L’UNESCO ha di recente reso pubblico un documento dal titolo “Guidance for generative AI in education and research“; come si legge nell’introduzione al testo, l’intento è quello di fornire “la prima guida globale […] per l’uso dell’intelligenza artificiale generativa” (GenAI) in ambito didattico.

Per intelligenza artificiale generativa s’intende una tecnologia non limitata alla raccolta e all’organizzazione di dati, ma volta alla produzione di nuovi contenuti come testi, immagini, video, a partire dall’elaborazione di grandi quantità di informazioni.

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La guida può risultare di grande utilità soprattutto se si considera che, se da un lato l’intelligenza artificiale sta facendo enormi passi in avanti, molta resta la strada ancora da percorrere per determinare in modo definitivo i parametri del suo impiego.

UNESCO e intelligenza artificiale generativa: l’uomo è il valore assoluto

Il concetto su cui si fonda il documento è la centralità dell’uomo; in questa prospettiva, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa deve avvenire nel rispetto di diritti e principi etici imprescindibili quali la dignità, l’equità, l’uguaglianza, la diversità culturale e linguistica, il pluralismo delle opinioni e la trasparenza.

Sulla scorta di questa visione la pubblicazione, suddiviso in sei capitoli e rivolto ai decisori politici nonché al mondo dell’educazione, offre raccomandazioni ispirate a questa dimensione etica e umanistica, affrontando la questione dell’integrazione di GenAI nella scuola su vari fronti: dalle risorse offerte in campo scolastico, ai potenziali rischi insiti nell’uso di questa tecnologia, proponendo misure rivolte sia ai produttori di intelligenza artificiale che alle agenzie governative, al fine di regolamentarne l’uso.

La guida offre uno spazio anche alle sfide e agli interrogativi ancora aperti, ma soprattutto pone in evidenza alcuni punti fermi: tra questi spicca come gli strumenti di intelligenza artificiale debbano essere progettati per aumentare le capacità intellettuali umane e non per minarle o usurparle. Questa tecnologia inoltre, è e deve rimanere uno strumento a servizio dell’educazione senza sostituirsi a quest’ultima, favorendo la costruzione di un ambiente didattico inclusivo e sostenibile. 

GenAI: come può aiutare la didattica

Il documento punta i riflettori sui benefici che GenAI può apportare a studenti e docenti, illustrandone alcune applicazioni pratiche. Fra queste, l’intelligenza artificiale generativa può produrre materiali educativi attagliati a obiettivi curricolari specifici, andando incontro a studenti con esigenze didattiche particolari, così come convertire un testo in un discorso parlato e viceversa, permettendo agli alunni con disabilità uditive e visive di partecipare alle lezioni.

Fornendo traduzioni in tempo reale e correzioni automatiche poi, GenAI può permettere agli studenti di lingua diversa di partecipare attivamente alle attività in classe. Questa tecnologia può essere utile anche nella prevenzione della dispersione scolastica: lavorando difatti su dati inerenti i tempi di consegna dei compiti, le assenze e le abitudini dei discenti, è possibile identificare in anticipo i soggetti più inclini all’abbandono scolastico e agire per tempo, magari con piani didattici personalizzati.

Non in ultimo, GenAI è anche capace di risolvere quesiti la cui soluzione impegna le forme più elementari del pensiero, permettendo agli studenti di dedicarsi ad attività di livello cognitivo superiore. Tuttavia, a questa molteplicità di impieghi corrispondono altrettanti fattori di rischio, che il documento analizza proponendo possibili soluzioni.

Pericoli sì, ma anche soluzioni

La guida individua ed esamina molti rischi possibili; volendo citare solo qualche caso, i contenuti educativi prodotti dai modelli GenAI, in risposta a quesiti concernenti un determinato argomento, rappresentano solo la visione più comune e dominante della realtà, escludendo punti di vista alternativi e rischiando così di proporre concezioni univoche.

Da qui, le linee guida raccomandano a studenti e insegnanti lo sviluppo di un pensiero critico in grado di analizzare i contenuti prodotti da GenAI, mentre i fornitori di questi modelli “intelligenti” hanno, come recita il testo, la “responsabilità primaria di affrontare continuamente i pregiudizi nei set di dati e nei risultati di questi modelli“; dovrebbero essere inoltre tenuti a “vietare sistemi di GenAI che generino contenuti di parte o discriminatori, […] impedire a GenAI di produrre contenuti offensivi o falsi”.

Altra questione riguarda la privacy e la tutela dei dati; dal momento che l’uso di GenAI implica per i fruitori la condivisione dei propri dati personali con i fornitori, la pubblicazione consiglia ai governi la stesura e l’attuazione di leggi per la protezione delle informazioni personali degli utenti. Inoltre, poiché queste applicazioni sono progettate principalmente per utenti adulti,  il rischio per i più piccoli di essere esposti a contenuti per loro inappropriati pone in essere la necessità di stabilire un’età minima per interagire con i modelli GenAI, che nel testo è fissata a tredici anni.

Scuola e GenAI: aspetti da approfondire

Il rapporto dell’ UNESCO sull’intelligenza artificiale generativa mette in luce anche l’urgenza di studiare e analizzare una pluralità di questioni di carattere etico e sociale che necessitano ancora di risposte. Emerge l’importanza, ad esempio, di indagare se e come l’utilizzo di sistemi GenAI nell’istruzione possa ridurre l’interazione tra gli alunni e gli insegnanti, ai danni della dimensione socio-emotiva dell’apprendimento.

Altro elemento da approfondire è la portata dell’impatto prodotto dai sistemi GenAI sullo sviluppo intellettuale degli studenti: il materiale didattico generato dai modelli artificiali potrebbe cioè ridurre le opportunità per gli studenti di costruire la conoscenza tramite metodi “collaudati“, come percepire e sperimentare direttamente il mondo reale, imparare da tentativi ed errori, eseguire esperimenti empirici e sviluppare il buon senso. Ancora, una maggiore dipendenza di insegnanti e studenti dagli strumenti GenAI  può indebolire il valore del pensiero indipendente, con ripercussioni sul benessere psicologico. Linee guida e interrogativi dunque, per un uso di GenAI che sia “a misura d’uomo”.

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Carlotta Mantovani

Carlotta Mantovani

Mi sono laureata in filosofia per cercare di comprendere il fondamento dei fenomeni. Questo interesse si è poi veicolato verso la dimensione morale, portandomi a cercare di analizzare le questioni inerenti la società e le nuove tecnologie. Vorrei fornire un’informazione capace di abbracciare questi temi prospettando anche soluzioni alla complessità della realtà. Da qui la scelta del giornalismo costruttivo. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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