In un presente globale in cui sembrano riaccendersi dei conflitti che molti considerano ormai “senza fine”, una notizia importante arriva dall’Irlanda del Nord – un Paese che per decenni è stato teatro di scontri durissimi fra i propri abitanti. Il 3 febbraio 2024, per la prima volta nella storia del Paese, è diventata primo ministro Michelle O’Neill: donna repubblicana, favorevole alla riunificazione con l’Éire (la Repubblica d’Irlanda, membro dell’Unione Europea). Soprattutto fra le nuove generazioni, del resto, sta crescendo il desiderio vivere in pace e lasciarsi alle spalle gli odi settari del passato.

Il lungo cammino alla ricerca della normalità

Quando capita, oggigiorno, di visitare città come Belfast o Derry, col loro folklore e gli Irish pub, ripensare al recente passato può fare uno strano effetto. Dove adesso c’è dinamismo e desiderio di futuro, le strade – fino agli ultimi decenni del secolo scorso – erano tetre e presidiate da soldati armati. L’Irlanda del Nord fu infatti la terra dei Troubles, cioè gli scontri settari che a lungo contrapposero i suoi cittadini, sfociando anche in azioni terroristiche.

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Questa piccola nazione – facente parte del Regno Unito, a differenza della Repubblica d’Irlanda o Éire – per molto tempo è stata abitata in maggioranza da protestanti, culturalmente legati alla Corona britannica. Il resto della popolazione è di religione cattolica, e perlopiù favorevole a unirsi all’Éire (da cui fu separata nel 1921). Tutto ciò – anche a causa delle discriminazioni messe in atto nei confronti della parte cattolica – ha condotto al conflitto fra le due fazioni, stemperatosi soltanto alla fine degli anni Novanta.

Un cambiamento che ridisegna il futuro dell’Irlanda del Nord

Nel 1998, i cosiddetti “Accordi del Venerdì Santo” segnarono una svolta nei rapporti politici tra l’Éire e il Regno Unito. Tali accordi, fra le altre cose, stabilivano che l’Irlanda del Nord dovesse restare britannica, a meno che – nel tempo – non emergesse fra i suoi abitanti una maggioranza favorevole all’indipendenza e a entrare nell’Éire.

In un simile contesto, l’attuale ascesa di Michelle O’Neill al ruolo di primo ministro dell’Irlanda del Nord ha un significato rilevante. Infatti è la prima volta, nella storia del piccolo Stato, che a occupare tale carica è un politico repubblicano – cioè favorevole a riunificare le due Irlande. La sua elezione – peraltro resa possibile dall’appoggio del DUP, partito conservatore e filo-britannico – rappresenta, per molti, un passo avanti verso l’indizione di un referendum sull’indipendenza dell’Irlanda del Nord.

L’Irlanda del Nord nello sguardo delle nuove generazioni

Tuttavia, più che in politica, la vera spinta verso il cambiamento sta maturando fra la popolazione. Alla fine dello scorso anno, da un sondaggio del Times è emerso che il 57% dei nord irlandesi tra 18 e 24 anni sarebbe a favore di un’Irlanda riunificata. Inoltre – sul fronte opposto – sono sempre di più i britannici che non reputano prioritaria la sovranità sull’Irlanda del Nord.

Allo stato attuale, l’Irlanda del Nord risulta essere la regione del Regno Unito più bisognosa di risorse e investimenti – laddove l’Éire ha un’economia fra le più dinamiche d’Europa: è anche stata oggetto, negli ultimi anni, di delicati accordi politici tra il Regno Unito e la UE.

In ogni caso, l’insegnamento fondamentale che si ricava dalla storia di questa nazione è che nessun conflitto è eterno. L’avvento di generazioni che non hanno mai vissuto le fasi più estreme degli scontri nel Paese sta aprendo delle prospettive un tempo inimmaginabili. E forse è solo così che si ottiene davvero la pace.

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Edoardo Monti

Edoardo Monti

Ho lavorato per anni come freelance nell'editoria, collaborando con case editrici come Armando Editore e Astrolabio-Ubaldini. Nel 2017 ho iniziato a scrivere recensioni per Leggere:tutti, mensile del Libro e della Lettura, e dal 2020 sono tra i soci dell'omonima cooperativa divenuta proprietaria della rivista.

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