Il 23 agosto, alle ore 14:33, la sonda indiana Chandrayaan-3 è atterrata sulla Luna. Dopo Unione Sovietica (Russia), Stati Uniti e Cina, l’India è il quarto Paese del mondo ad essere sbarcato sul corpo celeste, ma il primo a toccare il suolo della zona circumpolare meridionale.

“Questo momento non ha precedenti – ha affermato il primo ministro indiano Narendra Modi, in video collegamento dal Sud Africa per il XV vertice dei Brics – Questo momento è il grido di vittoria di un’India sviluppata. Questo momento è il trionfo della nuova India”.

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Lo sbarco della sonda indiana ha segnato soprattutto l’inizio di una multipolarità effettiva, ad opera di un Paese che dalla sua indipendenza ad oggi, non si è mai inserito nello scontro ideologico tra “blocchi”, rappresentando da sempre il Sud del Mondo “non allineato”.

La corsa allo spazio e lo scontro tra superpotenze

La corsa allo spazio fu senza dubbio uno dei volti che assunse la Guerra fredda tra Urss e Stati Uniti d’America, nel secondo dopoguerra. Uno degli aspetti che stimolava maggiormente le due superpotenze fu, infatti, quello legato all’affermazione della supremazia scientifica e tecnologica.

La sfida modernizzatrice attraversava la contesa ideologica e la supremazia di una superpotenza sull’altra avrebbe contribuito a decidere le sorti del miglior sistema sociale (capitalista o socialista) agli occhi del mondo. Almeno inizialmente fu l’Unione Sovietica ad affermare la propria forza e ad ottenere vittorie di un certo peso.

Basti pensare che il 4 ottobre 1957 l’Urss mandò in orbita il primo satellite artificiale. Il 12 aprile 1961 fu la volta invece del primo uomo nello spazio, ossia del sovietico Jurij Gagarin, cui seguì qualche anno dopo, l’invio della prima donna, Valentina Tereškova. Infine, nel marzo 1965, il sovietico Aleksej Leonov fu il primo uomo ad effettuare una passeggiata spaziale.

Prima della sonda indiana, il Programma Apollo e la missione cinese Shenzhou 5

La risposta degli Stati Uniti non si fece però attendere. Il presidente John Kennedy, durante la seduta del Congresso del 25 maggio 1961, dichiarò che entro la fine del decennio l’obiettivo dell’America sarebbe stato quello di mandare il primo uomo sulla Luna.

Si diede così inizio al Programma Apollo, che durò dal 1961 al 1972. E se il 16 luglio 1969 Neil Armstrong fu il primo uomo a posare piede sulla Luna, l’11 dicembre 1972 Harrison Smith fu il dodicesimo e ultimo uomo a toccare la superficie del corpo celeste.

Da allora le missioni spaziali sono continuate dando risultati di minor impatto, ma sicuramente di grande importanza. Una data altrettanto importante è quella del 15 dicembre 2003, quando Yang Liwei fu il primo astronauta cinese ad andare in orbita con la missione spaziale cinese Shenzhou 5. La Cina raggiungeva così le due storiche superpotenze della Guerra fredda, testimoniando, al contempo, di essere la nuova superpotenza con cui fare i conti.

Chandrayaan-3, prima sonda indiana a dare voce al Sud del Mondo

In questo segmento storico in evoluzione si situa lo sbarco sulla Luna della sonda indiana Chandrayaan-3. Evento che acquista grande importanza anche in chiave simbolica, soprattutto osservando la storia della nazione indiana. Agguantare lo spazio, del resto, ha da sempre rappresentato per l’uomo il raggiungimento dell’età adulta, almeno negli ultimi secoli.

Tuttavia, tale ambizione restava prerogativa delle superpotenze, le quali erano le uniche in grado di poter riuscire ad affrontare la contesa, disponendo di risorse, conoscenze e arsenali tecnologici in grado di competere. Possedere quest’ultimi due fattori in particolare, manifestava implicitamente la validità del sistema di sviluppo di un Paese.

Non a caso nelle Relazioni internazionali dell’immediato dopoguerra, si iniziò a formare la “teoria dei Tre mondi”. Al Primo mondo appartenevano i Paesi del blocco occidentale liberal-capitalista ad alta modernizzazione. Al Secondo, i Paesi del blocco orientale socialista (di cui era parte anche la Cina), a modernizzazione “alternativa”. Infine, nel 1952, l’economista francese Alfred Sauvy coniò la definizione di Terzo mondo, di cui facevano parte quei Paesi che non rientravano nei primi due, sia dal punto di vista ideologico che da quello economico e tecnologico.

La sonda indiana e il riscatto del Terzo mondo

Ebbene, l’India era parte di quei Paesi che rifiutavano l’appartenenza al Primo, così come al Secondo mondo. Aspetto, questo, che la portò ad essere tra i membri fondatori del Movimento dei Paesi non allineati. Ossia, quei Paesi che non si sentivano ideologicamente parte dei blocchi contrapposti o, semplicemente, che non volevano esserne influenzati.

Dietro le parole di orgoglio del presidente Modi occorre saper leggere questa “alterità” voluta e riaffermata. Alterità che ha da sempre portato l’India a voler stare al passo con i tempi in maniera autonoma, distinta.

Il richiamo del presidente alla fase dell’Amrik Kall, che nell’astrologia vedica disegna un momento di congiunzione astrale particolarmente favorevole, esemplifica al meglio questa volontà di riscatto fondato sulle tradizioni profonde di una civiltà millenaria. Questa chiave interpretativa, e non più quella ideologica, fa comprendere appieno l’era del multipolarismo politico e “spaziale” appena inaugurata da Nuova Delhi.

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Diego B. Panetta

Diego B. Panetta

Giurista con specializzazioni in campo notarile, societario e canonistico. Accanto alle norme, una grande passione per la retta filosofia, senza la quale codici e leggi possono ben poco. Autore di tre libri, collabora inoltre con riviste specializzate e testate online, tra cui BuoneNotizie.it.

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