Negli ultimi dieci anni, il true crime ha saputo trasformarsi da prodotto di nicchia a vero e proprio genere trasversale, cinematografico e seriale: i perché di un genere di successo.

True crime: dai podcast alle serie TV

L’aumento di popolarità del true crime è un flusso continuo, non interrotto, e che ha saputo passare da un medium all’altro. Un prodotto abile nel cambiare forma di pari passo allo straordinario sviluppo dei mezzi di comunicazione. Un fenomeno in crescita costante e in rapida diffusione nel settore dell’intrattenimento televisivo. Come scritto su screenworld.it, il successo del true crime nell’era digitale sarebbe da ricercarsi nella natura stessa del genere. Ossia, la registrazione e collezione d’informazioni utili alla verità, che di fatto costituiscono la base dell’esperienza vissuta sui motori di ricerca o all’interno dei social network. Tali strumenti, del resto, vengono spesso utilizzati per la loro capacità di permetterci di scoprire cose su qualcuno o qualcosa.

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In particolare, sempre sulla base di quanto riportato su screenworld.it, è grazie all’exploit dei podcast che il true crime ha trovato la sua forma digitale perfetta. Pubblico ideale e ascoltatori occasionali, infatti, sembrerebbero preferire l’opportunità di ascoltare episodi di crimine nelle piccole pause lavorative, o nei lunghi tragitti di viaggio. Il discorso legato al true crime, però, non si esaurisce esclusivamente attorno al mondo dei podcast, ma abbraccia ampie fette del settore cinematografico. Le piattaforme di streaming dopotutto, come ad esempio Netflix, hanno saputo investire tempo e denaro in questa branca dell’intrattenimento popolare, dedicando intere sezioni al genere crime. Insomma, chi volesse arricchire la propria cultura in fatto di crimini, troverebbe sicuramente pane per i suoi denti tra storie di killer, verità e falsi colpevoli.

Crime, un fascino che attrae

Secondo un esperimento condotto da due ricercatori della Nothwestern University, gli spettatori tendono a prediligere ritratti di cattivi, e quindi il genere true crime. Tutto questo perché offrono la possibilità di indagare sui lati malvagi dell’uomo, senza che questi siano attuati nella vita reale. Questo ragionamento, del resto, spiegherebbe a livello più profondo la fascinazione proibita, su cui film e serie tv hanno fatto leva negli anni per conquistare l’attenzione di grandi masse di spettatori.

Apprezzare il cattivo, insomma, diviene cosa facile. Soprattutto perché, i protagonisti non sono cattivi ad litteram, ma non-buoni che sradicano il dualismo stesso di bene-male. Questo concetto, come scritto su screenworld.it, lo espone al meglio Roy Baumeister nel seminario “Evil: Inside Human Violence and Cruelty”. Il male non esiste, ma è comunque possibile parlare di atti crudeli. Episodi compiuti da persone che, non si reputano malvagie, ma desiderose di ricchezza o di piacere sadico.

Il true crime, dunque, è il terreno fertile in cui l’inchiesta e l’approccio documentaristico incontrano la finzione e il romanzamento. L’antieroe viene spesso rimaneggiato, amplificando al massimo la distanza fra lo spettatore e il personaggio, e sollecitando il compatimento umano per i danni provocati da un contesto ambientale difettoso. Il tutto, però, negando qualsiasi sentimento di empatia nei confronti del carnefice. L’essere umano, insomma, è forse per sua natura attratto dal male e dai cattivi.

True Crime: un genere in continua sperimentazione

Il genere del true crime, che è sempre stato associato a un gusto morboso per il pettegolezzo e considerato quasi un filone di serie B, ha cominciato ad acquisire dignità intellettuale. La continua sperimentazione di linguaggi e strutture narrative adatte, ne è una dimostrazione quanto più lampante. A differenza dei tradizionali programmi generalisti, che affrontano casi di cronaca diversi di puntata in puntata, la maggior parte delle serie uscite recentemente è monografica. Un prodotto televisivo e digitale, dunque, focalizzato su una singola storia, come evidenziato anche su illibraio.it. Tale direzione gestionale del programma, ovviamente, è data dal cambiamento delle modalità di fruizione dei prodotti audiovisivi, che ora si guardano in blocco, dall’inizio alla fine. Una trasformazione, insomma, che ha rappresentato un’occasione grande e forte per riformulare le caratteristiche tradizionali del genere criminale.

Il true crime quindi, e per concludere, pone pubblico e appassionati davanti a quel tipo di dilemma che porta a chiedersi fin dove può arrivare l’elaborata mente umana. Un misto tra curiosità e paura, che sprigiona adrenalina, stupore e, forse, fascino. Un genere pop che basa il proprio successo su dati reali e ricostruzioni di fatti realmente accaduti. Un prodotto che appassiona e attrae sempre più persone. Podcast, serie TV, trasmissioni televisive, libri, video e giochi online, del resto, rappresentano una prova concreta di una tendenza in rapida ascesa.

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Antonio Di Bello

Antonio Di Bello

Studente universitario con esperienze lavorative in ambito comunicativo e giornalistico. Amo raccontare tutto ciò che circonda il mondo del calcio, della pallavolo e della Formula Uno. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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