“Differenziare gli approvvigionamenti dell’Italia e metterla al sicuro” ha ribadito Draghi nel corso dell’informativa alla Camera – lo scorso venerdì – per far fronte alle conseguenze delle sanzioni al Cremlino. Sanzioni che riguardano in primis la riduzione del gas importato dalla Russia. Un’opportunità per il Governo di bacchettare il «populismo energetico» indifferente alle risorse alternative. In queste giornate in cui si assiste alla guerra in Ucraina, si ritorna a parlare – ancora più fortemente – della transizione ecologica e dell’energy mix. Quali sono nello specifico le soluzioni per un’indipendenza energetica in Europa?

L’Energy mix e la corsa alle risorse alternative

Il 45% del gas importato in Italia proviene dalla Russia e il trend negli ultimi 10 anni è aumentato del 27%. Questo è il tema focale che porta il Presidente del Consiglio a puntare verso lenergy mix, ossia alla diversificazione delle risorse energetiche. Ciò attenuerebbe di gran lunga la dipendenza dall’estero. Lo sostengono il Ministro degli Esteri, Luigi di Maio, e il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolari che aggiunge quanto l’energy mix in Italia sia stato ostacolato dal disinteresse.

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Lo stato di preallerta da crisi energetica lanciato dal Governo, individua adesso degli obiettivi risolutivi a breve e lungo termine. I primi sono l’incremento del gas naturalmente liquefatto (GNL) importato da rotte alternative come gli USA; l‘incremento dei flussi dai gasdotti dell’Azerbaijan (TAP), dell’Algeria e Tunisia (TransMed) e della Libia (GreenStream); nonché l’attenzione verso le centrali a carbone che serviranno per colmare l’immediato deficit. La linea emergenziale delle centrali a carbone individua le più prestanti in Torrevaldaliga a Civitavecchia (RM), Brindisi, Fusina (Venezia), Fiume Santo e Portoscuso (Sardegna).

L’obiettivo a lungo termine, invece, sarà velocizzare la costruzione di impianti ad energia eolica e fotovoltaica per puntare sulle fonti rinnovabili.

Panoramica europea sulle energie rinnovabili

L’obiettivo a lungo termine è fondamentale secondo Draghi e secondo la presidente Von der Leyen che ribadisce il ritardo dell’Ue. Per quanto riguarda l’incremento delle energie rinnovabili, le statistiche WindEurope 2021 rilevano che l’Europa ha installato l’anno scorso solo 17 GW di nuova capacità eolica. Ciò non rappresenta nemmeno la metà per raggiungere entro il 2030 gli obiettivi climatici ed energetici della Commissione europea.

Stesso discorso per gli impianti fotovoltaici. L’Ue ha costruito 14 TWh di generazione solare all’anno negli ultimi due anni. Questo non basta e si spera che arrivino a 30 TWh all’anno per i prossimi 10 anni.

Tuttavia, le energie rinnovabili non riguardano solo la risorsa eolica e solare, ma si compongono di diverse fonti. Una di queste è la biomassa, poco conosciuta in Italia ma rivoluzionaria.

Le biomasse, una fonte da non sottovalutare

Le bioenergie o biomasse sono risorse energetiche prodotte da materiali di origine organico-vegetale. Queste fonti costituiscono il 57% delle rinnovabili consumate in Europa. Secondo lo studio  dell’organizzazione internazionale Bioenergy Europe, 66 milioni di cittadini europei utilizzano le bioenergie per riscaldare le loro case. Questo tipo di energia rinnovabile è utilizzata anche per produrre energia elettrica attraverso processi termici, chimici e biochimici.

L’importanza di questo tipo di energia verde è collegata alla potenzialità bioenergetica che hanno Paesi come l’Italia, la Germania, la Romania, la Francia e la Spagna. Secondo la Società di Ricerca sul Sistema Energetico (RSE), l’Italia produce circa 4 TWh di elettricità e 86 TWh di energia termica all’anno attraverso questa risorsa naturale. Numeri che potrebbero aumentare, dato il poco utilizzo da parte del Paese.

Biometano e fondo di garanzia: l’appello di Legambiente

Lo scorso lunedì, a 5 giorni dalla guerra in Ucraina, l’associazione ambientalista ha lanciato al Governo Draghi e alla Commissione europea una proposta di risoluzione alla dipendenza dal gas estero. La proposta riguarda, oltre che lo sviluppo dell’eolico e del fotovoltaico, anche l’utilizzo del biometano e la creazione di un fondo di garanzia per le famiglie, al fine di incentivare l’efficientamento energetico e la diffusione delle comunità energetiche rinnovabili.

La produzione del biometano, secondo Legambiente, è un’occasione di crescita per l’economia circolare. Gli impianti permettono di chiudere il ciclo dei rifiuti organici e degli scarti agricoli, di restituire al suolo il carbonio e di produrre energia da fonte rinnovabile. L’Italia presenta 2mila impianti di biometano, ma la sfida è quella di elevare il contributo degli impianti a 10 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2030. Cifra pari al 15% del consumo annuo di gas.

Il fondo di garanzia per le famiglie invece permette la realizzazione di comunità energetiche. Si tratta di un modello innovativo di gestione energetica già esistente da molto tempo in Nord Europa. Un gruppo cioè di enti, aziende e cittadini che condivide infrastrutture per la produzione energetica da fonti rinnovabili.

La situazione di preallerta da crisi energetica in Europa coinvolge dunque diversi obiettivi che vanno dall’individuazione di nuove rotte per il GNL alle risorse rinnovabili. Risorse, queste, che saranno tenute sempre più in considerazione.

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Martina Tolaro

Martina Tolaro

Martina Tolaro, curator ed editor freelance. Ho collaborato con imprese culturali creative nazionali e artisti internazionali. Scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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