Un vecchio adagio recita: “Il tempo è denaro”. Benjamin Franklin lo scriveva, aggiungendo: “La persona che guadagna 10 scellini al giorno e se ne va a spasso, o sta seduto a far niente per metà della giornata, ha letteralmente buttato via 5 scellini”. La frase sembra inoppugnabile, ma viene un dubbio: è davvero così?

Forse, il miglior modo per rispondere è fare una prova. Siete pronti? Bene, cominciamo!

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  1. Calcolate più o meno quante ore avete lavorato, in una settimana tipo, l’anno scorso.
  2. Sommate quante settimane avete lavorato, in un anno, e quanto avete guadagnato in tutto.
  3. Calcolate il vostro salario orario medio dividendo il totale guadagnato per il numero di ore lavorate.

Fatto? Adesso, fate partire, nella vostra playlist di riferimento, la canzone che preferite, e ascoltatela per un minuto. Se siete come la stragrande maggioranza delle persone che hanno partecipato ad un recente studio, è probabile che non vi siate goduti la canzone come normalmente vi succede.

Infatti, quando 400 persone hanno ascoltato la loro canzone preferita seguendo i tre passaggi di cui sopra, hanno dichiarato un livello di soddisfazione significativamente più basso del gruppo di controllo che non era stato sottoposto a questa sorta di priming monetario. Trasformare il tempo in denaro, insomma, tende ad aumentare in modo significativo la sensazione di impazienza e stress, nonché la percezione, paradossale alla prova dei fatti, di avere meno tempo a disposizione.

L’evidenza scientifica è infatti unanime nel mostrare come, nel corso degli ultimi decenni, il tempo libero sia di fatto aumentato in genere, insieme alla ricchezza media delle persone (in USA come in Europa). Ciò che è andato accentuandosi, semmai, è l’identificazione del tempo col denaro, che ha avuto l’effetto di aumentare la salienza dell’impazienza, spesso non sorretta dalla realtà sottostante.

Come riuscire a conciliare le nostre percezioni con la vita reale, dunque? Cominciate a dare tempo al tempo!

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Luciano Canova

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