I professionisti della musica lirica, in Italia, sono rappresentati da Assolirica, di cui abbiamo intervistato la fondatrice: Rosanna Savoia

Assolirica è l’associazione di categoria dei professionisti della musica lirica in Italia. Segue le problematiche degli iscritti attraverso consulenze legali e fiscali ma soprattutto facendo “rete”: soluzione indispensabile in tempo di pandemia. Nel 2020 contava oltre 430 iscritti e aveva intrapreso un dialogo con le principali associazioni di settore e con il Mibact (Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo): l’obiettivo è chiedere una riforma delle Fondazioni liriche.

Rosanna Savoia, cantante lirica e vocologa, è la fondatrice di Assolirica e ne è stata presidente per due mandati. Al momento siede nel consiglio direttivo e segue l’iter di candidatura dell’Arte del Canto Lirico all’italiana alla Lista del Patrimonio Immateriale dell’Unesco.

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Come giudicate, da artisti lirici, la ripartenza della scorsa estate?

Una falsa ripartenza. Pochissimo lavoro e solo il 10% degli artisti italiani in scena. Una goccia nell’oceano. Da fine ottobre il progetto “Aperti nonostante tutto”, sostenuto dall’Anfols e dall’Atit ha assicurato un minimo di produzioni operistiche, a porte chiuse, in streaming. La lirica in streaming ha bisogno anche di competenze di tipo cinematografico e discografico: per mettere in condizione gli artisti e i tecnici di dare il massimo serve una tecnologia avanzata. La lirica non ha paura di questa nuova forma artistica, ma non si può pensare che lo streaming sostituisca l’opera dal vivo, semmai può avere uno scopo divulgativo.

Sareste favorevoli a una prossima riapertura dei teatri lirici? Che misure di sicurezza adottereste?

Ovviamente sì! Leggo dell’ipotesi del nuovo DPCM di riaprire dopo il 5 marzo al pubblico. Credo sia un grave errore continuare a tenere chiusi i teatri. L’opera lirica è un’arte performativa che ha bisogno della ripetizione, dell’esercizio, della presenza del pubblico per sopravvivere e rinnovarsi. Privare quest’arte (performativa, appunto) del pubblico è un danno culturale ed economico per il settore e per gli artisti, che non ricevono indennizzi o cassa integrazione. La spregiudicatezza con cui certe Fondazioni in Italia si stanno muovendo a discapito dei più fragili e delle giovani generazioni è eticamente deprecabile.

Io sarei favorevole a vaccinazioni di massa dei professionisti dello spettacolo, soprattutto delle categorie più esposte come cantanti e strumentisti a fiato. Riaprire al pubblico, seppur contingentato: studi scientifici hanno dimostrato che i teatri sono luoghi sicuri ma bisogna far riavvicinare il pubblico e, perché no, trovarne di nuovo.

Dal punto di vista economico, come agireste per tutelare la categoria degli artisti lirici freelance?

Stiamo agendo su vari fronti: è aperto il dialogo con Anfols, Atit e Ariacs per stilare una carta di intenti per affrontare l’emergenza. Assolirica è al tavolo del Mibact per chiedere non solo soluzioni immediate ma una revisione dei decreti attuativi della nuova Legge sullo Spettacolo dal vivo. Bisogna tutelare soprattutto gli autonomi, la cui unica fonte di reddito proviene dall’alzata del sipario. Lo Stato deve farsi carico della discontinuità intrinseca di questo mestiere e sostenere gli artisti: ogni contratto di lavoro ha dietro mesi di studio e formazione che devono essere pagati. Il cachet onnicomprensivo non è una risposta sufficiente. Le proposte di Assolirica sono state in parte recepite in un DDL depositato dall’On. Verducci che prevede un sistema di tutela previdenziale omogenea del settore sia per gli autonomi che per i subordinati.

La pandemia cambierà la lirica in Italia?

Streaming e digitalizzazione stanno già portando dei cambiamenti, anche solo nell’interpretazione del cantante davanti a una telecamera. Sono però fermamente convinta che nulla potrà mai sostituire lo spettacolo dal vivo e il miracolo di una voce che, sfruttando le risonanze naturali di un teatro, varca il suono dell’orchestra e arriva all’orecchio dello spettatore per raccontargli una storia.

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Giulia Zennaro

Giulia Zennaro

sono una giornalista freelance di cultura e società, scrivo come ghostwriter, insegno in una scuola parentale e tengo laboratori di giornalismo per bambini. Scrivo per Hall of Series e theWise Magazine e, naturalmente, BuoneNotizie.it: sono diventata pubblicista grazie al loro laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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