L’apertura dei locali pubblici stenta a partire. Gli italiani hanno voglia di uscire, di respirare piccoli attimi di normalità.

 

Si riprende a viaggiare, a popolare piano piano le spiagge e i litorali, a camminare in montagna, frequentando i pochi rifugi aperti e i locali pubblici. Si assapora un po’ di spensieratezza, anche se dotati di mascherine e mantenendo il distanziamento sociale. C’è voglia di aria fresca e di evasione, dopo il lungo periodo di isolamento; gite fuori porta, pranzi al sacco, nei prati e nei parchi finalmente aperti, prime vacanze nelle altre regioni.

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La lenta ripresa dei locali pubblici

Sembra però che i segnali di ripresa non si rilevino nelle attività economiche. Bar ristoranti e gelaterie fanno fatica a riprendersi. Molti sono gli esercizi pubblici ancora chiusi e tanti quelli che non riapriranno più.
Tra la gente prevale ancora una sensazione di paura, che si manifesta soprattutto nel non frequentare i locali pubblici.

Il rito del caffè, della colazione con cappuccino e cornetto nel bar sotto casa, della pausa pranzo al ristorante o di una pizza nel fine settimana vengono ancora boicottati; la paura del virus, del contagio e le stringenti norme sul distanziamento sociale hanno la meglio sulle persone.

Gli esercenti, già penalizzati dai mesi di chiusura, dalle risorse utilizzate per rendere sicuri i locali e dalla riduzione dei coperti, ora sono preoccupati per la mancanza di clienti, anche di quelli abituali. Non bastano i tavolini esterni, igienizzazione continua e costante, distanziamento sociale per suscitare fiducia nei consumatori.

Il settore, che da sempre rappresenta le abitudini tipiche della quotidianità italiana, è ancora vittima del coronavirus.

Delivery, un’occasione sprecata

Nelle grandi città il servizio a domicilio è ormai una realtà consolidata, che si è ampliata durante l’emergenza. Durante il lockdown anche nelle piccole città gli esercizi pubblici hanno attivato il servizio a domicilio con ottimi risultati. Con la riapertura dei locali, però, il delivery è scomparso, mentre alcuni esercenti hanno mantenuto il servizio d’asporto.

Sicuramente poteva essere la modalità giusta per rinnovarsi e offrire qualcosa in più. Un’idea vincente per non perdere i clienti acquisiti durante l’isolamento, per investire in risorse moderne, funzionali e appetibili. Un’occasione persa, che poteva invece rivelarsi vincente. 

Voglia di normalità

Qualche spiraglio di luce però c’è. Si avvicina la stagione estiva, le giornate sono più lunghe; la voglia di ritornare alla normalità si fa strada, anche sulla base dei dati dei contagi da Covid, che si stanno finalmente ridimensionando.

La vita, come sappiamo, è una battaglia da combattere e affrontare ogni giorno, ma per vincerla bisogna mettersi in gioco e avere fiducia nel futuro. Va isolata la paura e tenuto a bada l’allarmismo con buonsenso. Bisogna ripartire e farlo insieme. Gli occhi sorridenti di un barista che ci prepara un caffè, potranno aiutare a ridimensionare la paura.

Riprendiamo la nostra normalità, facciamolo per chi si mette in gioco ogni giorno; per chi ha combattuto con forza e tenacia il virus; per chi cerca di farci vivere un po’ di normalità. Facciamolo soprattutto per noi, perché dopo una crisi c’è sempre un nuovo inizio, dopo la tempesta arriva l’arcobaleno, un arcobaleno che dipingeremo insieme.

Come ci insegna Giuseppe Maiolo, psicoanalista dell’Universita degli Studi di Trento, dovremmo provare ad arginare la paranoia, quella che ci spinge ad andare a caccia del nemico di turno”, perché “sono i legami e la forza della vicinanza che ci può aiutare a resistere ai pericoli del mondo”.

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Silvia Dallafior

Silvia Dallafior

Silvia Dallafior, amo viaggiare in luoghi insoliti e mi piace raccontarli su BuoneNotizie.it, dove frequento il laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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