Ai mondiali di atletica paralimpica, disputati a Nuova Delhi dal 27 settembre al 5 ottobre, l’Italia ha conquistato un risultato storico. Sono state 11 le medaglie ottenute, di cui ben 7 d’oro, che hanno portato la squadra azzurra all’ottavo posto nel medagliere globale. Dietro ai numeri c’è tanto altro: un racconto di resilienza, determinazione e orgoglio nazionale.

In un contesto spesso trascurato dai media tradizionali, gli atleti paralimpici italiani hanno dimostrato che lo sport può essere uno strumento di trasformazione sociale e personale. Vediamo insieme quali sono queste storie che dovrebbero renderci orgogliosi.

Marco Cicchetti e il tris di medaglie ai mondiali di atletica paralimpica

Tra i protagonisti assoluti di questi mondiali di atletica paralimpica c’è Marco Cicchetti, che ha conquistato tre medaglie. Oro e primato continentale nel salto in lungo con la misura di 6,97 metri. Bronzo nei 100 metri con il crono di 11.46 secondi. Primo posto e record europeo nei 200 metri chiusi in 23 secondi.

La sua storia è quella di un atleta che ha saputo reinventarsi dopo essere nato con una malformazione al piede (piede torto congenito), trasformando la sua disabilità in forza. Cicchetti non è solo un campione sportivo, ma anche un simbolo di rinascita e determinazione, capace di ispirare chiunque affronti situazioni difficili.

Carlo Calcagni doppio oro ai mondiali di atletica paralimpica

Altro nome che ha lasciato il segno è quello di Carlo Calcagni, medaglia d’oro nei 400 metri con il crono di 59.91″ che gli vale anche il primato mondiale. L’azzuro ha replicato la vittoria nei 100 metri chiusi in 14.80 secondi, confermandosi dopo il titolo iridato dell’anno precedente.

Ex ufficiale dell’esercito Italiano, pilota di elicotteri, paracadutista durante le missioni Onu, nel 2002, la sua vita è cambiata per sempre. Da quel momento Calcagni convive con una malattia neurodegenerativa causata da esposizione a metalli pesanti. La sua partecipazione ai mondiali di atletica paralimpica è stata un inno alla vita e alla volontà di superare ogni limite.

Assunta Legnante e Arjola Dedaj: potenza e visione oltre il buio

Assunta Legnante, già oro paralimpico, ha confermato il suo talento nel getto del peso, conquistando il sesto oro iridato della sua carriera. L’azzurra ha prevalso sulle avversarie con la misura di 14,44 metri.  Un’altra medaglia, quella di bronzo, è stata conquistata da Arjola Dedaj nel salto in lungo, con il balzo di 4,41 metri, a seguito di un nullo e di un infortunio al tendine che non le ha permesso di effettuare ulteriori salti.

Nonostante la cecità, causata da un glaucoma congenito per la prima e da una retinite pigmentosa per la seconda, Assunta e Arjola hanno saputo mantenere una carriera ai massimi livelli, diventando punti di riferimento per lo sport inclusivo. La loro presenza a Nuova Delhi ha rafforzato il messaggio che la disabilità non è un ostacolo, ma una condizione da cui può nascere grandezza.

I mondiali di atletica paralimpica come leva di cambiamento

Questi mondiali di atletica paralimpica non sono stati solo una competizione, ma un’occasione per riflettere sul ruolo dello sport nella costruzione di una società più equa e inclusiva. Le storie degli atleti italiani dimostrano che dietro ogni prestazione c’è un percorso umano fatto di sacrifici, sogni e rinascite.

Queste storie danno voce a chi spesso resta invisibile. A Nuova Delhi l’Italia non ha solo vinto medaglie: ha mostrato al mondo che il vero traguardo è l’inclusione.

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Antonio dei Nobili

Sono Antonio dei Nobili, ragazzo ipovedente e aspirante giornalista pubblicista. Sono originario della Puglia, ma da alcuni anni vivo a Milano. Ho la passione per la scrittura dai tempi delle scuole medie. Le mie passioni non si limitano alla scrittura, amo tanto lo sport e la musica rock, entrambi sono parti fondamentali della mia vita. Attualmente scrivo per Buonenotizie.it e frequento i corsi di Giornalismo costruttivo.

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