Siamo abituati a considerare il corallo e le barriere coralline come qualcosa di esotico, di lontano dalle coste italiane ed europee. Eppure, i fondali dei nostri mari ne sono pieni da sempre.

Corallo, parola dall’etimologia incerta (c’è chi sostiene derivi dal greco Koraillon, letteralmente “scheletro duro”, chi dall’ebraico goral, ossia la pietra utilizzata per gli oracoli) suscita ancora oggi varie suggestioni, oltre a evocare immenso fascino. Sembrano piante ma in realtà sono animali e formano particolari strutture colorate lunghe centinaia di chilometri in grado di ospitare nel loro habitat il 25% degli organismi marini. Ecco perché rappresentano delle specie da proteggere attraverso severe leggi. Sempre più spesso si sente parlare di FRA, Fisheries Ricovery Areas, zone in cui proibire la pesca di fondo con l’obiettivo di ripristinare la biodiversità e ripopolare gli stock sovrasfruttati, oppure di intensificare l’attività di educazione ambientale per sensibilizzare gli addetti ai lavori sull’importanza di praticare una pesca sostenibile.

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Tutela del corallo in Italia

Lungo le coste italiane è diffuso il Corallium Rubrum, più noto come corallo rosso del Mediterraneo.

Poiché il Rubrum non è un corallo di barriera, l’estrazione di questa specie non è legata all’emergenza della scomparsa delle barriere coralline. Inoltre, nel Mediterraneo sono state adottate delle misure molto restrittive in ottemperanza a quanto previsto dalla GFCM, Commissione generale della pesca nel Mar Mediterraneo (organismo FAO) che rendono la pesca sostenibile nel tempo ed ecocompatibile con l’ambiente marino. Per esempio, è proibita la pesca a profondità inferiori ai 50 metri, non si possono estrarre rami di corallo dal diametro inferiore a 7 mm e l’unico attrezzo che consente la raccolta è la picozza. Le autorità locali possono implementare solo misure più stringenti rispetto a quelle previste dalla GFCM.

Alla scoperta del corallo in Italia

Quali sono in Italia i luoghi legati alla pesca sostenibile e alla lavorazione artigianale del corallo?

Torre del Greco (NA), Campania

Se c’è un luogo che più di altri può essere ricondotto all’arte della lavorazione del Corallium Rubrum è Torre del Greco. È qui che, già nel 1878, fu istituita la Scuola per la lavorazione del corallo, divenuta Istituto statale d’arte circa 90 anni dopo e aggregata all’Istituto d’Istruzione Superiore “Francesco Degni” nel 2009. Il complesso oggi ospita al primo piano il Museo del Corallo, vera chicca per gli appassionati di artigianato e delle tecniche di lavorazione di questa straordinaria risorsa.

museo del corallo in Italia

Sono ancora numerosi i laboratori presenti a Torre del Greco e tanti i nomi delle famiglie che si tramandano l’abilità manuale. È il caso dei Scognamiglio e della loro Casco, che da oltre 150 anni propone gioielli personalizzati coniugando la qualità ed il design dell’artigianato italiano.

A Torre del Greco ha sede anche Assocoral, l’Associazione Nazionale dei Produttori di Corallo, impegnata nella tutela della risorsa, nello sviluppo e nel marketing delle aziende e nella promozione all’estero dei prodotti.

Sciacca (AG), Sicilia

Solo a Sciacca, invece, si lavora la specie rossa-aranciata, l’unica in Italia diversa dal Rubrum. Il Consorzio Corallo Sciacca è depositario del marchio collettivo di tutela “Corallo di Sciacca” registrato presso il Mistero dello Sviluppo Economico. Il suo obiettivo è valorizzare l’eccellenza dell’artigianato locale che trova massima espressione nell’antica arte della lavorazione del corallo, rivendicandone lo stretto legame con il territorio.

consorzio corallo di Sciacca

Alghero (SS), Sardegna

Per l’elevata presenza nei suoi fondali, il litorale algherese viene chiamato Riviera del Corallo. Anche qui, oggi, la tecnica della pesca utilizzata in passato mediante l’utilizzo di reti che sradicavano i coralli danneggiando l’ecosistema dei fondali è stata sostituita con la pesca ad immersione.  Quest’ultima, praticata con l’impiego di una piccozza solo 25 volte all’anno tra maggio e ottobre a profondità non inferiori agli 80 metri, è poco invasiva e sottoposta a controlli molto rigidi.

Attorno al 1950 ad Alghero nacque la Scuola del Corallo. Oggi la sua longeva tradizione è preservata dalla Sezione del Corallo dell’Istituto Statale d’Arte, unica in Italia oltre a quella di Torre del Greco. L’arte della lavorazione del corallo e la sua bellezza sono celebrate anche nella città sarda in un museo dedicato, sito all’interno di Villa Costantino.

corallo in italia

Quello alla scoperta del corallo in Italia è un viaggio straordinario. Un’immersione profonda nelle tradizioni dell’antica arte della sua lavorazione che consente oggi ai numerosi estimatori di acquistare gioielli prodotti secondo criteri sostenibili ed ecocompatibili.

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Mariarita Persichetti

Mariarita Persichetti

Laureata in Management con una tesi in marketing territoriale. Viaggio, scrivo, fotografo e degusto formaggi. Su Buonenotizie.it parlo di progetti sostenibili e innovativi nel turismo, cultura gastronomica e mondo. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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