Per le donne italiane la nascita di un figlio spesso coincide con l’abbandono del lavoro. La carenza di servizi sul territorio, come gli asili nido, e un contesto sociale che non supporta sufficientemente le lavoratrici madri fanno sì che le donne si trovino spesso a dover lasciare il lavoro. L’estensione dei servizi per la prima infanzia può contribuire a aumentare l’occupazione femminile.

Ancora basso il lavoro delle donne in Italia

Secondo l’Istat, in Italia su dieci lavoratori le donne sono solo quattro. Più nello specifico, nel nostro Paese solo il 57,4%  delle donne tra i 25 e i 54 anni con figli risultano occupate, contro il 65% della media dell’Unione europea. Nel solo 2020 sono state più di 30mila le donne con figli che hanno rassegnato le dimissioni. “Dove il lavoro viene mantenuto, molte volte si tratta di un contratto part-time” afferma il 7° Rapporto di Save the Children “Le Equilibriste: la maternità in Italia 2022”.

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Secondo i dati raccolti dall’Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, delle cinque regioni europee con l’occupazione più bassa quattro sono italiane. Si tratta di Campania, Sicilia, Calabria e Puglia.

I servizi per l’infanzia in Italia

Gli asili nido, istituiti in Italia nel 1971, e i servizi integrativi per la prima infanzia, introdotti alla fine degli anni ‘90, nascono come servizi assistenziali per supportare i genitori, le donne in particolare, nella cura dei bambini e nella partecipazione al mondo del lavoro. I servizi educativi per i bambini sotto i 3 anni comprendono i nidi, i micronidi, le sezioni primavera e i servizi integrativi (spazio gioco, centri per bambini e famiglie, servizi in contesto domiciliare).

Secondo l’indagine su nidi e servizi integrativi per la prima infanzia dell’Istat, in Italia sono 13.834 i servizi educativi per la prima infanzia con oltre 361 mila posti autorizzati. Di questi, circa la metà sono asili pubblici.

A livello regionale i livelli di copertura più alti si registrano nelle regioni del centro-nord, tutte sopra il target europeo. Nel 2002 l’Unione europea ha fissato il parametro del 33% come traguardo da raggiungere per gli Stati membri entro il 2010. Secondo l’Ue, almeno 33 bambini di 0-2 anni su 100 dovrebbero frequentare un asilo nido o un servizio integrativo in ciascun territorio.

Come mostra il grafico, solo poche regioni italiane raggiungono il traguardo del 33% fissato dall’Unione europea, le stesse regioni che in cui il lavoro delle donne è più basso.

I fondi del PNNR, un aiuto per le donne con figli che lavorano

“Le riforme in atto, come il Family Act o la legge sulla parità salariale, sono passi avanti, ma occorre completare il quadro con investimenti consistenti: dal sostegno al reddito, alle politiche fiscali, all’offerta di un’infrastruttura di servizi, alla qualità del sistema scolastico, alle misure di conciliazione”, ha detto Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children.

Con l'assegnazione dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) destinati al potenziamento dei servizi per la prima infanzia, il lavoro delle donne potrebbe aumentare.

Il bando pubblico sugli asili nido del PNRR Istruzione del valore complessivo di 2,4 miliardi di euro si è chiuso il 31 aprile con il 76% di domande presentate dai Comuni. L'avviso pubblico era stato prorogato al 31 marzo per consentire una maggiore adesione degli Enti locali. Al 28 febbraio, prima proroga dei termini, erano arrivate solo 953 candidature per il potenziamento di servizi all'infanzia da 0 a 2 anni.

Oggi risultano presentate 1.676 le candidature. Le quattro regioni con più domande sono Campania (196), Lombardia (157), Lazio (138), Calabria (137).

I fondi non assegnati per i progetti degli asili

L'obiettivo del bando del Ministero dell’istruzione è riequilibrare tra le regioni l’offerta di posti negli asili nido e, di conseguenza, anche il lavoro delle donne. Il bando garantisce maggiori fondi alle regioni con tassi di copertura più bassi, di cui il 55% al Mezzogiorno. Inoltre, prevede premi per i Comuni privi o carenti di servizi alla prima infanzia.

Nonostante una proroga di un mese, i Comuni con bassa o nessuna offerta di asili nido non sono riusciti a presentare progetti sufficienti. La quantità di risorse richieste dai Comuni ammonta a un totale di circa 2 miliardi di euro sui 2,4 disponibili.

Ci sono 400 milioni non assegnati che saranno ricollocati alle candidature già pervenute. Altri 70 milioni saranno oggetto di un nuovo bando per gli asili nido destinati ai Comuni del Mezzogiorno, con priorità a Basilicata, Molise, Sicilia.

È una tematica importante a cui ha fatto riferimento anche il presidente della Repubblica Mattarella. Nel discorso di reinsediamento ha detto che per le donne “Dignità è non dover essere costrette a scegliere tra lavoro e maternità”.

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Aurora Amendolagine

Aurora Amendolagine

Aurora Amendolagine, laureata in Scienze politiche e Relazioni internazionali con un Master in Comunicazione istituzionale. Lavoro in Rai da diversi anni. Giornalista pubblicista e tutor del laboratorio di giornalismo per diventare pubblicista

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