Quali sono le decisioni che la politica internazionale intende prendere di fronte alle attuali emergenze ambientali? L’ultima Conferenza dell’ONU sui cambiamenti climatici, nota come COP29, ha cercato di fornire delle  risposte in merito. L’incontro si è tenuto a Baku, in Azerbaigian, dall’11 al 24 novembre 2024. Secondo la prassi dell’ONU era previsto che, quest’anno, esso avesse luogo nell’Europa orientale: tuttavia, in seguito all’opposizione della Russia all’eventuale scelta di un Paese della UE, si è optato per l’ex repubblica sovietica. Analizziamo dunque le misure fondamentali che i partecipanti all’evento, dopo essersi confrontati, hanno pensato di mettere in atto.

Il sostegno economico alle nazioni svantaggiate contro i danni del climate change

La ventinovesima Conferenza delle Parti della Convenzione quadro dell’ONU sui cambiamenti climatici, detta anche COP29, ha visto la partecipazione dei rappresentanti di quasi duecento Paesi del mondo. Si è conclusa il 24 novembre 2024 (anziché il 22, come in principio era previsto), dopo quasi due settimane di trattative in cui si è cercato un punto d’incontro fra le posizioni dei partecipanti. Alla fine, nonostante il timore d’un eventuale fallimento del summit, si è riusciti a raggiungere un accordo, il quale acquisisce ancor più importanza alla luce del difficile iter che si è percorso.

Il punto centrale dell’accordo riguarda gli aiuti da destinare ai Paesi in via di sviluppo: infatti, l’attuale cifra di 100 miliardi di dollari all’anno subirà un aumento, arrivando ad almeno 300 miliardi entro il 2035. Tale somma servirà ad aiutare le nazioni svantaggiate a liberarsi delle fonti energetiche che causano il surriscaldamento globale, come il carbone, il gas e il petrolio. Inoltre, il suo impiego è previsto anche per pagare i danni che i cambiamenti climatici hanno provocato ai suddetti Paesi.

Un accordo che richiede un contributo globale

Non si può negare che i risultati raggiunti dalla COP29 sono stati anche oggetto di critiche. Infatti, la cifra di 300 miliardi di dollari all’anno è lontana da quella caldeggiata dai Paesi in via di sviluppo all’inizio del summit, ossia 1.300 miliardi. Le maggiori obiezioni in tal senso sono arrivate dal gruppo dei paesi meno sviluppati (Pms), che riunisce le nazioni più povere del mondo, e anche dall’India, dai negoziatori africani e dalla Francia. Nondimeno, la cifra assegnata rappresenta comunque un progresso, essendo tre volte superiore rispetto all’accordo siglato nel 2009, ora in via di scadenza.

L’accordo nato durante la COP29 prevede che il contributo dei Paesi ricchi provenga dai loro fondi pubblici, da investimenti privati o da una tassazione che interessi le grandi fortune e i trasporti aerei e marittimi. Inoltre, mentre il contributo degli Stati più sviluppati sarà obbligatorio, altre nazioni non povere, ma comunque meno sviluppate, potranno fornire aiuti su base volontaria.

La COP29 come base di partenza per le future politiche ambientali

In attesa della COP30, prevista per novembre del 2025 a Belém, in Brasile, il Segretario generale dell’ONU, António Guterres, ha parlato della COP29 facendo appello ai governi «affinché considerino questo accordo come una base e vi costruiscano sopra». Dunque, i risultati dell’incontro svoltosi in Azerbaigian devono essere considerati il punto di partenza di una svolta globale sui temi ambientali.

In ogni caso, al netto delle divergenze di opinioni, alla COP29 è emersa la comune consapevolezza del pericolo rappresentato dal climate change: basti pensare agli effetti che esso sta avendo sulla biodiversità, alterando importanti equilibri. Per tali ragioni, è opportuno che l’economia e la finanza investano sempre di più nella tutela dell’ambiente, inteso come “ricchezza” indispensabile alla sopravvivenza.

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Edoardo Monti

Ho lavorato per anni come freelance nell'editoria, collaborando con case editrici come Armando Editore e Astrolabio-Ubaldini. Nel 2017 ho iniziato a scrivere recensioni per Leggere:tutti, mensile del Libro e della Lettura, e dal 2020 sono tra i soci dell'omonima cooperativa divenuta proprietaria della rivista.

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