L’Intelligenza Artificiale, nota come “Generativa” di contenuti (scritti, video, musica), nota come AIGen che potrebbe contribuire ad aumentare posti di lavoro, piuttosto che a distruggerli, soprattutto nel settore servizi: lo sostiene convintamente l’Organizzazione internazionale del Lavoro (OIL) in un Report che esplora proprio gli effetti dell’automazione sulla qualità del lavoro, in particolare per i lavori d’ufficio e le professioni creative. Ma chi è davvero coinvolto e quali sono i pro e i contro dell’introduzione della Generative AI?

Intelligenza Artificiale Generativa: quali settori sono più esposti al cambiamento

Nel Report: “Generative AI and Jobs: A global Analysis” l’ILO individua nel lavoro d’ufficio quello maggiormente esposto all’Intelligenza artificiale “Generativa” di nuovi contenuti, come testo, immagini, musica, audio e video, mondo della cultura: il 24% delle mansioni sarebbero ampiamente sostituite dalla cosiddetta “AIGen” mentre il 58% delle attività verrebbero coinvolte solo in parte dalle nuove tecnologie. E le cose cambiano da Stato a Stato: nei Paesi a basso reddito solo lo 0,4% dell’occupazione totale è potenzialmente esposto agli effetti dell’automazione, mentre nei Paesi ad alto reddito la quota sale al 5,5%. Ad essere coinvolte saranno le donne in misura maggiore degli uomini, perché tradizionalmente più impegnate nel lavoro d’ufficio, soprattutto nei paesi ad alto e medio reddito.

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Eppure, secondo ILO è più probabile che l’IA generativa (rappresentata da tecnologie discusse come ChatGPTe BARD, per fare qualche nome) integri il lavoro svolto piuttosto che sostituire i lavoratori. Altrimenti, il rischio è la sostituzione della Macchina con l’Uomo.

AI Generativa: sono a rischio i posti di lavoro?

È Confartigianato a fare le stime dell’impatto economico “negativo” indotto dall’Intelligenza Artificiale Generativa sul lavoro: nel 25° Report “Intelligenza artificiale, lavoro e imprese” stima in 8,4 milioni i lavoratori italiani a rischio per effetto della diffusione dell’intelligenza artificiale; il 36,2% del totale degli occupati subirà l’impatto delle profonde trasformazioni tecnologiche e dei processi di automazione. Più a rischio le professioni maggiormente qualificate e a contenuto intellettuale (come il giornalismo) e amministrativo: parliamo di tecnici dell’informazione e della comunicazione ma anche dirigenti amministrativi e commerciali, dai creativi di radio e tv, agli specialisti dell’ingegneria e perfino dirigenti della pubblica amministrazione.

L’Italia risulterebbe esposta, avendo un numero superiore alla media di lavoratori con mansioni fortemente routinarie come conferma il Report dell’OCSE: “Artificial Intelligence in Science”.

In questo contesto vagamente fosco e dai confini ancora incerti non deve però mancare anche la consapevolezza dei vantaggi sottesi all’introduzione dei sistemi di automazione, vantaggi in primis finanziari.

Quanto vale l’Intelligenza artificiale?

Un recente studio di McKinsey (“The economic potential of generative AI”) ha stimato l’impatto economico positivo dell’AIGen in una cifra che oscilla fra i 2,6 e i 4,4 migliaia di miliardi di dollari all’anno (più o meno il PIL della Gran Bretagna). Prendendo in considerazione 100 specifiche attività professionali in circa 50 Paesi (in tutto l’80% della forza lavoro globale), McKinsey spiega come questo “boom” economico sia in crescita anche grazie alla rapida adozione di strumenti come ChatGpt e simili e alla concreta possibilità di renderli più veloci e precisi nell’esecuzione di determinate funzioni, estendendoli alle attività di gestione dei clienti, processi di marketing e vendita, ricerca e sviluppo dove l’AI non solo semplificherebbe le attività, ma ridurrebbe i costi e suggerirebbe strategie più efficienti di produzione.

Oltre ai vantaggi per la produttività, però ci sono dei risvolti di riqualificazione professionale e di ripensamento della formazione e dello sviluppo di carriera dei lavoratori che aprono un ventaglio di novità che non possono essere ignorate.

Gli effetti positivi sul lavoro dietro l’Intelligenza Artificiale Generativa

La questione degli impatti professionali dell’AIGen raccoglie più di una riflessione nei report citati, con spunti del tutto costruttivi: gli analisti di McKinsey ridimensionano la paura della perdita di forza-lavoro e sottolineano invece come l’Intelligenza artificiale possa cambiare l’anatomia del lavoro e creare allo stesso tempo i presupposti per un mondo più sostenibile e inclusivo.

Il Rapporto dell’OCSE, concentrandosi sul ruolo dei finanziatori dell’AI, sostiene che questi dovrebbero sviluppare strumenti specializzati per migliorare i team collaborativi tra uomo e intelligenza artificiale e integrare questi strumenti nella scienza tradizionale.

E sempre in quest’ottica di “integrazione”, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro parla di “Mitigazione” dell’Intelligenza artificiale ed indica nella consultazione e negoziazione tra datori di lavoro e lavoratori la chiave fondamentale per gestire questo processo di transizione e cambiamento anatomico del lavoro delle “professioni di conoscenza”.

AIGen: la chiave è nel dialogo sociale

Solo il dialogo sociale ci salverà: è questa la conclusione che sembra emergere dall’ILO che la indica come la strada più importante per “dare voce” agli attori coinvolti nel cambiamento atteso e permettere loro di capire veramente limiti e vantaggi delle nuove tecnologie. Non solo, il dialogo sociale è la porta per un ripensamento die percorsi professionali, per una specializzazione proprio verso le tecnologie automatizzate per capire come utilizzarle.

Questo cambiamento anatomico della professionalizzazione va però comunicato in modo efficace ai lavoratori, per superare pregiudizi e paura quando si sceglie di introdurre o utilizzare l’AiGen.

Studi europei citati da ILO e sviluppati soprattutto in Germania che testimoniano come i Paesi con forme più forti e più cooperative di consultazione sul posto di lavoro sono quelli più aperti all’adozione della tecnologia sul posto di lavoro. Gli interventi dell’AI ACT da poco varato dall’UE cercherà di collocare lo sviluppo di questa forma di Intelligenza artificiale in un quadro etico e più ampio di collaborazione uomo-macchina e di controllo del primo sulla seconda, con l’obiettivo di produrre meglio e in modo più sostenibile, certo, ma soprattutto mantenendo l’uomo e la sua “conoscenza” alla guida del cambiamento.

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Antonio Mazzuca

Antonio Mazzuca

Dal 2007 sono redattore editoriale tecnico-giuridico esperto e formatore in materia di salute e sicurezza sul lavoro e tutela ambientale. Sono il coordinatore editoriale della Testata tecnica InSic.it e dal 2015 editore della testata culturale registrata Gufetto.press dedicata al mondo della cultura off per le quali scrivo news, articoli, recensioni, interviste e approfondimenti e svolgo formazione ai redattori sia per la parte critica che redazionale e per la scrittura in ottica SEO.

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