Nata in USA e sviluppata da Karyn Ross la Kind Leadership, tradotta con “leadership gentile”, è stata importata in Italia da Guido Stratta, fondatore dell’Accademia della Gentilezza. È una nuova filosofia/strategia da applicare nei rapporti di lavoro basati non sull’autoritarismo gerarchico e sulla competizione eccessiva, ma su relazioni improntate all’ascolto, rispetto e cooperazione. Il fine è creare un ambiente di lavoro positivo il quale, migliorando il benessere dei dipendenti, aumenti l’efficienza aziendale. Ricerche confermano che il modo in cui i capi si rapportano ai collaboratori influenza il comportamento lavorativo e l’ambiente sano aumenta la produttività.

Il nuovo capo? Lo presenta Luisa Macciocca, docente di organizzazione e sviluppo manageriale

Abbiamo chiesto alla Professoressa Luisa Macciocca di spiegarci il passaggio da capo autoritario a comunicativo. «In passato la leadership era concepita come rapporto di potere e di controllo. Unico fine era il raggiungimento degli obiettivi aziendali. Il concetto di capo era legato a termini quali autoritario, decisionista e intransigente, oggi il nuovo manager deve essere orientato a raccogliere e integrare i diversi punti di vista dei collaboratori. La strategia comunicativa inizia con l’ascolto. Qualsiasi rapporto di lunga durata è una relazione che si basa sulla comunicazione e sul riconoscimento della diversità: un approccio comunicativo e non dirigistico.”

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

«Per attuare la nuova strategia – continua la docente Macciocca – basilare è il riconoscimento del talento dei propri collaboratori. Bisogna far leva sul potenziale di ciascuno e svilupparlo: il vantaggio personale del dipendente, la valorizzazione dei suoi punti di forza, si riverserà sull’impresa. Attraverso la comunicazione, anche con colloqui esplorativi, il leader potrà comprendere le capacità, estrapolarle e valorizzarle. Il riconoscimento del valore attiva un buon clima tra i dipendenti, ciò che le persone desiderano è vivere in un contesto lavorativo sano e non competitivo».

«Un rischio da considerare – continua la docente intervistata – in particolare nei contesti culturali non pronti a riconoscere questo stile di leadership è che la gentilezza non venga compresa dalle persone, anzi scambiata per debolezza. I vantaggi in termini di coesione, consenso diffuso e benessere superano di gran lunga questo rischio».

Non basta un sorriso per attuare la leadership gentile

Un saluto gentile è un buon inizio, ma è lo spazio lavorativo dove si colloca che crea la vera connessione. Paolo Boccardelli, professore di Gestione e Strategie d’Impresa presso l’Università LUISS, spiega che le persone in cerca di occupazione danno importanza all’inclusività dell’azienda che gli permetta di vivere in modo equilibrato il rapporto lavoro-vita privata. Se prima la parola d’ordine era incentivare la competizione, oggi il leader punta sulla cooperazione. Questo messaggio va veicolato dall’alto tramite un parlare ed agire gentile. Essere un buon leader equivale a ascoltare i dipendenti, valorizzarli e creare un ambiente di lavoro accogliente.

In Italia il referente di questa teoria è Guido Stratta che sottolinea l’importanza dell’ascolto senza emettere un giudizio affrettato. «La fiducia – sostiene Stratta – si crea con l’esempio di una comunicazione efficace. I conflitti nel lavoro vanno gestiti non in modo verticale, ma paritetico e costruttivo. Ascoltare i diversi punti di vista stimolerà nei dipendenti la responsabilità facendoli sentire parte della medesima squadra, coniugando il benessere delle persone agli obiettivi finanziari. Gentilezza non equivale a debolezza, ma ad empatia e rispetto. I principi base della leadership gentile suggeriscono un leader che, similmente ad un coach sportivo, inculchi lo spirito di squadra, sminuendo la competizione tossica ed esaltando le capacità dei singoli. Non impone in modo autoritario idee e metodi, ma guida il team al raggiungimento degli obiettivi. Indaga gli insuccessi senza colpevolizzare trasformandoli in apprendimento, ascolta e gratifica premiando i risultati».

 

 

 

Condividi su:
Lucia Massi

Lucia Massi

Avvocata, assistente universitaria in U.S.A., interprete del tribunale di Roma e promotrice di cultura italiana presso la F.A.O. Le lauree conseguite in Italia e all’estero, incluso un Ph.D. presso la Columbia University di New York, attengono alle discipline giuridiche e letterarie. Laureata in giornalismo, collabora con BuoneNotizie.it.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici