La demenza senile è una malattia degenerativa che colpisce l’encefalo. Si tratta di uno squilibrio cronico e progressivo, che porta a una perdita delle capacità intellettive nel tempo. Si presenta in età senile, solitamente dopo i 65 anni. La causa è ancora molto difficile da identificare e può variare di caso in caso. I sintomi iniziali della demenza senile possono includere problemi di memoria, difficoltà a concentrarsi, problemi di linguaggio e impossibilità nel completare le attività quotidiane.

Quando si parla di cura, generalmente si fa riferimento a quelle palliative, al fine di migliorare la qualità della vita del malato, riducendo il livello di sofferenza e dolore. Sono importanti le attività che promuovono la stimolazione mentale e fisica: leggere, giocare a giochi di società, fare attività artistiche e attività fisica. Una buona notizia arriva dall’Istituto Metropolitano di Geriatria e Gerontologia di Tokyo: prendersi cura di un amico a quattro zampe può davvero salvare la vita.

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Demenza senile: le diverse forme della malattia

Con il termine demenza senile, in sostanza, non si identifica di preciso nessuna patologia ma ci si riferisce a un insieme di sintomi, dovuti a un decadimento cognitivo. A tal proposito si distinguono due forme di demenza, in base all’esordio sintomatologico: reversibile o irreversibile. I deficit rientrano nelle forme reversibili della malattia, ovvero sono secondari a malattie o disturbi a carico di altri organi o apparati. Di conseguenza, il deterioramento cognitivo regredisce trattando in modo adeguato e tempestivo queste cause e la persona può tornare al suo livello di funzionalità precedente, rappresentano una piccola percentuale. Le forme irreversibili, invece, sono quelle più diffuse e si distinguono in forme primarie e secondarie.

Le prime sono di tipo degenerativo, tra cui rientra la malattia di Alzheimer, che si manifesta con un progressivo deterioramento delle funzioni cognitive, la demenza fronto-temporale, che colpisce principalmente la parte frontale e laterale del cervello e causa anormalità del comportamento, della personalità, del linguaggio e del movimento, infine la demenza a corpi di Lewy, una perdita progressiva della funzione mentale, caratterizzata dallo sviluppo di corpi di Lewy nelle cellule nervose. Nelle secondarie, invece, rientra la demenza vascolare, ovvero la perdita di tessuto cerebrale e avviene a seguito di ischemia, una riduzione dell’afflusso di sangue al cervello e conseguente ictus o infarto cerebrale. La maggior parte delle demenze ha un percorso progressivo e irreversibile ed è attualmente curabile ma non guaribile.

Il cane è la medicina migliore contro la demenza negli anziani: lo studio

Secondo uno studio condotto dall’Istituto di geriatria e gerontologia di Tokyo, prendersi cura di un cane riduce del 40% il rischio di soffrire di demenza senile in vecchiaia. Lo studio ha esaminato circa 11 mila soggetti di età compresa tra i 65 e gli 84 anni che hanno partecipato volontariamente a un’indagine epidemiologica condotta dal governo della capitale giapponese, assieme a un team di ricercatori che ha esaminato la percentuale di persone che hanno sviluppato la demenza tra il 2016 e il 2020.

Da questo studio è emerso che per le persone che si occupano di un cane, il rischio di sviluppare la malattia è dello 0,6%, nei possessori di gatti il rischio è dell’1 %: ciò significa una riduzione del 40% della possibilità di sviluppare la demenza senile. Accudire un cane aiuta a mantenere l’abitudine all’esercizio fisico giornaliero e, di conseguenza, aumenta le opportunità di condivisione e inclusione sociale, fattori che contribuiscono a mantenere i soggetti attivi e dediti alla cura di sé e dell’amico a quattro zampe.

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Mina Del Nunzio

Mina Del Nunzio

Mina Del Nunzio, laureata in scienze della comunicazione e dell'informazione con master in copywriting. Lavoro come blogger e copywriter aziendale. Collaboro con buonenotizie.it e partecipo al laboratorio di giornalismo per diventare pubblicista.

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