Il riscaldamento globale è una minaccia sempre più grave per il pianeta, tanto da aver ottenuto il nome di “crisi climatica”. L’estate del 2022 è stata in Europa la più calda mai registrata secondo il Global Climate Highlights 2022 di Copernicus.

Le cause del surriscaldamento globale sono attribuibili alle attività umane, soprattutto all’emissione di gas serra nell’aria. I fenomeni climatici sono sempre più estremi e frequenti, le specie animali cambiano il loro comportamento migratorio e riproduttivo per adattarsi al mutamento. Tra le conseguenze dirette della crisi climatica ci sono anche rischi per l’uomo: siccità, carestie, diffusione di parassiti e pericoli per la salute.

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In alcuni soggetti la crisi climatica causa “ansia climatica” o “ecoansia“: un disagio psicologico caratterizzato da angoscia e disperazione per il futuro dell’ambiente segnato o negato dagli effetti dei cambiamenti climatici. Per combattere questo problema si può evitare la sovraesposizione mediatica e ricorrere al sostegno psicologico di un professionista, ma ognuno ha la responsabilità di impegnarsi concretamente per il sostegno dell’ambiente. Associazioni come il WWF promuovono al governo strategie di adattamento al cambiamento climatico per salvaguardare gli ecosistemi a rischio e la conversione della produzione energetica in fonti energetiche rinnovabili. Accanto alle azioni del governo, ogni individuo può cambiare il proprio stile di vita per diminuire i danni ambientali.

BirthStrike, sciopero delle nascite, tra le risposte

Nel 2050, secondo l’ONU, ci saranno 10 miliardi di umani e l’impatto sul clima sarà insopportabile. Una delle risposte al problema è il movimento BirthStrike, letteralmente sciopero delle nascite, per cui coloro che vogliono avere figli ma hanno deciso di non averne per aiutare l’ambiente.

Come racconta Blythe Bepino, musicista britannica, che ha fondato nel 2019 il movimento: “Un paio di anni fa ho incontrato il mio partner di cui sono profondamente innamorata e con lui ho sentito il desiderio di avere dei figli. Ero arrivata a quel punto della mia vita in cui molti dei miei amici avevano dei figli e all’improvviso mi è sembrata una bella idea. Parallelamente a questo crescente desiderio di maternità è però aumentata anche la mia consapevolezza delle sfide climatiche che stiamo vivendo“.

Il BirthStrike rientra nel ChildFree, termine inglese per definire le persone che per scelta non hanno figli. Il fattore ambientale è un motore in più rispetto ai DINK – Double Income No Kids: acronimo inglese che fa riferimento alle coppie che rinunciano ad avere bambini per dedicarsi alla carriera professionale.

Avere un figlio in meno permette di ridurre le emissioni di CO2

Non usare la macchina consente un risparmio di 2,4 tonnellate di CO2 l’anno, non prendere un volo transatlantico 1,6 tonnellate ed essere vegetariano 0,8 tonnellate l’anno. Non avere figli però è la soluzione più impattante. A dirlo è uno studio dei ricercatori dell’università svedese di Lund, che dimostra che avere un figlio in meno significa risparmiare in media 58,6 tonnellate di emissioni di CO2”, risultato paragonabile a “684 adolescenti che fanno un riciclaggio completo per il resto della loro vita”: ossia non produrranno alcun rifiuto per l’intera durata della loro esistenza.

Molti altri studi sono stati fatti sull’argomento, tra cui “Reproduction and the carbon legacies of individuals”, a cura di Paul Murtaugh e Michael Schlax della Oregon State University, che tiene in considerazione le emissioni di Co2 di ogni bambino e dei suoi discendenti.

In un video su Instagram la politica statunitense Alexandria Ocasio-Cortez si chiede se vada ancora bene avere figli all’epoca dei cambiamenti climatici. Il suo intervento attribuisce validità a questa domanda: non sarà questo a salvare il mondo ma l’importante è che se ne parli.

Riduzione di CO2 ma invecchiamento della popolazione

Il BirthStrike è una delle possibilità per aiutare l’ambiente riducendo le emissioni, ma può anche incrementare il problema sociale dell’invecchiamento della popolazione, causato dalla riduzione delle nascite. Secondo le stime Istat, nel 2021 si sono registrate l’1,3% in meno di nascite rispetto il 2020 e quasi il 31% in meno rispetto il 2008. La differenza è del 60% rispetto all’apice del Baby Boom negli anni ’50-’60.

Uno studio Ocse sostiene che nel 2030 la quota di popolazione di ultra sessantenni passerà da 1 miliardo (2020) a 1,4 miliardi. Entro il 2050, la popolazione mondiale di persone di 60 anni è destinata a raddoppiare raggiungendo i 2,1 miliardi. Possibile soluzione è la politica cinese sul controllo delle nascite, che qualche anno fa limitava la procreazione nelle famiglie a un unico figlio e oggi a tre.

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Alice Pietrella

Alice Pietrella

Sono una webmaster freelance specializzata nella realizzazione siti web con codice CSS ( webopera.it )e un'aspirante giornalista iscritta al percorso dell'associazione italiana di giornalismo costruttivo. Scrivo di Italia e società nei settori del Made in Italy e dello spettacolo. Visita il mio sito web: alicepietrella.it

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