La recente vittoria sul Portogallo dell’Italia under 19, diventata a Malta campione d’Europa, ha ridato entusiasmo al movimento del calcio italiano, in crisi dopo le deludenti performance della Nazionale maggiore. Tra le cause l’assenza d’infrastrutture e il limitato spazio dato ai giovani, che però, in caso di approvazione del disegno di legge S. 581, avranno maggiori chance per farsi notare poiché la norma, assegnata alla settima Commissione permanente, prevede investimenti anche per impianti e settori giovanili.

Giovani, calcio e Tik Tok

Il nostro calcio, nonostante il titolo europeo vinto dalla Nazionale maggiore nel 2021 a Londra, è in crisi di risultati sportivi ed economici: l’ultimo successo Mondiale risale al 2006, mentre nei campionati 2018 e 2022 non ci siamo neppure qualificati alle fasi finali.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

La gestione finanziaria del sistema calcio è ormai insostenibile, con un “rosso aggregato” prodotto nel periodo pre-COVID-19 di oltre 4 miliardi di euro – circa un milione al giorno – quindi, per risolvere la situazione occorrono interventi sulla governance economico-finanziaria del settore, oltre che investimenti in infrastrutture e vivai.

“Bimbi e ragazzi non giocano più, perciò il calcio va male”, ha dichiarato Arrigo Sacchi alla Gazzetta dello Sport. L’ex allenatore dell’Italia e del Milan, club con cui ha vinto praticamente tutto, ha aggiunto che i giovani “sono attratti da Tik Tok e allenano i pollici” sulle tastiere.

La crisi dello sport quindi affonda le radici anche nella mancanza di ragazzi che giochino a calcio, che non suscita più l’appeal di un tempo. Infatti fino agli anni Novanta, pur con poche infrastrutture, erano tanti quelli che rincorrevano un pallone per strada, nei parchi e negli oratori. In questi ultimi, ove i campetti erano spesso in terra battuta, i talent scout osservavano quei ragazzi intrisi di polvere e sudore, per scovare i più bravi e avviarli alle scuole calcio.

Calcio italiano in crisi: investire su giovani talenti e infrastrutture. Come uscirne fuori.

Ragazzi giocano in strada (foto di Moosa Moseneke da Unsplash)

In quei campetti hanno iniziato a giocare Gianni Rivera e Marco Tardelli, rispettivamente vicecampione e campione Mondiale, l’uno nel 1970 e l’altro nel 1982. Rivera, peraltro, è stato il primo italiano a ricevere il Pallone d’oro, assegnato nel 1969 da France football. Anche Alessandro Bastoni e Giacomo Raspadori, ambedue in Nazionale maggiore, sono nati calcisticamente in oratorio, diventando poi campioni d’Italia, rispettivamente, nel 2021 e quest’anno.

I giovani non hanno fame di calcio

Aurelio De Laurentis, presidente del Napoli neo-campione d’Italia, ha dichiarato al Corriere dello Sport che “siamo responsabili dell’allontanamento dei giovani da questo sport estremamente vecchio”. Ragazzi che “non hanno fame di calcio, sono viziati e attaccati ai telefonini”, ha dichiarato al Sole 24 Ore Totò Schillaci, capocannoniere ai Mondiali del 1990. Fulvio Collovati, opinionista e campione Mondiale nel 1982, ha ribadito a Radio Marte che “i club devono tornare a puntare sui vivai, non potendo acquistare calciatori costosi”.

“Questo problema esiste da anni, ora è solo più grande”, ha affermato Roberto Mancini durante un convegno all’Università La Sapienza di Roma. Il coach della nostra Nazionale ha aggiunto che “abbiamo difficoltà nel trovare talenti e se un giovane ha qualità deve poter giocare, sbagliare e avere nuove chance”.

Pantaleo Corvino, direttore tecnico del Lecce, in un’intervista a La Stampa ha individuato nell’assenza d’infrastrutture il motivo della crisi di giovani nel calcio. Lui, talent scout di successo, ha precisato che “si è persa quella grande palestra che era la strada e non abbiamo strutture per formare calciatori. Oggi ci sono tante discipline e non si improvvisano più partitelle nel verde o sull’asfalto”. Ha aggiunto che i club, cui la Federazione non ha imposto di dotarsi di impianti e neppure di destinare parte del fatturato ai vivai, considerano il “settore giovanile un costo, non un investimento”. 

Calcio italiano in crisi: investire su giovani talenti e infrastrutture. Come uscirne fuori.

Scuola calcio per ragazzi (foto di Adrià Crehuet Cano da Unsplash)

Uscire dalla crisi investendo su giovani e infrastrutture

Ai nostri giovani calciatori va invece offerta l’opportunità di formarsi “in casa”, per consentire alla Nazionale maggiore di tornare in vetta. Infatti, dei neo-campioni d’Europa under 19, solo in 4 hanno assaggiato il palcoscenico della Serie A. Possibilità che va concessa anche agli azzurrini under 20, vice-campioni ai Mondiali dello scorso giugno nella finale vinta dall’Uruguay, così come al crescente movimento calcistico femminile.

Le aspettative su vivai e infrastrutture sono, quindi, risposte nel disegno di legge S. 581 che, accanto a forme di azionariato popolare nelle società sportive, intende creare scuole per formare giovani atleti. Inoltre il provvedimento prevede premi per le società che rinnovano le infrastrutture, nonché l’obbligo di partecipazione a ogni gara di almeno 10 atleti formati in Italia.

Un segno positivo arriva dalla Toscana: proprio lo scorso 19 luglio la Fiorentina ha presentato il nuovo centro sportivo, costato 110 milioni di euro. Sviluppato su 25 ettari, ha 10 campi di allenamento e uno come scuola di formazione: con quell’infrastruttura è stato fatto un passo in avanti per uscire dalla crisi di giovani e risultati che sta soffocando il nostro calcio.

 

 

 

Condividi su:
Paolo Maria Pomponio

Paolo Maria Pomponio

Laureato in giurisprudenza, con Master in "Sicurezza, coordinamento interforze e cooperazione internazionale" e in "Comunicazione e media", ho lavorato nel privato e nel pubblico. Appassionato di calcio, che ho praticato, tendo all’ascolto e a un approccio alle cose con una visione d’insieme.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici