Il mondo del lavoro è interessato da anni dalla Great Resignation, un fenomeno in aumento dalla pandemia. Cosa sono le dimissioni volontarie, quali Paesi sono più interessati e quali sono le possibili cause? Com’è cambiato il mondo del lavoro nel 2022 e quali sono le cause di questo cambiamento?

Great Resignation: cos’è

Con il termine Great Resignation si intende il fenomeno delle dimissioni volontarie, che negli Stati Uniti hanno già riguardato più di quattro milioni di lavoratori. Il termine è stato coniato da Anthony Klotz, professore di management alla Mays Business School della Texas A&M University. Si tratta di un fenomeno estremamente recente e ancora in fase di studio: a partire da inizio 2021 negli USA si sono registrate ondate anomale di dimissioni.

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A inizio 2020, forse proprio a causa dell’incertezza economica dovuta allo scoppio della pandemia, negli Usa il dato relativo alle dimissioni volontarie era crollato drasticamente. Ma poi, come in Borsa, aveva cominciato a risalire, toccando vette da record a inizio 2022, come possiamo vedere nella tabella sottostante.

Great Resignation

La Great Resignation in USA. Dati: JOLTS (Istituto di politica economica)

Era dal 2000, anno delle prime misurazioni in USA del tasso di abbandono lavorativo, che i numeri delle dimissioni volontarie non superavano il 2,4%. Tra marzo e aprile 2020 c’è stato un boom dei licenziamenti: 13 milioni prima e 9,3 dopo sono stati licenziati. Lo spopolamento è aumentato con il fenomeno della Great Resignation, definita dagli analisti uno “sciopero generale”. Ad aprile 2021 c’è stato il picco: in USA ben 4 milioni di americani hanno lasciato il lavoro. A giugno 2021, 3,9 milioni di americani hanno lasciato volontariamente il lavoro.

Great Resignation

Foto: Paychex

Le cause

Quali sono le cause che spingono i lavoratori a lasciare volontariamente il lavoro? L’aumento vertiginoso dei tassi di abbandono lavorativo a inizio 2021 potrebbero far pensare che il motivo principale sia la pandemia, ma gli esperti non concordano. La Great Resignation potrebbe essere motivata da un insieme di fattori, di cui la pandemia è solo il più eclatante.

Guardando all’età media di chi lascia il posto di lavoro, salta all’occhio un dato: si tratta soprattutto di giovani e giovanissimi, con un’età media che va da 30 a 45 anni. Sono giovani professionisti, spesso altamente specializzati e istruiti, che stanno ripensando alla loro carriera alla luce dei cambiamenti che hanno investito la società. Molti scelgono lo smart working, molti preferiscono aprire un’attività loro e molti abbandonano il lavoro per prendersi del tempo per se stessi, rimandando al futuro il ricollocamento.

Su quest’ultimo punto è interessante riportare il fenomeno della Great Resignation in Cina, dove le ore lavorate annue sfiorano il numero record di 996. In Cina dal 2021 si assiste al fenomeno del tang ping (“grande sdraiato”): i giovani lasciano il lavoro per protesta contro il sistema lavorativo cinese. A questa protesta sociale si accompagna un senso di disillusione per il futuro e di ribellione passiva nei confronti della cultura del lavoro cinese, che incoraggia a grandi sacrifici e pochi godimenti.

I motivi della Great Resignation, dunque, sono molteplici e la pandemia ha senz’altro avuto la funzione di “fattore scatenante”. Le aziende che si stanno confrontando con questo fenomeno hanno tutto l’interesse a trattenere i lavoratori che ancora non se ne sono andati. Se ciò comporta scendere a compromessi, le aziende per ora sono disposte a farlo. Molte aziende corrono ai ripari offrendo più flessibilità, ripensando i salari e fornendo maggiore formazione. Che sia arrivato il momento, per i lavoratori, di poter finalmente negoziare le loro condizioni da una posizione di maggior vantaggio?

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Giulia Zennaro

Giulia Zennaro

sono una giornalista freelance di cultura e società, scrivo come ghostwriter, insegno in una scuola parentale e tengo laboratori di giornalismo per bambini. Scrivo per Hall of Series e theWise Magazine e, naturalmente, BuoneNotizie.it: sono diventata pubblicista grazie al loro laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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