Certe rivoluzioni, si sa, sono lente: non ti accorgi di essere dentro fino al collo a un cambiamento epocale fino a quando non gli viene attribuito un nome oppure non ti fermi a riflettere su come era la tua vita dieci o vent’anni fa. E’ stato così per la “rivoluzione informatica”, quando i signori Bill Gates e Steve Jobs, in competizione fra loro, hanno portato un computer in ogni casa. E’ stato così per l’avvento dei telefoni cellulari: vent’anni fa chi aveva un telefono in auto era considerato un ricco, e chi passeggiava sul marciapiede con una specie di enorme citofono in mano era considerato un pirla.

Sono cambiamenti che sono avvenuti nel giro di una decina d’anni e che hanno migliorato la qualità della nostra vita in maniera incredibile! Certo, qualche lato negativo c’è sempre (vi fa male il pollice perché inviate troppi sms, o vostro figlio ha fatto troppa amicizia con la Playstation), ma pensatevi vent’anni fa… fermi con l’auto guasta in una strada di campagna senza il cellulare, oppure a fare la coda in posta dalle 7:30 di mattina quando c’erano ancora i registri scritti a mano (d’accordo, in questo caso le cose non sono cambiate granché… ma è un dettaglio).

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Quale sarà la prossima rivoluzione? A parte quelle che ci raccontano ogni giorno i mass-media… (che durano mediamente 7 giorni, fateci caso: da qualche giorno si sta parlando della grande nevicata attesa al nord e dell'”Italia nella morsa del gelo” – questa oltretutto è ciclica e uguale ogni anno; la settimana scorsa era tutta dedicata all’elezione del Presidente della Repubblica e del “patto del Nazareno”; quella precedente della crisi greca; qualche settimana prima si parlava solo del massacro di Charlie Hebdo – oggi nessuno sa nemmeno che le pubblicazioni sono state auto-sospese per un mese) …penso che la prossima rivoluzione riguarderà proprio il modo di fare informazione.

Dopo l’avvento di internet e del digitale, che l’ha resa un po’ più democratica e certamente più diffusa, tra dieci anni non sentiremo più parlare in modo così ossessivo di stragi e di scandali. Almeno lo spero! Anche perché BuoneNotizie, ovvero il progetto su cui stai leggendo questo editoriale, è stato candidato dal network internazionale ImpactHub (nello specifico dall’Hub di Milano) a concorrere tra le 300 start-up europee per portare il nostro modello di informazione al di fuori dei nostri confini, grazie al progetto europeo BENISI, che punta tutto sulla scalabilità di progetti ad alto impatto sociale. E seppur la nostra adesione non sia stata tra le più fulminee (ci abbiamo messo un po’ di tempo prima completare il form di adesione e formalizzare la nostra candidatura) mi auguro davvero che le nostre buone notizie possano arrivare poco alla volta (…un po’ come gli aggiornamenti di questo sito) in tutta Europa! Eppur si muove!

Silvio Malvolti
fondatore di BuoneNotizie
@silviomalvolti

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Silvio Malvolti

Silvio Malvolti

Ho fondato BuoneNotizie.it nel 2001 con il desiderio di ispirare le persone attraverso la visione di un mondo migliore. Nel 2004 ho costituito l'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo, che oggi gestisce questa testata: una sfida vinta e pluripremiata.

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