L’accesso alla maggiore quantità di informazioni possibili ha acquisito un’importanza cruciale nell’era digitale. Si sono rese necessarie normative sempre più puntuali per regolamentare il trattamento dei dati, perché non siano utilizzati in maniera scorretta e lesiva.

L’Unione Europea di recente ha ampliato il proprio campo d’azione, cercando di dare nuove regole al trattamento delle informazioni di natura industriale. Con il Data Act sta cercando di stimolare lo scambio di dati senza rinunciare a garantirne un uso equo.

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Differenze di trattamento per dati personali e dati industriali

Il mondo digitale ha creato nuove opportunità di raccolta di informazioni; la ricerca e il trattamento dei dati si è concentrato soprattutto sugli aspetti personali. Generalità, indirizzi, preferenze, legami e convinzioni degli individui sono stati elaborati e utilizzati per rendere più efficaci le proposte commerciali e politiche; hanno assunto un rilievo tale che i dati sono stati descritti come il nuovo petrolio.

Non sempre questo trattamento si è svolto in maniera etica e corretta, pertanto la UE si è mossa con una serie di provvedimenti, il cui culmine è stata l’elaborazione del GDPR.

Sul tema del trattamento dei dati, l’attività delle istituzioni europee non è terminata. Sono allo studio alcune misure per garantire la regolarità delle prossime elezioni europee. L’attenzione si è spostata anche verso il cosiddetto “internet delle cose”. Con questa espressione si fa riferimento all’estensione di internet al mondo degli oggetti e dei luoghi concreti, che acquisiscono una propria identità digitale e arrivano comunicare con altri oggetti nella rete.

Uno studio della Commissione Europea ha scoperto che l’80% dei dati industriali non viene mai trattato. Ci troviamo di fronte dunque a uno scenario opposto rispetto a quello dei dati personali: un ampio spazio che giace inutilizzato.

Eppure un trattamento dei dati industriali più ampio consentirebbe di accedere a grandi benefici. Innanzitutto, ne sarebbero avvantaggiati i consumatori: il prezzo dei servizi post-vendita e le riparazioni dei dispositivi connessi si abbasserebbe. Faciliterebbe il lavoro degli enti che fanno ricerca e innovazione, si pensi per esempio alle intelligenze artificiali: sono necessarie enormi quantità di dati per formare gli algoritmi.

Una normativa del trattamento dei dati industriali aiuterebbe anche le PMI: vedrebbero riequilibrare il loro potere negoziale nella stesura dei loro contratti di condivisione di dati, mettendole al riparo da clausole contrattuali inique imposte da aziende in una posizione di mercato più influente.

Cosa dice la nuova normativa europea

Il Parlamento Europeo ha approvato a larga maggioranza un primo testo sul trattamento dei dati industriali (il cosiddetto Data Act).

In questa normativa, si garantisce agli utenti l’accesso e il controllo dei dati industriali da loro generati. Le aziende potranno decidere quali dati possono essere condivisi, mentre il produttore potrà scegliere di non rendere disponibili alcuni dati “per scelta”.

Il testo definisce come gli enti pubblici potranno accedere e utilizzare i dati in possesso del settore privato. Questa gestione può essere cruciale in circostanze eccezionali o di emergenza, come nel caso di inondazioni e incendi. Potere visionare questo tipo di dati migliorerà l’efficacia degli interventi di protezione.

Le nuove regole prevedono anche di rafforzare le disposizioni per proteggere i segreti commerciali. Un accesso più ampio ai dati potrebbe generare anche un trattamento scorretto da parte dei concorrenti per modificare i servizi o i dispositivi. Sono previste anche condizioni più severe per le richieste di dati da parte delle imprese alle amministrazioni pubbliche.

Il Data Act non ha trascurato l’ormai diffusissima tecnologia dei servizi in cloud. Le regole faciliteranno il passaggio da un fornitore all’altro di servizi cloud e contestualmente introdurranno misure di salvaguardia contro il trasferimento illegale di dati a livello internazionale.

La normativa dovrà ora essere recepita dalla Commissione Europea per entrare in vigore.

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Giovanni Pigozzo

Giovanni Pigozzo

Nei modi più vari mi sono sempre occupato di quel che succede nel mondo del Lavoro. Analizzo come è fatta e come evolve l'attività umana che più di tutte occupa le nostre giornate. Aspirante giornalista pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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