L’ippoterapia è l’insieme delle tecniche mediche che utilizzano il cavallo per migliorare lo stato di salute dell’uomo.

Quando si cavalca, si entra nell’immediato in relazione con l’animale: il rapporto speciale che si instaura tra l’uomo e il cavallo – noto per la sua sensibilità – consente di alleviare sintomi presenti in patologie come autismo, iperattività, disabilità, sclerosi multipla, ictus, disturbi dello sviluppo e disturbi del linguaggio.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

I benefici che ne derivano sono proprio l’oggetto di studio dell’ippoterapia, disciplina che affonda le sue origini nell’antichità, destinata a svilupparsi nel tempo, diventando negli ultimi decenni molto diffusa.

Ippoterapia: le origini

I benefici riconducibili all’ippoterapia erano già noti alla medicina greca a partire da Ippocrate, primo a menzionare l’impiego degli equini per uso terapeutico: già allora si era scoperto come cavalcare fosse un ottimo rimedio per sconfiggere ansia e insonnia. L’interesse verso questa terapia è ripreso poi durante il Rinascimento, epoca in cui si iniziano a utilizzare i cavalli come mezzi di cura. È nel XVII secolo che questa disciplina rientra tra i consigli destinati ad alleviare i sintomi della tubercolosi e delle coliche biliari.

Nel secolo successivo, il medico personale di Maria Teresa d’Austria, appartenente alla prima Scuola di medicina di Vienna, ha approfondito gli aspetti positivi di questa pratica su ipocondriaci e persone con problemi psichiatrici. A partire dal 1800 vengono riconosciuti i suoi effetti benefici sulla colonna vertebrale: il cavallo trasmette impulsi ritmici anche al bacino e alle gambe del cavaliere, fornendo stimoli in grado di regolare il tono muscolare.

A partire dagli anni ’60 del secolo scorso, i francesi hanno poi compreso quanto la relazione tra uomo e cavallo possa influire sul recupero del disabile, sia in termini fisici che psichici.

La diffusione in Italia

In Italia i primi interessi verso la terapia assistita con il cavallo risalgono alla seconda metà del Settecento, quando Giuseppe Benvenuti, medico lucchese, ha scritto le “Riflessioni sopra gli effetti del moto a cavallo” in cui sostiene l’efficacia terapeutica dell’equitazione.

Nel nostro Paese, l’ippoterapia arriva a una svolta solo in tempi più recenti, nel 1975, grazie a Danièle Nicolas-Citterio, medico e psicologa belga che ha fornito un notevole impulso alla sua diffusione e al corretto uso del cavallo in medicina, anche attraverso l’Associazione Nazionale Italiana per la Riabilitazione Equestre (ANIRE).

Nicolas-Citterio ha dato vita alla riabilitazione equestre come forma di terapia per ottenere effetti positivi nell’ambito neuromotorio e nello sviluppo delle abilità relazionali dei disabili, toccando temi importanti come l’autostima, favorita dalla relazione tra uomo e animale.

I benefici dell'ippoterapia

Ippoterapia: approccio iniziale con terapista

I benefici dell’ippoterapia

Gli effetti positivi dell’ippoterapia sono molteplici. Innanzitutto gioca un ruolo fondamentale il dondolio in sella che ricorda le sensazioni piacevoli del grembo materno e della prima infanzia quando il neonato è cullato.

I cavalli sono capaci di trasmettere e suscitare emozioni, possedendo una forte predisposizione sociale: chiunque abbia preso le redini in mano conosce la spiccata reattività del cavallo agli stimoli.

Cavalcare implica una sintonia con un’altra creatura, tale da facilitare l’attività di grooming, che significa prendersi cura dell’equino anche attraverso la pulizia e la cura del suo mantello. I gesti di cura verso il cavallo non solo facilitano lo sviluppo delle competenze relazionali, ma aumentano i risultati motori ottenuti in sella.

Ippoterapia: un aiuto per diverse patologie

Il cavallo è utilizzato per disturbi che riguardano sia i bambini sia gli adulti. In primis la riabilitazione equestre è utilizzata nella neuropsichiatria infantile per patologie come la sindrome di Asperger, la sindrome di Down o in caso di disordini che provocano deficit motorio. Negli adulti invece apporta effetti positivi in pazienti affetti dal morbo di Parkinson, da SLA, morbo di Alzheimer o schizofrenia.

Per quanto riguarda la pratica, l’ippoterapia deve essere esercitata da un’equipe altamente specializzata. L’individuo affronta un programma creato ad hoc da professionisti qualificati non solo ai fini terapeutici, ma anche per valorizzare le sue potenzialità a 360.

In Italia, emblematico è il caso dell’Associazione Santanaga, situata in provincia di Mantova, che attraverso la pratica di un’attività ludico-sportiva basata sul cavallo, stimola l’individuo nel suo intero complesso motorio, psichico, intellettivo e sociale. Invece a Cantù (in provincia di Como), l’Associazione Casa del Sole, segue bambini con disabilità e adotta l’ippoterapia in caso di disabilità motorie nonché di disabilità sensoriali visive e uditive.

Condividi su:
Elisabetta Majocchi

Elisabetta Majocchi

Elisabetta Majocchi, laureata in Informazione ed Editoria ho collaborato con testate scrivendo di cultura, costume e società. Appassionata di attualità, politica e sostenibilità, oggi scrivo per BuoneNotizie.it grazie al Laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici