La professione giornalistica in Italia richiede passione, dedizione e un percorso specifico. Due le vie per l’iscrizione all’Ordine dei giornalisti: quella del pubblicista e quella del professionista. Diventare giornalista professionista richiede un praticantato di 18 mesi in una redazione e il superamento di un esame di Stato, oppure la frequenza di un corso biennale universitario di giornalismo. Per i pubblicisti il percorso concepito è diverso e più eterogeneo: ogni Ordine regionale ha deliberato regole diverse che disciplinano i requisiti del lavoro degli aspiranti giornalisti, come il numero minimo di articoli complessivamente prodotti in due anni e un compenso minimo.

In questo contesto una recente proposta di riforma dell’Ordine dei giornalisti punta a riorganizzare l’accesso alla professione attraverso percorsi universitari, mirando a elevare il livello formativo e professionale dei futuri giornalisti in Italia​.

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La riforma dell’accesso alla professione giornalistica

Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti ha approvato all’unanimità una proposta di riforma dell’accesso alla professione giornalistica, un cambiamento radicale che mira ad aggiornare norme ferme dal 1963. La proposta, che ora spetterà al Parlamento valutare, introduce una laurea magistrale in giornalismo come via principale per l’accesso alla professione, con alternative che includono una laurea triennale seguita da master specialistici. Si prevede un periodo transitorio durante il quale le modalità attuali di accesso resteranno valide rimandando alle future disposizioni specifiche della Camera e del Senato.

La riforma modifica il principio di esclusività della professione, proponendo il giornalismo come “attività svolta in modo sistematico, continuativo e prevalente” aggiungendo il requisito di “regolare e congrua retribuzione”, andando di fatto a sostituire l’articolo 1 della Legge istitutiva in merito ai giornalisti professionisti.

Per quanto riguarda i pubblicisti la riforma proporrebbe nuovi requisiti formativi tra cui spicca la necessità di possesso di almeno un titolo di laurea triennale. Le modifiche che la riforma propone sono motivate dai cambiamenti sociali e tecnologici degli ultimi decenni, che richiedono un aggiornamento per garantire la qualità e l’etica professionale nell’era dell’informazione digitale.

Come si diventa giornalisti in Europa

In Europa, il percorso per diventare giornalista varia notevolmente da paese a paese, riflettendo le diverse tradizioni educative nei requisiti professionali. In Germania, gli aspiranti giornalisti tipicamente iniziano con un diploma di laurea in giornalismo o in un campo correlato, seguito da esperienze pratiche tramite stage e lavoro freelance, questo perché il sistema tedesco enfatizza un forte background accademico unito all’esperienza sul campo. Le università tedesche offrono programmi sia di laurea che di master, e dal 2014, le tasse universitarie per studiare giornalismo presso università pubbliche sono state abolite, ad eccezione della regione di Baden-Württemberg. Gli studenti internazionali devono soddisfare specifici requisiti linguistici e dimostrare la disponibilità di risorse finanziarie sufficienti per il sostentamento​.

Nel Regno Unito, la via verso il giornalismo può includere sia percorsi universitari che corsi post-laurea specializzati. L’Inghilterra ospita alcune delle migliori università per il giornalismo, riconosciute per la qualità dell’insegnamento e per le opportunità di stage in redazioni prestigiose e storiche. Internships e programmi post-laurea giocano un ruolo cruciale, fornendo esperienza pratica e opportunità di networking indispensabili per inserirsi nel settore dei media e della comunicazione. Tra tutti i percorsi di formazione, i corsi accreditati dal National Council for the Training of Journalists (NCTJ) sono particolarmente valorizzati​.

…e negli Stati Uniti d’America

Negli Stati Uniti, il percorso tipico per diventare giornalista include il conseguimento di una laurea in giornalismo o comunicazione, spesso arricchita da internships ed esperienze dirette sul campo. Le università americane enfatizzano la formazione accademica ma anche l’apprendimento pratico, preparando gli studenti alle sfide di un mondo dell’informazione in rapida evoluzione.

Negli USA non esiste un organo nazionale che rilasci licenze o certificazioni obbligatorie per esercitare la professione giornalistica ma i requisiti variano a seconda del datore di lavoro. Gli aspiranti giornalisti americani devono dimostrare non solo eccellenti capacità di scrittura e ricerca, ma anche una profonda comprensione delle leggi che regolano la privacy, il disprezzo e la diffamazione. Il successo in questo settore richiede un’etica professionale impeccabile unita a solide capacità multimediali e digitali.

Un corso italiano per fronteggiare le sfide del mondo del lavoro

In Italia, l’Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo eroga da più di quattro anni un percorso specializzato nella formazione per diventare giornalista. Il percorso offre una varietà di docenti e materie da approfondire che si discostano dai programmi classici addentrandosi in competenze specifiche e dettagliate. Esempio di questo è il corso di Data Journalism che consente ai partecipanti di apprendere come approcciarsi alle principali fonti quantitative, istituzionali e gratuite, e come utilizzare le informazioni intrinseche nei numeri. Unire la componente più romantica della scrittura giornalistica a delle skills solide sul fronte dell’analisi dei dati consente agli aspiranti giornalisti di posizionarsi in modo coerente in un mercato del lavoro che riconosce il valore di un approccio analitico alle analisi.

Un altro esempio è il corso di brand journalism, branca che unisce tecniche giornalistiche alla strategia di marketing di un’azienda, con l’obiettivo di raccontare storie che riguardano il brand, i suoi prodotti, servizi o l’industria di appartenenza. Questo approccio infatti si differenzia dalla pubblicità tradizionale per la sua capacità di elaborare contenuti che possano avere un valore informativo, cioè un valore aggiunto, al target di riferimento. Competenze di brand journalism consentono agli aspiranti giornalisti di essere figure professionali appetibili non solo dalle Redazioni dei giornali e dei media ma anche nel mondo corporate.

L’esperienza di una ex corsista

Giulia, ex corsista del programma, oggi iscritta all’albo, risponde così alla richiesta di condividere una riflessione sul percorso appena concluso: “Consiglio di staccarsi dall’idea del giornalista confinato in una redazione o vincolato a determinati strumento o orari. Oggi l’informazione viaggia su qualsiasi piattaforma, in qualsiasi momento e senza attendere nessuno. Spesso siamo intimoriti dalla quantità di cose che potremmo sapere, ma è proprio questo approccio a rendere il più cristallino possibile il nostro lavoro. Serve curiosità personale e senso di responsabilità verso chi ci legge. È un viaggio lungo, ma pieno di piccole gemme seminate qua e là durante il percorso”.

Il mondo del giornalismo si rivela ricco di opportunità per gli aspiranti giornalisti che sono animati da una forte passione accompagnata da competenze adeguate, augurio che Giulia fa a tutti coloro che stanno valutando di avvicinarsi all’offerta formativa dell’Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo: “È un investimento importante che implica impegno e tempo, come tutte le cose che vogliamo seguire con cura, quindi siate preparati ad “esserci”, non solo a produrre articoli. È al contempo un percorso arricchente e stimolante, denso di contenuti da fare propri, ma soprattutto di occasioni per mettersi in gioco, sperimentarsi, scoprirsi. Stare in apertura può darvi molto. In bocca al lupo!”

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Chiara Bastianelli

Chiara Bastianelli

Laurea in Economia e Direzione Aziendale. Project manager in una società di consulenza strategica per le imprese. Appassionata di aziende, finanza e letteratura.

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