Il problem solving è un modo di approcciare alla risoluzione dei problemi in maniera creativa, costruttiva ed efficace. Esistono varie teorie, tutte convergenti su un punto: la gestione proattiva dell’ostacolo. Il problem solving è stato applicato, con successo, anche alle terapie per la gestione del diabete di tipo 2.

Problem solving: concetti generali

Come definire un problema? Un problema nasce da un conflitto interiore con il mondo esterno: istanze di ragioni inespresse, esigenze non rappresentate. Risolvere un problema significa letteralmente scioglierlo, ovvero privarlo di tutti gli elementi critici, per giungere ad una conclusione semplice e lineare.

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Il problem solving è una competenza trasversale (ovvero non primaria), molto richiesta nel mondo del lavoro. Punta a risolvere i problemi in ottica proattiva, visualizzando obiettivi da raggiungere in maniera efficace, piuttosto che ostacoli da superare con enorme sforzo. Al cuore delle strategie di problem solving si trova la gap analysis (ovvero analisi delle barriere, dei vuoti). La gap analysis consente di paragonare l’attuale situazione (che viviamo o che dobbiamo risolvere) a quella ideale, che vorremmo vivere o gestire, per capire su quali aree intervenire. La natura del gap è la barriera da superare per risolvere il problema.

Alcune teorie e metodi di problem solving

Esistono diversi approcci al mondo del problem solving. I principali sono tre. Uno è il metodo STAR, che punta a identificare più soluzioni. Star è l’acronimo dei verbi inglesi stop, think, act, review (fermati, pensa, agisci, rivedi la situazione). Approvato da numerosi counselors, questo metodo invita a riflettere con ponderazione sulla situazione critica (stop), ad analizzarla valutandone pro e contro (think), ad agire (act) per risolvere il problema e a ripensare, in ottica costruttiva (review), alla soluzione attuata.

Il secondo metodo è la SWOT Analysis. SWOT è l’acronimo inglese di Strenghts, Weaknesses, Opportunities and Threats (punti di forza, punti di debolezza, opportunità e minacce). Questa tecnica di analisi e risoluzione dei problemi, molto nota e utilizzata in ambito politico ed economico, consiste nell’analizzare un problema incasellando gli elementi che lo compongono in una matrice, i cui cardini sono rappresentati dai quattro elementi descritti. Il sistema permette di classificare elementi interni ed esterni alla situazione contingente, individuando ciò che è utile o non utile al conseguimento dell’obiettivo.

Il terzo metodo è definito propriamente Problem Solving Training (PST), applicato anche in ambito psicoterapeutico e medico. La tecnica PST prevede sei passaggi: identificazione e definizione del problema; ricerca di soluzioni creative; esame delle possibili conseguenze; scelta della soluzione; scomposizione della soluzione in passi realizzabili; valutazione dell’efficacia della scelta intrapresa. I medici applicano questa tecnica alle terapie quotidiane, cui sottopongono i pazienti. Le terapie vengono somministrate attraverso sessioni di giochi di ruolo, di brainstorming, di rimodellamento della personalità.

Il problem solving applicato al controllo del diabete: lo studio dell’Università di Torino

Le tecniche di problem solving sono applicate anche in ambito medico, non soltanto in psicoterapia. Uno studio dell’Università di Torino, condotto condotto dal Dipartimento di Salute Pubblica e Microbiologia e pubblicato sul sito dell’American Diabetes Association, ha dimostrato che un approccio problem-solving alle terapie per il diabete di tipo 2 ha portato a risultati positivi, in termini di consapevolezza e approccio alla malattia. Lo studio è stato condotto su 120 pazienti diabetici per cinque anni. 56 pazienti sono stati sottoposti a un tipo particolare di terapia di gruppo; altri 56 hanno continuato a ricevere assistenza singolarmente. L’innovativa terapia di gruppo consisteva in incontri periodici, tenuti ogni tre mesi da un’equipe composta da medici e psicologi. Una volta definiti gli obiettivi da raggiungere, sono stati somministrati tre questionari, uno dei quali era dedicato a strategie di problem solving da applicare alla malattia.

L’induzione al ragionamento critico serviva per far prendere consapevolezza ai pazienti del peso che ha la componente decisionale nel controllo della malattia. Il percorso “euristico” verso la soluzione del problema comprendeva il raggiungimento di obiettivi, quali: avere uno stile di vita sano, evitare cibi glicogeni, prendere coscienza di un miglioramento gestibile in autonomia, dagli stessi pazienti.

Il risultato è stato positivo e favorevole nei confronti di coloro i quali si erano sottoposti alla terapia di gruppo. La conoscenza della patologia e i livelli di problem solving sono aumentati e migliorati, rispetto ai pazienti seguiti in incontri one-to-one.

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Donatella Bruni

Donatella Bruni

Mi occupo di economia, lavoro e società, con uno sguardo alle dinamiche del lavoro, ai consumi e ai cambiamenti della società (fisica e digitale). Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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