Negli ultimi cinquant’anni, le vie di Ibiza hanno fatto da passerella a una moda libera  ed ecologica. La moda Adlib, tipica ibizanca, nasce, infatti, nel 1971 quando l’isola era di dominio hippy, strizzando già l’occhio a quella che poi è diventata la sfida ambientale odierna, al quale ormai nessuno si può più sottrarre.

Ibiza è l’emblema di come un territorio possa incrementare la sua industria grazie al lavoro artigianale locale, utilizzando materie prime senza intaccarle chimicamente e offrendo, così, prodotti etici e ecosostenibili. I tessuti naturali si assemblano allo stile tipico del territorio, creando abiti che gridano al mondo quel senso di libertà che si mischia alla natura, per ritornare a essere un tutt’uno con essa. Inoltre la sostenibilità si traduce anche nel lavoro svolto delle donne dell’isola che, grazie a questa moda, in passato non solo hanno trovato la loro dipendenza economica, ma hanno fatto dell’Adlib una filosofia di portata mondiale.

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L’ Isla Blanca si fa così portatrice di un messaggio di speranza per influenzare piccole scelte in un settore così importante come quello tessile che possono fare una grande differenza a tutela dell’ambiente che ci circonda.

Adlib donna natura

Adlib: la moda ibizenca sostenibile da oltre cinquant’anni

Adlib è sinonimo di freschezza e comodità. Questa filosofia veste le sue donne con pizzi, cappelli di paglia, borse con fiori e merletti, espadrillas e tessuti naturali lavorati grezzi, per far sentire  l’essenza della natura sulla propria pelle.

Il tradizionale abbigliamento ibizenco è emerso col suo animo ribelle in contrasto agli abiti austeri imposti all’epoca dal regime spagnolo di Francisco Franco ed è stata la principessa jugoslava Smilja Mihailovitch a promuovere per prima questa tendenza, affascinata da quello stile che risaltava la bellezza naturale delle donne, nella loro autenticità e libertà individuale. Adlib , infatti, prende il nome dall’espressione latina ad libitum ovvero “Vestiti come vuoi, ma con stile”.

Il suo tratto distintivo è il colore bianco, come le case dell’isola, che negli ultimi anni ha però lasciato spazio a colori più sgargianti e allegri. Le fibre di lino e cotone lavorati artigianalmente richiamano a un concetto di moda che vuole aprire le porte a un consumo meno industrializzato e più consapevole: la filosofia del marchio Eticology ne è il massimo esempio.

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Il caso Etikology: l’etica ecologica legata alla moda

Il marchio è alla guida della missione sostenibile della moda Adlib, creando consapevolezza nei consumatori del settore utilizzando materie prime di provenienza tracciabile, in nome della trasparenza . I colori utilizzati sono a base di fiori e piante privi di cloro, OGM tossici, chimici e coloranti sintetici. Il “made in Ibiza” punta a un impatto minimo sull’ambiente usufruendo, inoltre, di lavoratori locali, curandosi anche delle loro condizioni di lavoro che devono essere sicure e con salari dignitosi. Etikologi difende la causa Adlib, creando una moda ecologica che richiami all’attenzione l’importanza di un consumo responsabile, senza privarsi di stile e buon gusto e senza compromettere il benessere delle generazioni future.

Geckos: primo marchio ibizenco sostenibile per bimbi

Altro esempio è quello di Geckos, marchio fondato sul concetto di economia circolare. Questo brand raccoglie vecchi vestiti per creare le nuove collezioni impattando positivamente sia sul settore industriale sia sull’ambiente, grazie alla diminuzione di abiti che finiscono nelle discariche.

Geckos spiana la strada ad una moda sostenibile che si prende cura dei bambini e del territorio, creando indumenti con tessuti naturali come la cultura Adlib insegna: cotone, lino e cupro sono i protagonisti di questa moda realizzata nelle botteghe locali dell’isola garantendo un abbigliamento etico dalle fantasie uniche e tipiche di Ibiza.

La moda ci ha abituati al concetto di Fast Fashion in cui la norma sono compere online su siti a basso prezzo, senza sapere però che queste aziende utilizzano all’incirca il 4% dell’acqua potabile del pianeta. Il settore della moda infatti rappresenta la seconda industria per inquinamento dopo il petrolio e con la più alta intensità di elettricità al mondo, dato che non utilizza fonti rinnovabili.

Secondo la Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite, inoltre, il settore tessile mondiale è responsabile del 20% dello spreco globale dell’acqua, producendo il 10% di CO2 nel mondo. Per non parlare dell’uso smisurato di pesticidi, l’intensificazione delle piantagioni di cotone e dell’enorme produzione di rifiuti.

Ibiza fronteggia tutto questo, cercando nel suo piccolo, tra le sue atmosfere selvagge, di richiamare l’attenzione sulla natura, vestendoci dei suoi stupendi colori e ricordandoci di far parte di un pianeta meraviglioso da proteggere.

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Laura Corona

Laura Corona

Aspirante giornalista laureata in Lettere. Scrivo di Cultura e Lifestyle collaborando con BuoneNotizie.it, grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista

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