Gli italiani che soffrono di insonnia sono 13,4 milioni secondo le rilevazioni dell’Associazione Italiana Medicina del Sonno (Aims), 6 milioni dei quali sono affetti da un disturbo del sonno cronico. In Italia la legislazione non ha ancora riconosciuto l’insonnia come un disturbo vero e propri0; per questo motivo il 27 giugno, a Roma, si è tenuto un policy brief allo scopo di ottenere dalla politica un cambio di rotta: riconoscere l’insonnia come una patologia cronica e invalidante. Tra le cure per combattere i disturbi del sonno, in campo farmacologico è arrivato un nuovo medicinale sembra rappresentare un rimedio all’insonnia alternativo ai sonniferi di vecchia generazione.

L’insonnia cronica è una patologia

L’insonnia è una condizione che si manifesta in vari modi: difficoltà ad addormentarsi la sera, svegliarsi nel cuore della notte o troppo presto al mattino senza riuscire a riprendere sonno. Tra le cause più comuni, laddove il disagio non sia il sintomo di una patologia primaria, figurano stress, ansia e depressione.

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Se il problema con il sonno perdura meno di tre mesi gli esperti parlano di insonnia acuta, mentre se il disturbo oltrepassa questo tempo l’insonnia è da considerarsi cronica. Nel caso di quest’ultima, secondo l’Aims è necessario parlare di una vera patologia.

Un tavolo di lavoro per migliorare l’assistenza sanitaria

Durante il Policy brief sull’insonnia medici, rappresentanti della ricerca e delle società scientifiche, coordinati da Luigi Ferini Strambi, direttore del Centro di Medicina del Sonno del San Raffaele di Milano, hanno messo in evidenza le lacune dell’assistenza sanitaria nazionale.

Nella stesura del Policy Brief abbiamo sottolineato come la mancanza di linee guida nazionali,  di un percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA) ed una scarsa attività di informazione incidano molto sul corretto trattamento dell’insonnia cronica“, ha specificato Stefano Vella, epidemiologo e professore di Salute Globale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Le ore di sonno mancate si traducono in problemi di salute non banali. L’insonnia è infatti associata a malattie cardiovascolari e metaboliche, a diabete, disturbi dell’umore, depressione e ansia. Tra costi diretti e indiretti si calcola che la spesa pubblica per l’insonnia raggiunga i 30 miliardi di euro ogni anno.

L’incontro si è concluso con una serie di raccomandazioni rivolte ai decisori politici; prima fra tutte, la necessità di prevedere disposizioni per diagnosticare l’insonnia e assistere le persone che ne sono affette: chi ne soffre ha diritto a cure, servizi e prestazioni a carico del servizio sanitario nazionale.

Insonnia: i rimedi più efficaci

Come riporta l’Aims, i rimedi più appropriati per curare l’insonnia sono due: i trattamenti farmacologici e la terapia psicologica cognitivo-comportamentale per l’insonnia (Cognitive-Behaviour Treatment for Insomnia – CBT-I).

Le linee guida europee affermano che il CBT-I sia da ritenersi l’intervento di prima linea per il disturbo dell’insonnia cronica; tuttavia, l’Aims indica come attualmente l’offerta clinica di tale terapia sia scarsa, a favore del ricorso ai medicinali. In un contesto dove il trattamento farmacologico è ancora nettamente predominante, un nuovo farmaco regolatore dell’orexina, un rimedio all’insonnia che agisce diversamente rispetto ai farmaci ipnotico-sedativi.

Daridorexant, un regolatore dell’orexina

Daridorexant, da poco disponibile anche in Italia, è il principio attivo alla base del farmaco in grado di regolare l’orexina (o ipocretina), un neurotrasmettitore prodotto dall’ipotalamo la cui funzione principale è la regolazione dello stato sonno-veglia.

Luigi Ferini Strambi, in un’intervista al portale saluteh24.com spiega il funzionamento del medicinale: “Daridorexant agisce sull’orexina inibendone il funzionamento poiché si lega ai suoi due recettori. Il grosso vantaggio di questo farmaco è la sua emivita ottimale di otto ore: questo vuol dire che impedisce il funzionamento dell’orexina per un periodo di tempo coincidente con il sonno. Al mattino l’orexina ricomincia a funzionare e di conseguenza il farmaco non dà sedazione dopo il risveglio“. Il farmaco agisce in modo diverso rispetto ai sonniferi tradizionali: mentre questi ultimi potenziano il sonno, Daridorexant blocca la veglia.

Le differenze con i sonniferi di vecchia generazione

Simona Spampinato, medico specialista in farmacologia clinica, in un suo articolo sul portale sifweb.org, parla delle differenze riguardo agli effetti collaterali tra Daridorexant e sonniferi classici, cioè benzodiazepine e farmaci Z.

I sonniferi tradizionali, sostiene Spampinato, possono produrre effetti collaterali fastidiosi perché “possono causare alterata coordinazione motoria (facilitare le cadute, difficoltà a concentrarsi) e alterazione del pensiero“. Altro aspetto sfavorevole è che le benzodiazepine promuovono l’insorgenza di un sonno profondo a discapito della fase REM, importante per il riposo del cervello. Ne consegue che, al risveglio, chi ne ha fatto uso lamenti stanchezza e sonnolenza. Questi farmaci, inoltre, “possono indurre dipendenza, tolleranza, e riduzione progressiva del loro effetto farmacologico”.

Un rimedio diverso per combattere l’insonnia?

Il Daridorexant, invece, sembra essere un rimedio all’insonnia più sicuro, oltre a garantire una qualità migliore del sonno. Scrive Spampinato: “Gli studi clinici effettuati con Daridorexant su una popolazione compresa tra 65 e 85 anni hanno dimostrato che il farmaco riduce il tempo necessario ad addormentarsi e il numero di risvegli durante il sonno. Il medicinale risulta ben tollerato e gli eventi avversi riportati, come nasofaringite e mal di testa, sono stati di grado lieve”.

Daridorexant promuove sia le fasi di sonno profondo che REM, replicando ciò che avviene in un sonno normale. La specialista aggiunge che “Daridorexant non ha effetti sulle capacità di coordinazione motoria […] Uno studio recente ha escluso il rischio che il Daridorexant possa essere usato come sostanza d’abuso anche alle dosi più alte testate”.

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Carlotta Mantovani

Carlotta Mantovani

Mi sono laureata in filosofia per cercare di comprendere il fondamento dei fenomeni. Questo interesse si è poi veicolato verso la dimensione morale, portandomi a cercare di analizzare le questioni inerenti la società e le nuove tecnologie. Vorrei fornire un’informazione capace di abbracciare questi temi prospettando anche soluzioni alla complessità della realtà. Da qui la scelta del giornalismo costruttivo. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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