Diamo un senso a questa pausa natalizia. Abbiamo due settimane per cambiare le nostre vite. Qualcuno di voi sta già pensando ai buoni propositi per il nuovo anno. Ma prima di accoglierli è necessario creare il giusto spazio, mentale e temporale.

Ogni anno, in questo periodo, invece di riunirmi alle grandi tavolate natalizie, preferisco isolarmi e partire per quella che io chiamo la “think week”: una settimana per pensare. Di solito cerco un posto isolato in alta quota in montagna, come una baita, da cui possa osservare il panorama e la maestosità della natura in questa stagione, ascoltare il silenzio e sentire finalmente me stesso. Volgo lo sguardo all’indietro per osservare i miei ultimi 12 mesi e rivedere sia i progressi fatti sia gli errori commessi, tracciare una riga della mia vita, come si fa con i bilanci, e guardare avanti verso gli obiettivi a breve e a lungo termine che mi ero posto.

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Sto ancora andando verso gli stessi obiettivi che mi ero posto un anno fa? Ho mantenuto la giusta direzione o qualcosa mi ha portato a fare delle deviazioni? Poi riguardo ancora più indietro, a 10 anni fa. Cosa volevo realizzare nella mia vita? All’epoca stavo lasciando il mio lavoro sicuro al Sole24ORE, per lanciarmi in una nuova avventura imprenditoriale, dopo aver vinto due premi consecutivi per la migliore idea di innovazione sociale in due competizioni per start-up, la prima regionale e la seconda nazionale.

Ero rimasto lì per quattro lunghi per anni con lo scopo di imparare, di rubare l’arte per metterla da parte, di osservare dall’interno i meccanismi segreti che muovevano la grande macchina dell’informazione. Perché l’idea di creare un giornale di buone notizie e portare un cambiamento nel mondo dell’informazione ce l’avevo già avuta ancora un decennio prima, ma non ero riuscito a realizzarla.

Da allora porto dentro di me questa personale missione: ispirare le persone attraverso la visione di un mondo migliore. Una missione che nel tempo si evoluta da un’idea semplicistica, quella delle buone notizie, ad una più nobile e sofisticata, quella di un giornalismo più costruttivo che racconti sì i problemi, ma senza dimenticare le soluzioni e i progressi che nessuno ci racconta.

Lo sto facendo ancora oggi, tramite questa testata giornalistica, che ho fondato nel 2001, e oggi anche con l’Accademia di Giornalismo Costruttivo per insegnare alle future generazioni di giornalisti che raccontare il mondo che ci circonda non è un lavoro qualunque, perché le parole possono distruggere. Oppure costruire.

Spero anche quest’anno di essere riuscito a portare il mio contributo nel portare notizie costruttive, in un panorama mediatico inquinato da titoli urlati e allarmismi inutili. Ma non ho potuto fare tutto questo da solo. Voglio quindi ringraziare tutte le persone che hanno contribuito a realizzare tutto questo, a partire dal direttore responsabile della testata Martina Fragale, alle tutor Serena Valietti, Marialetizia Mele, Virginia Grozio, Sara Tamburini e Giorgia Macrelli che hanno guidato pazientemente i nostri aspiranti giornalisti costruttivi, e ovviamente loro, i nostri corsisti/autori, future leve del giornalismo di domani.

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Silvio Malvolti

Silvio Malvolti

Ho fondato BuoneNotizie.it nel 2001 con il desiderio di ispirare le persone attraverso la visione di un mondo migliore. Nel 2004 ho costituito l'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo, che oggi gestisce questa testata: una sfida vinta e pluripremiata.

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