La possibilità di essere colpiti da alcune malattie come, ad esempio, quelle cardiovascolari, dipende da molti elementi, i cosiddetti “fattori di rischio”. Alcuni sono lì dalla nascita e non possono essere cambiati, altri dipendono dall’ambiente e dai comportamenti quotidiani. Tra genetica e stile di vita esiste un equilibrio complesso che di frequente delinea il confine tra salute e malattia. Conoscere questa sottile linea di demarcazione, significa riuscire ad entrare in possesso di nuove soluzioni, spesso determinanti, a favore di corrette terapie o di mirate campagne di prevenzione.

Attenti al benessere personale e dell’ambiente, gli italiani sono sempre più orientati verso scelte alimentari consapevoli. L’aumento di vegani, vegetariani e flexitariani – semi-vegetariani che prediligono il consumo di alimenti vegetali limitando così il consumo di carne – ha suscitato interesse da parte della comunità scientifica internazionale che, da alcuni anni, si è impegnata a comprendere quali possano essere gli effetti di questi stili alimentari sulla salute.

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Il progetto “Moli-sani”, studio epidemiologico iniziato nel 2005 coinvolgendo circa 25.000 cittadini residenti in Molise per conoscere i fattori ambientali e genetici alla base delle malattie cardiovascolari e dei tumori, ha oggi trasformato un’intera regione italiana in un grande laboratorio scientifico, offrendo risposte ai ricercatori di tutto il mondo. “Conoscere oggi quanto siano diffuse alcune patologie per cause strettamente alimentari – afferma la dottoressa Licia Iacoviello, vicepresidente SINU e Direttore del Dipartimento Epidemiologia e Prevenzione dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli – e quanto gli interventi siano efficaci nel ridurne l’incidenza, significa poter affrontare meglio, un domani, quella che potrebbe essere una vera e propria emergenza sanitaria“.

Abbassare l’età biologica, uno strumento di prevenzione

Lo studio Moli-sani, portato avanti dal Dipartimento di Epidemiologia e prevenzione dell’I.R.C.C.S. (Istituiti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) Neuromed di Pozzilli in provincia di Isernia, l’8 giugno ha presentato al XLIII Congresso Nazionale della SINU, Società Italiana di nutrizione Umana, una ricerca che ha messo in correlazione stili alimentari che prevalentemente prediligono sostanze di derivazione vegetale, con un indice di invecchiamento biologico.

Secondo i dati rilevati dall’ISTAT con il censimento permanente della popolazione e delle abitazioni 2018-2019 e i dati Eurostat 2020, l’Italia è uno dei Paesi più longevi d’Europa e del mondo. Gli anziani sono circa 13 milioni, con un’aspettativa di vita per le donne di 84,4 anni e di 79,7 anni per gli uomini. L’età cronologica però non sempre corrisponde a quella fisiologica e cioè a quel patrimonio personale che non coincide necessariamente con gli anni anagrafici, ma è la manifestazione della qualità biologica del corpo in generale.

L’invecchiamento è un processo fisiologico, un dato di fatto, caratterizzato dalla progressiva alterazione degli organi e delle loro funzioni. “Partendo dal presupposto che nulla si può fare per modificare l’età cronologica o anagrafica  di un individuo – continua Iacoviello -, molto possiamo invece per modificare quella biologica. I tempi e i modi con cui sopraggiunge l’invecchiamento dipendono in gran parte dalle abitudini di vita, dagli stili alimentari e dall’ambiente, oltre che, evidentemente, da fattori genetici.”

Per quanto incanutire rimanga un processo ineluttabile, fare attività fisica, dormire un numero adeguato di ore, evitare stress prolungati, coltivare i propri interessi, non fumare o consumare eccessivamente alcol, possono sicuramente rallentare e contrastare il naturale processo di invecchiamento cronologico.

Invecchiare in buona salute con alimenti vegetali salutari

Motivazioni etiche ed ecologiste hanno oggi trasformato gli stili alimentari di buona parte della popolazione che si è gradatamente allontanata dalla dieta Mediterranea che limita il più possibile gli alimenti processati. L’aumento della richiesta di un’alimentazione per lo più a base vegetale, priva quindi di carne e pesce, ha fatto sì che, tra gli scaffali dei supermercati, si riescano a trovare quantità di prodotti trattati industrialmente e quindi sottoposti a processi di estrazione, purificazione o alterazione, generando alimenti conosciuti oggi con termine di “cibi ultraprocessati” come, tra gli altri, zuppe pronte, veg-burger, succhi di frutta, merendine, bibite gasate e cibi precotti. In una giornata, a volte senza esserne consapevoli, si rischia di assumere svariate porzioni di alimenti poveri di fibre e ricchi di zuccheri, partendo dalla colazione per finire con la cena, innescando un circolo vizioso che mina costantemente il benessere del nostro organismo.

I ritmi di vita estremamente frenetici di oggi – conclude la dottoressa Iacoviello – portano, soprattutto i giovani, ad essere esposti a cibi preconfezionati e facili da preparare e consumare. Il progetto che abbiamo portato avanti nello studio Moli-sani, analizzando dati relativi ad oltre 4mila persone con due modelli alimentari pro-vegetariani sia salutari (naturali) che non salutari (processati), ci dicono che una corretta alimentazione è fatta scegliendo cibi freschi o minimamente lavorati. I cibi processati o trasformati risultano invece dannosi per la salute comportando altresì un sostanziale incremento di malattie a carico del sistema circolatorio, neurologico ed oncologico

 

 

 

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Florinda Ambrogio

Florinda Ambrogio

Laureata in Scienze e Tecniche Psicologiche con specializzazione in Scienze Forensi, amo la cronaca tanto quanto la narrativa. Da sempre impegnata per portare l'attenzione sui sempre attuali temi della crescita personale. Il cassetto mi piace riempirlo fino all'orlo di sogni che sostituisco non appena diventano realtà. Aperta al cambiamento solo se porta a migliorare.

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