I fenomeni legati alla crisi climatica a cui abbiamo spesso assistito nel 2022 hanno evidenziato il ruolo centrale dell’acqua nelle nostre vite. La siccità durante l’estate ha minacciato la sopravvivenza degli ecosistemi fluviali, che si sono poi gonfiati e hanno causato danni alle prime piogge torrenziali in autunno. Esistono però dei progetti che permettono di tutelare la biodiversità di questi ambienti e al contempo la sicurezza delle persone, come nel caso del fiume Mosa in Olanda. Per quanto riguarda l’Italia, sarà realizzato un progetto di rinaturazione del Po.

In Italia la tutela della biodiversità degli ecosistemi fluviali è a rischio, a causa delle attività umane, dirette o indirette. La biodiversità, cioè la varietà di organismi che popolano i vari ecosistemi, è minacciata dall’utilizzo intensivo del territorio, che porta al degrado di diversi habitat. Il consumo e l’inquinamento del suolo e delle acque continuano infatti a contrastare e rendere complessa la tutela della biodiversità.

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A risultare particolarmente minacciate sono le specie di acqua dolce, soprattutto a causa dell’introduzione di specie alloctone, che non sarebbero presenti naturalmente nell’ecosistema, e delle modificazioni dei regimi fluviali. Il 16% della superficie italiana è interessata da ecosistemi considerati ad elevato rischio e un ulteriore 20% ospita ecosistemi in condizioni di pericolo che potrebbero peggiorare.

Le zone particolarmente critiche sono la Pianura Padana e la Costiera Adriatica. Monitorando questi ecosistemi e implementando le misure di conservazione è possibile tuttavia contrastare questa tendenza.

Il progetto olandese per la tutela della biovidersità del fiume Mosa

Il progetto sul fiume Mosa in Olanda è un esempio virtuoso di tutela della biodiversità. È stato avviato nel 2007 con l’obiettivo di contrastare 500 anni di ingegneria idrica “offensiva”. I lavori di rinaturazione sono già stati completati lungo 50 km, e alcune delle prime sezioni del progetto si sono già ripopolate e la biodiversità lungo il fiume è in continua crescita.

Questo tipo di progetti ha un approccio radicale, ma necessario, per ottenere in modo efficace la tutela della biodiversità. I fiumi sono infatti danneggiati dall’attività umana, soprattutto dal deflusso delle aziende, che scaricano nei corsi d’acqua. Nel caso del progetto olandese, una parte fondamentale è stata la separazione della natura dall’agricoltura e dalle fattorie.

Le aziende si sono trasferite a molti chilometri di distanza dagli argini, così, oltre alla tutela della biodiversità naturale del fiume, anche gli agricoltori e gli allevatori hanno ottenuto benefici. Infatti, nonostante l’allargamento del letto del fiume e l’abbassamento degli argini, durante l’alluvione del 2021 i villaggi sono rimasti al sicuro.

I servizi ecosistemici che un fiume rinaturalizzato può fornire possono avere un forte impatto sulla nostra vita. Il ritorno di specie pressoché scomparse ripristina la biodiversità di un ambiente naturale, ma ha effetti positivi anche sulle attività umane. L’aumento della fertilità del terreno e la sua capacità di immagazzinare più acqua rendono le attività agricole e di pascolo più sostenibili.

A causa dello spostamento delle fattorie alcuni agricoltori e allevatori hanno perso il posto di lavoro, ma anche in questo caso il bilancio è positivo. Il miglioramento e risanamento del fiume hanno infatti aumentato il turismo nell’area, con un notevole aumento di posti di lavoro nel settore.

La tutela della biodiversità fluviale è possibile attraverso il ripristino dei corsi d'acqua

Photo by Piermario è on Unsplash

La tutela della biodiversità del fiume Po

In Italia il progetto di rinaturazione del fiume Po potrebbe assumere quindi un ruolo strategico per gli equilibri morfologici ed ecologico-ambientali dell’area interessata dal corso più lungo del Paese. L’iniziativa è stata recentemente approvata nel contesto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il progetto italiano che prevede che i fondi europei stanziati con il Next generation debbano essere investiti soprattutto in progetti di transizione ecologica come questo. 

Il progetto prevede 56 aree di intervento, distribuite lungo l’intero corso del fiume, con l’obiettivo di conseguire la tutela della biodiversità. Diminuirebbe così l’artificialità del fiume e aumenterebbe la sua naturalità, attraverso rimboschimenti e contrasto alle specie alloctone.

Data la natura e la tipologia di interventi programmati, sarà molto importante la definizione degli indirizzi operativi e di un solido piano di monitoraggio. Saranno utili i dati che permetteranno di verificare l’efficacia del progetto. Individuare eventuali interventi correttivi e di manutenzione sarà fondamentale per poter successivamente replicare le modalità progettuali ed attuative sperimentate anche in altri contesti fluviali.

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Giovanni Beber

Giovanni Beber

Giovanni Beber. Studio Filosofia e Linguaggi della Modernità presso l'Università di Trento e sono il responsabile della comunicazione di un centro giovanile a Rovereto. Collaboro con alcuni blog e riviste. Mi occupo di sostenibilità, ambientale e sociale e di economia e sviluppo.

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