L’utilizzo di imballaggi ingannevoli nella GDO (grande distribuzione organizzata) è oramai un fenomeno avviato da anni, e sembrerebbe che negli ultimi periodi stia dilagando. La shrinkflation, così definita, è una politica di marketing che rimpicciolisce le dimensioni delle confezioni, ma non il loro prezzo. “Non solo una pratica commerciale scorretta”, afferma lo Psicologo ed Economista Comportamentale Davide Etzi: “È una forma di inflazione occulta e un modo per creare un inganno percettivo al consumatore”.

Cos’è e com’è nato il fenomeno della shrinkflation

Il neologismo shrinkflation (letteralmente “sgrammatura” o “restringimento”), deriva dall’unione di due termini inglesi: il verbo “to shrink” – restringere; e il sostantivo “inflation” – inflazione. Il termine è stato coniato nel 2009 in UK, ma in Italia secondo dati Istat sarebbe arrivato nel 2012, e fino al 2017 si sarebbero già registrate 7.306 riduzioni e variazioni di prezzo di confezioni di prodotti alimentari e non solo.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

Il fenomeno della shrinkflation consiste nella tendenza dei produttori di ridurre il peso del prodotto all’interno della confezione, mantenendo il prezzo invariato. In alcuni casi, inoltre, seppur in maniera limitata, sembrerebbe che lo stesso prezzo della confezione ridotta subisca un aumento. Questi stratagemmi, usati in periodi di inflazione generale, hanno l’obiettivo di contenere i costi aziendali aumentando la redditività, dando l’illusione al consumatore di non aver accresciuto i prezzi. I consumatori, dunque, subirebbero una diminuzione del loro potere d’acquisto, tipica dell’inflazione, in quanto con lo stesso importo di denaro acquisterebbero una minore quantità di prodotto.

Qualche esempio pratico di shrinkflation e non solo

Il caso di shrinkflation passato alle cronache è sicuramente quello della barretta del Toblerone. Nel 2016, in Gran Bretagna, l’azienda produttrice (la statunitense Mondelēz), per fronteggiare l’aumento del costo del cioccolato svizzero (a conseguenza della Brexit), decide di diminuire il numero delle caratteristiche piramidi della barretta. Allungando gli spazi tra l’una e l’altra risparmia sulla materia prima, il peso della confezione diminuisce, ma il prezzo resta invariato. Tanti altri sono gli esempi di pratiche scorrette segnalate da associazioni ed enti in diverse parti del mondo.

Oggi in Italia, secondo un recente test pubblicato da Altroconsumo, la pratica della shrinkflation è applicata su una vasta gamma di prodotti che vanno dall’alimentare, ai prodotti per la casa e per la persona. Secondo questo studio si registrano aumenti smisurati di prezzo a fronte di riduzione di contenuto su confezioni di cereali di una nota marca di circa il 45% in più, sul prezzo di un noto flacone di detersivo per piatti di circa il 23,5% in più, e sul prezzo di confezioni di biscotti di circa il 3,4% in più.

Un altro aspetto da non sottovalutare segnalato in diversi forum di consumatori consapevoli, sta dilagando a macchia d’olio e si associa alla pratica della shrinkflation. È il fenomeno per cui la quantità del prodotto non è intaccata, ma cambia la composizione originale di quel particolare confezionato e, di conseguenza, la sua qualità. Succede, ad esempio, quando vengono aggiunti ingredienti di scarto in sostituzione di quelli solitamente usati senza indicarlo sul fronte della confezione, ma solo ingannevolmente nella lista degli ingredienti. Fermo restando che anche diversi altri tipi di prodotti subiscono l’applicazione di queste pratiche potenzialmente scorrette, bisogna segnalare che nella fattispecie si tratta sempre e in maggior parte di prodotti d’uso e consumo quotidiano, che impattano significativamente sul portafoglio del consumatore.

Pratiche e buone abitudini per tutelarsi dalla shrinkflation

Nonostante il fenomeno sia abbastanza evidente e nonostante su queste pratiche commerciali stia indagando l’Antitrust (AGCM – Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato), avviando un’istruttoria per chiarire se questa prassi sia scorretta e violi il codice del consumo, non è semplice riconoscere la shrinkflation per il fatto che le aziende ritoccano la quantità e la qualità in modo quasi impercettibile.

In Francia, il colosso Carrefour, da lunedì 11 settembre, nei suoi punti vendita, ha deciso di esporre cartelli di colore arancione segnalando ai consumatori i prodotti colpiti dalla shrinkflation, impegnandosi a rinegoziarne il prezzo. Lo aveva già annunciato Alexandre Bompard, CEO del gruppo, in un post su X/Twitter il 6 settembre: “Stop alla shrinkflation”. In attesa che le autorità competenti facciano il loro corso e garantiscano chiarezza per i consumatori, e che società come quella francese facciano la loro parte, è necessario attivare buone pratiche e abitudini nel momento in cui scegliamo un prodotto al supermercato.

Per far fronte a questo fenomeno l’unica vera arma per il consumatore è la scelta attenta e consapevole dei prodotti da mettere nel carrello. Si potrebbero preferire materie sfuse e fresche a garanzia del risparmio, non solo nella quantità dovuta, ma anche nell’esclusione del packaging che comporta una spesa; bisognerebbe leggere bene le quantità e gli ingredienti delle etichette; segnalare anomalie e scorrettezze alle associazioni e agli enti no profit che si occupano di consumo; valutare i formati dei prodotti e dei prezzi in offerta; e anche i media dovrebbero fare la loro parte creando delle campagne di informazione e sensibilizzazione sul tema.

Condividi su:
Marco Russo

Marco Russo

Laureato in Scienze, Culture e Politiche della Gastronomia seguo e studio il mondo dell'agroalimentare e dell'enogastronomia. Aspirante giornalista pubblicista tratto inoltre temi legati all'attualità, all'arte e allo sport. Seguo il corso di giornalismo dell'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici