Il 27 febbraio il Parlamento ungherese ha approvato a larga maggioranza l’entrata della Svezia nella Nato. Per l’adesione all’Alleanza atlantica, infatti, è necessario il via libera di tutti i Paesi membri, come prevede l’art. 10 del trattato di Washington. Il Paese scandinavo sarà, dunque, il trentaduesimo membro della Nato. La notizia giunge quasi ad un anno di distanza dall’entrata nella Nato della vicina Finlandia.

Il ricompattamento dei Paesi scandinavi attorno all’Alleanza euro-atlantica rappresenta un segnale importante. Una scelta di campo chiara, peraltro mai messa in discussione dai governi di Stoccolma ed Helsinki, che riflette le ansie e le incertezze del momento. Tale decisione potrebbe avere una ricaduta positiva per lo stato di salute dell’Occidente. A condizione, però, che quest’ultimo sappia anzitutto sfruttarla a fini diplomatici e con spirito lungimirante.

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La scelta della neutralità

Il Trattato del Nord Atlantico (Nato) venne firmato il 4 aprile 1949 a Washington. Ai dodici Stati che aderirono da subito – tra cui Italia e Norvegia – si aggiunsero la Grecia, la Turchia e la Repubblica Federale di Germania (Germania Ovest), durante la prima metà degli anni ’50. Il processo di adesione si andò poi intensificando soprattutto a partire dalla fine degli anni ’90.

La motivazione principale che portò alla creazione di un’alleanza militare intergovernativa fu quella di dotarsi di uno strumento di difesa comune per fronteggiare un possibile attacco militare sovietico. Svezia e Finlandia scelsero però di essere neutrali, non aderendo né al Patto Atlantico né a quello di Varsavia, nato nel 1955 sotto la regia dell’Unione Sovietica.

Se la neutralità del governo di Stoccolma si inscriveva in una tradizione che risaliva alle guerre napoleoniche, la posizione della Finlandia era invece di carattere strategico. Quest’ultima, infatti, confinando con l’Unione Sovietica, fu costretta per ragioni di realpolitik ad offrire la propria neutralità in cambio del rispetto dell’integrità territoriale.

Paesi membri della Nato (2024)

Paesi membri della Nato (2024)

L’invasione russa porta Finlandia e Svezia a chiedere l’entrata nella Nato

A seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa, tuttavia, la situazione è mutata rapidamente, portando ben presto i governi di Helsinki e Stoccolma a richiedere l’ingresso nella Nato e a diventarne ufficialmente parte. “Ora che tutti gli alleati hanno approvato, la Svezia diventerà il 32esimo alleato della Nato”, ha dichiarato il Segretario generale dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg; osservando, inoltre, che “l’adesione della Svezia ci renderà tutti più forti e sicuri”.

Il nocciolo della questione sta proprio in questo ultimo punto. Dalla fine della Seconda guerra mondiale, infatti, negli studi strategici è andata consolidandosi la strategia della deterrenza. In estrema sintesi, più si acquisiva forza militare, maggiori erano le probabilità che i principali attori internazionali non facessero passi falsi e si attaccassero reciprocamente.

La sicurezza era dunque garantita dalla forza dei contendenti. Principio che resta senz’altro valido anche nello scenario attuale, con la differenza – non banale – che non vi sono più solamente due blocchi contrapposti a contendersi il primato geopolitico o ideologico, ma molti di più. Per tale ragione, l’entrata della Svezia nella Nato rappresenta una notizia positiva a condizione che tale ricompattamento non produca una postura belligerante, ma sia via di dialogo.

Per realizzare ciò è necessario avere, tuttavia, una buona dose di equilibrio e disposizione al dialogo. Doti che l’Alleanza atlantica, in verità, non sempre ha dimostrato di avere, avendo condotto, in passato, anche “campagne prive di senso strategico”, come le ha definite il giornalista Lucio Caracciolo in un’intervista rilasciata a Micromega. L’entrata della Svezia nella Nato rappresenta, dunque, una sfida in primis per l’Occidente. Contemporaneamente, però, rende più coesa l’Europa, restituendole quell’unità troppo spesso compromessa da politiche che guardano solo al presente.

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Diego B. Panetta

Diego B. Panetta

Giurista con specializzazioni in campo notarile, societario e canonistico. Accanto alle norme, una grande passione per la retta filosofia, senza la quale codici e leggi possono ben poco. Autore di tre libri, collabora inoltre con riviste specializzate e testate online, tra cui BuoneNotizie.it.

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