La paura di volare – o aviofobia, o aerofobia – è una delle forme di ansia più diffuse nel mondo occidentale. Secondo i risultati di un sondaggio realizzato da Eurodap, 7 italiani su 10 avrebbero paura di volare.

Questa fobia tuttavia può essere superata con alcuni accorgimenti. Ne abbiamo parlato con il Dott. Alberto Maccabruni, psicologo e psicoterapeuta cognitivo comportamentale specializzato in attacchi di ansia e mindfulness.

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Perché secondo lei molte persone hanno paura di volare? Da quali fattori è causata questa fobia?

Partiamo dal presupposto che raramente nasce la paura del volo tout-court, ma emerge per lo più nelle persone che non hanno mai volato. Molti di loro hanno timore dell’aereo perché è qualcosa di nuovo, che non conoscono e quindi hanno paura dell’ignoto.

Tutti gli altri soggetti aviofobici hanno timore di alcuni aspetti in particolare. Alcuni vivono una sorta di claustrofobia, la paura degli spazi chiusi, soprattutto perché al loro interno la persona non ha nessun tipo di controllo sulla situazione, in quanto non può uscire dal mezzo. Altri hanno paura di stare male. Le persone che hanno pensieri paurosi rispetto al volo temono di poter avere crisi d’ansia o attacchi di panico. Altri ancora sono diffidenti. Non si fidano innanzitutto dei piloti, dei quali non conoscono la preparazione. In seconda battuta, non hanno fiducia neanche nelle hostess e negli steward, che, sebbene siano preparati a qualsiasi difficoltà, a volte, per stress o per disattenzione, potrebbero non essere accomodanti con le persone che hanno paura.

Quali sono i momenti che spaventano di più i passeggeri? Quali comportamenti possono avere in quei momenti?

Solitamente le persone hanno paura in due situazioni: prima di salire sull’aereo, nelle ore o nei giorni precedenti al volo, oppure a bordo. Ad oggi, comunque, il 90% delle persone che volano nonostante la paura, riferiscono di avere maggiore timore prima del volo. I timori a bordo possono essere causati da diversi fattori. Ad esempio, guardando fuori dal finestrino si può avere una percezione per nulla rassicurante di sé nello spazio. Oppure interpretare in modo disfunzionale comportamenti del personale di bordo, quali spostamenti più o meno veloci delle hostess e degli steward, o i consueti annunci dei piloti, che, se non sono perfettamente chiari, possono produrre paure importanti.

Si possono poi interpretare in modo erroneo una serie di rumori che non si conoscono. Ad esempio, se viene abbassata la potenza dei motori perché si è raggiunta la quota, chi ha paura di volare potrebbe pensare che l’aereo stia per cadere.”   

In che modo si può intervenire per superare la paura di volare?

Esistono fondamentalmente due tipi di strategie; il primo tipo consiste nell’allenare la propria capacità di spostare l’attenzione. Infatti il problema nasce quando si dà troppo peso a una serie di pensieri, che non sono delle realtà, ma che, per la persona, lo possono diventare facendo vivere una reale sensazione di pericolo. A fronte di ciò, la cosa che funziona sempre è allenare la capacità di spostare l’attenzione dai pensieri negativi, leggendo un libro, ascoltando musica, parlando con il vicino di sedile oppure facendo un piccolo esercizio di rilassamento.

L’altro tipo di strategie comprende prevalentemente le tecniche di rilassamento messe a punto e utilizzate dagli psicologi. Esse, tuttavia, hanno lo svantaggio di non dare alla persona quello che invece è reputato ancora più importante, cioè la capacità di gestire i propri pensieri, senza farsene dominare. La scienza ci dice che alcune tecniche sono più efficaci, come quelle di natura cognitivo-comportamentale. Ad esempio la mindfulness è una strategia di elezione che, se applicata bene, può dare ottimi risultati. In seconda battuta si possono utilizzare le strategie derivate dalla ACT (Acceptance and Commitment Teraphy). Sono tecniche di terapia cognitivo-comportamentale di terza generazione, che lo psicologo sceglie in base alla persona che ha davanti. Sono tecniche di diffusione, di presa di distanza dai pensieri, di riconoscimento dei pensieri stessi, di gestione dei sintomi fisici (che di solito sono il battito del cuore accelerato e l’accelerazione del respiro)”.

Potrebbe raccontare una storia di rinascita?

Francesco è venuto da noi come extrema ratio. Aveva una forte compromissione: oltre ad avere la paura di volare, non utilizzava nessun mezzo di trasposto, al di fuori dell’auto, che doveva guidare lui. Ha lavorato su sé stesso con le nostre tecniche per tre anni; noi l’abbiamo seguito in ogni momento di questo percorso: passo dopo passo ha cominciato a utilizzare tutti i mezzi di trasporto, fino a che siamo arrivati, in un volo di gruppo, a prendere l’aereo. Quest’uomo, dopo tanti anni, è anche riuscito a fare il viaggio di nozze con la moglie, che lo ha sempre supportato in tutto il percorso.

Per saperne di più: lalibertadivolare.it

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Giulia De Giacinto

Giulia De Giacinto

Giulia De Giacinto. Appassionata di Motorsport, in particolare di Formula 1; mi piace raccontare le sue connessioni con la sostenibilità e storie di grande ispirazione. Attualmente scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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