Il Consiglio dei ministri ha approvato venerdì 29 marzo un decreto legge con il quale vengono modificati i requisiti per ottenere la cittadinanza italiana. Potranno diventare cittadini italiani automaticamente soltanto coloro che hanno almeno un genitore, o un nonno o una nonna italiani. Il Governo ha deciso di riformare la normativa, che risaliva al 1992, a causa dei numerosi abusi che si sono verificati nel corso degli anni.

Spesso, infatti, la cittadinanza veniva concessa a persone che oltre a non parlare l’italiano non erano nemmeno mai state in Italia. Ciò poteva accadere in virtù del fatto che era possibile inoltrare richiesta di cittadinanza da parte di coloro che avessero dimostrato di avere avuto almeno un antenato italiano vivo al momento della nascita del Regno d’Italia, nel 1861.

Le leggi sulla cittadinanza: da quella del 1912 all’attuale del 1992

La legge italiana che attualmente regola l’acquisizione, il riconoscimento e la perdita di cittadinanza è stata varata il 5 febbraio 1992. Quest’ultima ha sostituito la precedente normativa, che risaliva a ben ottant’anni fa (1912), e che necessitava di essere evidentemente rivisitata.

Il Governo di allora, presieduto da Giulio Andreotti, adottò la legge impostandola su alcuni capisaldi. Uno di questi era senza dubbio legato al mantenimento del cosiddetto principio dello ius sanguinis, sia pur con riforme rilevanti rispetto al passato.

Ius sanguinis: cos’è e cosa implica?

Per ius sanguinis si intende il principio giuridico per il quale la cittadinanza si trasmette esclusivamente per discendenza dai genitori. La legge del 1912, tuttavia, prevedeva la trasmissibilità della cittadinanza solamente tramite linea paterna. La normativa del 1992 attualmente vigente, invece, la estende ufficialmente anche a quella materna.

Inoltre, quest’ultima prevede che il nuovo nato acquisisca direttamente la cittadinanza italiana se figlio di almeno un genitore italiano, a prescindere dal luogo di nascita. Ciò è stato reso possibile poiché la legge del 1992 ha aperto alla possibilità di avere la doppia cittadinanza. Occorre altresì ricordare che attualmente il criterio di acquisizione della cittadinanza tramite ius sanguinis è quello più adottato al mondo.

La ragione che sta alla base della preferenza del criterio dello ius sanguinis su quello dello ius soli, ovvero al principio giuridico che lega l’acquisizione della cittadinanza al luogo (suolo) dove si è nati, è di natura politica. Generalmente hanno privilegiato lo ius soli quei Paesi, come gli Stati Uniti d’America, che avevano necessità di integrare larghe fasce di popolazione provenienti dall’estero.

Cittadinanza italiana per stranieri: i requisiti per evitare la «commercializzazione» dei passaporti

Di tutt’altro tenore, invece, è il cosiddetto «pacchetto cittadinanza» approvato il 29 marzo dal Consiglio dei ministri italiano. «Non verrà meno il principio dello ius sanguinis e molti discendenti degli emigrati potranno ancora ottenere la cittadinanza italiana […], ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani.

Ciò che viene riformato, invece, è il meccanismo che ha prodotto una sproporzione di richieste di cittadinanza. « […] verranno posti limiti precisi soprattutto per evitare abusi o fenomeni di “commercializzazione” dei passaporti italiani», ha osservato il titolare della Farnesina.

Cittadinanza italiana stranieri: negli ultimi anni moltiplicazione delle richieste

Se leggiamo i dati fornitici dal ministero degli Affari esteri, osserviamo come i Paesi di maggiore emigrazione italiana negli ultimi anni abbiano fatto registrare dei picchi di richiesta di riconoscimento della cittadinanza italiana da parte di stranieri. In Argentina, si è passati dalle 20mila richieste del 2023 alle 30mila del 2024; in Brasile si è passati da poco più di 14mila richieste del 2022 alle 20mila dello scorso anno. Anche il Venezuela presenta un trend simile.

La Farnesina sostiene che gli oriundi italiani che potrebbero fare richiesta di cittadinanza ammontano tra i 60 e gli 80 milioni. Da qui la decisione del ministero di proporre una riforma che limiti il riconoscimento della cittadinanza soltanto a coloro che hanno almeno un genitore, o un nonno o una nonna italiani.

Valorizzare il legame con l’Italia e alleggerire i servizi consolari

Il «pacchetto cittadinanza» promossa dalla Farnesina intende in questo modo valorizzare il legame concreto tra colui che fa richiesta di cittadinanza e l’Italia; e, allo stesso tempo, alleggerire il carico burocratico degli uffici consolari. Ragioni di identità e opportunità suggeriscono quindi che potrebbe essere questa la strada da seguire, rimandando al futuro il giudizio sui suoi sviluppi.

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Diego Benedetto Panetta

Giurista con specializzazioni in campo notarile, societario e canonistico. Accanto alle norme, una grande passione per la retta filosofia, senza la quale codici e leggi possono ben poco. Autore di tre libri, collabora inoltre con riviste specializzate e testate online, tra cui BuoneNotizie.it.

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