Shrinkflation, il prezzo è invariato, ma la quantità di prodotto che entra nel carrello della spesa è minore. L’espressione anglosassone deriva dalla fusione del verbo shrink, restringere, e dal sostantivo inflation, rincaro. Il fenomeno degli “aumenti mascherati” sembra essere dilagato a seguito della guerra in Ucraina. I consumatori se ne sono accorti tanto da presentare denuncia al Codacons, ma sul fatto vigila anche l’Antitrust. Chi acquista, dovrebbe leggere con maggiore attenzione le informazioni riportate sul prodotto, in particolare il quantitativo e il prezzo al chilo o al litro.

La shrinkflation: cos’è e l’origine del fenomeno

E’ una tecnica di marketing attraverso la quale le aziende riducono la quantità di prodotto nelle confezioni mantenendo inalterati i prezzi anche se in alcuni casi i prezzi sono addirittura aumentati come ha riportato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, nell’esposto presentato ad aprile alle autorità competenti. La shrinkflation, però, non è una novità: nel 2017 il quotidiano Indipendent ha pubblicato le rivelazioni dei tecnici e degli economisti dell’Istituto di statistica britannico.

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Secondo tali esperti, oltre 2.500 prodotti nel Regno Unito sono stati interessati da una riduzione di peso o di dimensioni, nonostante il prezzo fosse rimasto inalterato. Ciò è avvenuto nei 5 anni precedenti, prima che il referendum sulla Brexit provocasse la svalutazione della sterlina causando un aumento dei costi delle materie prime.

La diffusione della shrinkflation in Italia

Il fenomeno della shrinkflation è stato presente anche in Italia dal 2012 al 2017, quando l’Istat ha fotografato la situazione individuando 7.306 prodotti di 11 categorie merceologiche interessate da una variazione nel confezionamento. Tra questi prodotti, 4.983 hanno subìto una modifica non solo nella quantità, ma anche nel prezzo.

La shrinkflation coinvolge svariate categorie di merci: dalla pasta ai biscotti, dai fazzoletti di carta ai prodotti per la cura della persona. Quindi si tratta di beni di largo consumo, quelli che si acquistano abitualmente al supermercato, spesso senza fare attenzione a ciò che si sceglie, ma basandosi sulla rassicurazione creata dallo stesso packaging. Anzi, in certi casi le aziende hanno studiato come modificare il confezionamento in favore di un packaging più accattivante, proprio per attirare il consumatore che non ha tempo di leggere l’etichetta.

Shrinkflation: stesso prezzo ma quantità di prodotto inferiore. I consumatori denunciano il fenomeno. Interviene l'Antitrust

Shrinkflation: prezzi invariati ma quantità ridotte

La situazione attuale della shrinkflation in Italia

La guerra in Ucraina ha fatto dilagare la shrinkflation per fronteggiare la difficoltà di reperimento di materie prime e l’aumento dei costi di trasporto negli ultimi mesi.

Secondo Dona “non mancano i casi in cui il ricorso alla sgrammatura non è dettato dalla necessità di fare quadrare i bilanci a fronte di un rincaro a monte, ma piuttosto dalla volontà di incrementare i guadagni, speculando su una fase storica di crisi”. A tutela dei diritti dei consumatori, il presidente Dona, durante una recente audizione al Senato sul Ddl Concorrenza, ha chiesto l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta.

Shrinkflation: come si possono tutelare i consumatori?

L’Antitrust ha aperto un procedimento dopo la presentazione dell’esposto da parte dell’Unione nazionale dei consumatori per denunciare la shrinkflation. L’Autorità sta monitorando il fenomeno allo scopo di verificare se possa avere o meno rilevanza giuridica per poter applicare il Codice del Consumo riguardo alle pratiche commerciali scorrette.

Per ovviare al fenomeno, il consumatore dovrebbe essere più attento non solo a leggere le etichette, ma ricorrere all’acquisto di prodotti sfusi e freschi: così si può non solo scegliere la quantità desiderata, ma vi è anche un beneficio di risparmio. Senza dimenticare che anche il confezionamento incide sul prezzo del prodotto. Le maxi confezioni in offerta andrebbero valutate sulla loro effettiva convenienza.

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Elisabetta Majocchi

Elisabetta Majocchi

Elisabetta Majocchi, laureata in Informazione ed Editoria ho collaborato con testate scrivendo di cultura, costume e società. Appassionata di attualità, politica e sostenibilità, oggi scrivo per BuoneNotizie.it grazie al Laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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