Le conseguenze della guerra fra Ucraina e Russia si sono riversate all’interno della NATO: dal 18 maggio 2022 Svezia e Finlandia hanno, infatti, iniziato le pratiche per entrare nell’Alleanza Atlantica. Il 4 luglio, seppur con qualche indecisione da parte di Erdogan, i leader del congresso di Madrid si sono rivelati aperti all’inclusione. Cosa significa? Che cosa cambierà per l’Europa e cosa implicherà questo espediente nelle decisioni belliche di Putin o di Zelensky?

Inevitabilmente questi mesi si sono presentati come una partita a Risiko, in cui le armate colorate abbattute sono state centinaia di civili che hanno macchiato la scacchiera di sangue. Il lancio del dado è una costante dinamica di avanzamenti e bombardamenti che non danno tregua. La NATO, però, non è Risiko e la presenza di Svezia e Finlandia al suo interno avrà notevoli ripercussioni, positive e negative.

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La NATO e l’espansione sul Mar Baltico

Con l’entrata nella NATO di Svezia e Finlandia che non sarà immediata, ma richiederà ancora mesi di elaborazione, il Mar Baltico appare pienamente sotto il controllo dell’Alleanza Atlantica. Non è la prima volta che la NATO accoglie nuovi Stati Membri: il Patto Atlantico è stato creato, infatti, con l’idea di apertura verso l’inclusione di nuovi membri. Pensiamo al “Big Bang round of enlargemen” che ha previsto, nel 2004, l’ingresso di ben 7 Paesi (Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e Slovenia). In questi 18 anni la storia del mondo è ulteriormente cambiata: terrorismo, consolidamento dell’Euro e picchi di tensione nel periodo pre e post Trump.

Svezia e Finlandia sono sempre rimasti neutrali, in quanto geograficamente vicini alla Russia. Ovvio che le conseguenze scatenate dall’invasione russa hanno imposto ai due Paesi la decisone di tutelarsi. Anche se non sono del tutto estranee a missioni svolte con la Lega Atlantica: la Svezia prima e la Finlandia poi hanno collaborato con la NATO durante la guerra in Kosovo e in quella in Afghanistan, come Paesi “non membri” più attivi. Entrambi garantirebbero alla NATO, stabilità politica e militare. Questa adesione prevede che Svezia e Finlandia diano dei contributi agli Stati Membri: in cambio la NATO guadagnerà nella espansione geografica verso il Mar Baltico, quindi verso il Nord che riserva un grande interesse strategico e commerciale.

La crescita della NATO con Svezia e Finlandia: un fatto inevitabile

Giovanni De Michelis, studioso di Relazioni Internazionali alla Federico II di Napoli ci aiuta a fare più chiarezza.

La crescita della NATO con l’ingresso di Svezia e Finlandia è un fatto inevitabile – spiega Giovanni – non ci si dovrebbe stupire se ogni anno ci sono Paesi che richiedono di entrare nella NATO. Le alleanze avanzano e anche la protezione militare è parte di questo fenomeno. Oltre a Svezia e Finlandia, c’è stata la Macedonia nel 2020. Quello che giustamente ci stupisce è che due Paesi che fino allo scorso anno non contemplavano l’idea di entrare nella NATO, ora stiano accelerando le pratiche. Però immaginate quanto è cambiata l’Europa e il mondo negli ultimi due mesi. Uno degli stati più influenti del mondo, la Russia, ha quasi attaccato l’Europa: è evidente che i Paesi vicini prendano delle contromisure

Con la presenza di Svezia e Finlandia nella NATO cambieranno alleanze strategiche. Questo influirà anche sui programmi della Belt Road Iniziative Cinese, dove i Paesi europei, fra cui l’Italia, sono finanziatori. Adesso è ancora presto per fare “fanta-strategia”, ma è probabile che questa ricchezza di membri NATO possa attirare la Cina. Non è da escludere che cambieranno anche le decisioni di Iran e Pakistan, che hanno uno strettissimo legame con il nucleare. Staremo quindi a vedere quanto rapidamente la Russia si muoverà. Se la situazione dovesse rimanere in una fase di stallo come quella di adesso, allora questa nuova NATO più popolata, potrà portare dei benefici per i suoi membri. Si creeranno nuove dinamiche e forme di embargo per chi ne sarà fuori”.

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Erika Mattio

Erika Mattio

Erika Mattio, giornalista, autrice, archeologa, antropologa, viaggiatrice, dottoranda in Antropologia fra Madrid e Venezia. Ho studiato a Istanbul e Mashhad per poi intraprendere spedizioni in Medio Oriente e in Africa. Scrivo per BuoneNotizie.it e sono diventata pubblicista grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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