato a scrivere recensioni per Leggere:tutti, mensile del Libro e della Lettura, e dal 2020 sono tra i soci dell'omonima cooperativa divenuta proprietaria della rivista.

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