Su 4mila ricercatori e professori, il 54% vuole proseguire con la didattica a distanza.

Secondo una ricerca dell’Università di Torino, professori e ricercatori universitari credono fermamente nella metodologia di formazione a distanza e nella possibilità di integrarla a lezioni di presenza più innovative e tecnologiche. La didattica a distanza (DAD) ha salvato gli atenei e i programmi scolastici dal completo inadempimento del diritto all’educazione per l’anno 2020, e lo ha fatto con successo.

La ricerca Universi-Dad portata avanti dal Centro Luigi Bobbio dell’Università di Torino ha infatti dimostrato che le lezioni durante il così nominato “semestre-Covid” sono risultate più accurate, chiare e di qualità superiore rispetto al tradizionale metodo di incontri frontali.

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Opportunità di rinnovo delle università

Se durante il lockdown è stata la soluzione di emergenza, oggi la didattica a distanza potrebbe essere quel trampolino di lancio per un’offerta formativa più estesa e competente, senza limitare il rapporto docenti-studenti.

In Italia, prima ancora del dpcm del 4 marzo che imponeva la chiusura dei luoghi di formazione, la DAD era in fase sperimentale per alcune università che aderivano al progetto EduOpen finanziato dal Ministero dell’Istruzione o associate alla Federica Web Learning dell’Università di Napoli Federico II. Questo metodo è inoltre oggetto delle università telematiche sviluppatesi soprattutto dal 2003 ad oggi nel settore privato.

Lo scopo di questi progetti e-learning, insieme a quelli all’estero come Open University in Inghilterra, era permettere ai lavoratori o componenti familiari di acquisire una formazione che non intralciasse le loro ore lavorative o gli impegni in famiglia.

Nel Regno Unito la didattica a distanza è di recente il mezzo per chi, già in possesso di un diploma di laurea, voglia aggiornare la propria professione e migliorare le proprie competenze. La digital disruption ha notevolmente incalzato la predisposizione e reso popolari le piattaforme online di formazione.

Didattica a distanza in Italia

In Italia, un adeguato programma in DAD – reso ufficiale e standardizzato – sarebbe l’ideale per poter fare quel passo in più di qualità e poter usufruire appieno delle opportunità create dalla rivoluzione tecnologica. I Mooc (massive open online course) delle università italiane potrebbero cominciare a realizzare una copertura dei corsi che non richiedono la frequenza obbligatoria come i laboratori.

Questa modalità online potrebbe essere pensata sia in casi di emergenza sia nella normalità per facilitare gli studenti pendolari o lavoratori. Inoltre potrebbero avvalersi di una adeguata traduzione in lingue straniere per attirare studenti dell’estero.

Non si tratta dunque di penalizzare gli studi, bensì di valorizzare l’offerta formativa abbattendo tempi lunghi, disagi dovuti alle difficoltà di raggiungere le sedi e ottimizzare la comprensione del sapere con l’ausilio tecnologico.

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Martina Tolaro

Martina Tolaro

Martina Tolaro, curator ed editor freelance. Ho collaborato con imprese culturali creative nazionali e artisti internazionali. Scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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