Economia & LavoroLavoro

Imparare ad eliminare il lavoro inutile

di 27 Febbraio 2013Marzo 6th, 20243 Commenti

Oggigiorno il tempo che le persone hanno a disposizione risulta essere sempre meno, tanto che il sovraccarico di lavoro e di impegni risulta essere la norma all’interno di qualsiasi contesto aziendale. Ma tutto questo “lavoro” da svolgere è davvero così prioritario?

Secondo Michael Bungay Stainer (fondatore della società di consulenza Box of Crayons), molte di tutte quelle “cose” che le persone sostengono di dover fare, viene spesso considerato privo di significato, fino a rappresentare quel “lavoro inutile” sul quale è necessario cessare di focalizzarsi.

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Secondo l’autore esistono tre tipologie di lavoro: il cattivo lavoro, il lavoro buono, e il lavoro eccellente. Esse non dipendono dalla “qualità” del lavoro svolto – in tutte può essere elevata – ma dal significato che esso assume nella vita di chi lo svolge, e dall’impatto che provoca all’interno.

Il cattivo lavoro. E’ rappresentato dallo svolgimento di attività che il lavoratore considera prive di significato e quindi incapaci di apportare alcun tipo di cambiamento nella propria vita. Esse sono percepite unicamente come uno spreco di tempo ed energie.

Il lavoro buono. Viene solitamente svolto da ogni persona per la maggior parte del tempo che impegna in azienda. Generalmente esso è un lavoro di qualità, per cui tutte le aziende sono impostate per l’esecuzione del buon lavoro: creare un prodotto/servizio, lavorare sulla sua efficacia, venderlo al mondo intero. Apparentemente nulla di sbagliato all’interno di questa tipologia, fatta eccezione di due cose: 1) il buon lavoro non ha mai fine, chi pensa di poterlo portare a termine potrebbe sentirsi come Sisifo nel suo tentativo di spingere il masso in cima alla montagna; 2) il buon lavoro pone le risorse in una situazione di comodo: l’esecuzione di compiti di routine regala la sensazione di aver svolto il proprio “dovere” ma, nel profondo, le persone sono consapevoli del fatto che non si stanno misurando con delle attività altamente sfidanti.

Il lavoro eccellente. E’ quello a cui ognuno aspira. E’ il lavoro ricco di sfide, che acquista ampio significato nella vita di chi lo svolge. Esso rappresenta il cuore dell’innovazione e della differenziazione strategica, dell’evoluzione e del cambiamento. Questa tipologia di lavoro assicura all’intera organizzazione un successo di lunga durata.

La sfida maggiore che si trova ad affrontare chi opta per il lavoro eccellente è rappresentata dal fatto che in esso sono presenti una buona dose di incertezza e di rischio, le quali però, rendono il raggiungimento dei risultati ancor più soddisfacente. La maggior parte delle persone si trova dunque attratta dal sentiero dell’eccellenza ma allo stesso tempo tende ad allontanarsene per via dei rischi ad esso connessi.

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3 Commenti

  • Ciro ha detto:

    Troppo spesso ci troviamo con manager che riempiono le loro giornate di attività operative solo per poter dire che “hanno fatto”. Questo a mio avviso è lavoro inutile, invece di guidare si trasformano in operativi molto pagati.