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Perché il Piano americano per la ripresa sta funzionando così bene?

piano americano per la ripresa

Foto di Brandon Mowinkel su unsplash

L’amministrazione Biden ha messo in campo risorse senza precedenti.

Per rilanciare un’economia provata dalla crisi, l’amministrazione Biden ha stanziato risorse enormi. Tra queste, il Piano americano per la ripresa economica (American Rescue Plan), rivolto soprattutto alle famiglie a basso reddito, pari a 1,9 trilioni di dollari, un piano infrastrutturale da 2 trilioni, e un nuovo piano di sostegno per l’istruzione e la cura dei figli di 1,5 trilioni. Il totale di queste misure è di 5,4 trilioni di dollari.

Durante la campagna elettorale del 2020 e per effetto della pandemia, l’economia statunitense era in cattivo stato con indici di borsa a picco, una contrazione del Pil del 31,7% e una disoccupazione al 14,7%. Quando Joe Biden è entrato in carica, l’economia era già in parziale ripresa rispetto ai trimestri precedenti e, grazie alla campagna vaccinale, ha potuto evitare ulteriori rallentamenti.

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Oggi, grazie ai piani per contrastare la crisi e modernizzare le infrastrutture, le aziende riprendono la produzione, la disoccupazione è in calo, gli americani tornano a spendere, e i mercati sono in ripresa.

Biden: “Approvando questo piano abbiamo prodotto risultati concreti”

L’American Rescue Plan “era ciò di cui il Paese aveva disperatamente bisogno”, ha affermato Biden, “abbiamo ascoltato la voce del popolo americano. Approvando questo piano abbiamo prodotto risultati concreti per il popolo americano e le loro famiglie”. Il Piano americano per la ripresa da 1,9 trilioni di dollari prevede aiuti ai disoccupati, ai governi statali e locali e fondi per la lotta al Covid.

Il piano stanzia per chi ha perso il lavoro sussidi di 300 dollari a settimana e un assegno una tantum di 1.400 dollari. Il pacchetto non include il raddoppio del salario minimo federale, da 7,5 a 15 dollari all’ora. La paga minima imposta per legge dovrebbe essere periodicamente adeguata all’inflazione, ma l’ultimo aggiornamento risale al 2009. La “battaglia per i 15 dollari” portata avanti dai Democratici riguarda circa 27 milioni di lavoratori, ma è osteggiata dai Repubblicani. Così, per accelerare l’approvazione del pacchetto, si è scelto di utilizzare una procedura chiamata “Reconciliation”, che supera le manovre di ostruzionismo limitando le misure da includere nel piano.

Aiuti per 360 miliardi vanno a budget statali e locali in affanno per l’impatto del virus. Il sistema dell’istruzione riceverà 176 miliardi, in massima parte per riaprire in sicurezza le scuole, 59 miliardi sono stati previsti per le piccole aziende, 56 per i trasporti, 105 per l’assistenza sanitaria. Il pacchetto stanzia 123 miliardi per la lotta al Covid-19, tra tamponi, produzione e distribuzione di vaccini, puntando a una completa riapertura delle attività economiche.

Il Piano infrastrutturale: nuovi posti di lavoro ed economia sostenibile

Oltre al Piano americano per la ripresa, Washington ha introdotto anche un piano infrastrutturale: l’American Jobs Plan. L’obiettivo è aggiornare e rafforzare le infrastrutture americane, creare nuovi posti di lavoro, stimolare la crescita e migliorare la competitività.

Il piano modernizzerà 20.000 miglia di autostrade e strade, ricostruirà ponti in rovina, riparerà stazioni e strutture ed espanderà i trasporti e il servizio ferroviario. Al centro anche gli investimenti in infrastrutture sostenibili per garantire la diminuzione di emissioni di CO2, come annunciato da Biden al Summit sul clima. Il piano prevede quindi infrastrutture di elettricità pulita e sostenibile e affronta anche la decarbonizzazione dell’industria.

I risultati del Piano americano per la ripresa economica

Già il presidente Donald Trump con la legge CARES aveva inviato assegni senza vincoli agli americani in difficoltà economiche. Con gli attuali aiuti alle famiglie in difficoltà, il tasso di povertà è diminuito dall’inizio del 2020 e molte persone sono in condizioni migliori rispetto a prima della pandemia. I redditi personali registrano un balzo del 21,1% rispetto al -7% precedente. L’aumento del reddito personale riflette quello dei benefici da parte del governo e dell’occupazione.

Cala infatti il tasso di disoccupazione. Con la ripresa delle attività produttive nel mese di marzo si sono creati 916mila nuovi posti di lavoro. A marzo tornano ad aumentare le spese delle famiglie americane per effetto dell’aumento dei redditi. Secondo il Bureau of Economic Analysis (BEA) degli Stati Uniti, i consumi personali sono aumentati del 4,2%, dopo il -1% del mese precedente, e contro il +4,1% stimato dagli analisti.

I massicci stimoli hanno contribuito anche a spingere il mercato finanziario. Wall Street ha avuto la migliore crescita dagli anni ’50, infatti l’indice S&P 500, uno dei principali indici azionari statunitensi, ha registrato guadagni del 24,1%. 

Fonte: Fondo Monetario Internazionale
Elaborazione: Ispi

Grazie al Piano per la ripresa, l’economia americana crescerà del 6,4%

Secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale, nel 2021 il PIL degli Stati Uniti crescerà del 6,4%, il dato migliore dagli anni ‘80. L’Unione Europea invece dovrebbe crescere del 4,4%. Anche per l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico la crescita negli Stati Uniti sarà del 6,5% nel 2021, rispetto al 3,9% della zona euro.

Gli economisti della Brookings Institution hanno stimato le probabili traiettorie del PIL degli Stati Uniti con e senza il piano di 1,9 trilioni di dollari. Senza di esso, gli Stati Uniti avrebbero migliorato la loro economia lentamente e solo nel 2023. Ma con il pacchetto Biden, prevedono che l’economia degli Stati Uniti tornerà a crescere entro la fine di quest’anno.

Gli USA stanno spendendo più soldi e più rapidamente per sostenere la loro economia rispetto ai Paesi dell’Unione europea. Il piano Biden avrà un impatto sul PIL maggiore nel breve periodo rispetto al Recovery Plan europeo per il suo effetto immediato sulla domanda interna. In Europa, inoltre, il ritardo è dovuto allo stallo vaccinale e a misure economiche che tardano a concretizzarsi.

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