Ventitré anni fa veniva istituita la Giornata della Memoria, in ricordo del popolo ebraico deportato nei campi di concentramento dal regime nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Nonostante le iniziative commemorative abbiano il merito di riportare l’attenzione sul più grave crimine mai commesso nella storia, alcuni genocidi sono passati in sordina e altri si verificano ancora oggi. È compito della collettività far sì che nelle coscienze di tutti sia sempre forte l’obbligo morale di condanna nei confronti di tali atti, proprio come la Giornata della Memoria insegna.

Il significato della Giornata della Memoria

Perché si parla di Shoah e meno di altri genocidi? Per il modo in cui – per la follia di un solo uomo – il popolo ebraico è stato preso di mira, torturato e sterminato. Si parla di genocidio quando il risultato di un singolo evento di massacro è l’eliminazione parziale o totale di un gruppo.

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Il termine olocausto ha origini greche e significa “bruciato interamente”, in ebraico è stato tradotto con Shoah che vuol dire catastrofe. Anche la semantica arriva dritta al cuore.

Tra il 1933 e il 1945, furono 17 milioni le vittime dei campi di sterminio: oltre a 6 milioni di ebrei, furono deportate le popolazioni slave delle regioni occupate nell’Europa orientale e nei Balcani, neri europeiprigionieri di guerra sovietici, oppositori politici, minoranze etniche come rom, sinti e jenisch, gruppi religiosi come testimoni di Geova e pentecostali, omosessuali e portatori di handicap.

Foibe: un massacro a lungo ignorato

Qualche anno fa Simone Cristicchi ha portato in teatro le sofferenze inflitte agli esuli istriani subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Nelle terre perse dall’Italia, l’Istria e la Dalmazia, il regime comunista di Tito ordinò una sorta di pulizia etnica nei confronti della popolazione italiana rimasta. In molti furono costretti ad abbandonare le proprie terre (più di 300mila esuli), altri furono deportati e, altri ancora (si stima circa 11mila) furono gettati vivi nelle foibe (inclusi bambini), strette cavità carsiche tipiche del territorio istriano-dalmata.

Fino a poco tempo fa chiunque osasse ricordare la questione era considerato fascista, lo stesso Cristicchi venne accusato di esserlo. Ma non si può accettare un crimine solo perché a commetterlo è stato qualcuno che ne ha combattuto un altro (Tito ebbe un ruolo importante nella lotta all’invasore nazista e contro i fascisti italiani e croati).

Ricordare anche altri episodi di violenza a danno di gruppi etnici o politici non vuol dire sminuire la tragedia causata da Hitler o l’importanza della Giornata della Memoria. Sminuire un massacro o una violenza estrema solo per il fatto di non essere considerabile genocidio va contro ogni logica o insegnamento che potremmo ricavare dal significato della Giornata della Memoria.

Il 30 marzo 2004 è stato istituito il Giorno del ricordo, per commemorare le vittime delle foibe.

Altri genocidi e massacri in Europa: holodomor e armeni. Che non cadano nell’oblìo

Per la Giornata della Memoria è stata scelta la data del 27 gennaio, che coincide con la liberazione di Auschwitz per mano dell’esercito sovietico nel 1945. Proprio la Russia, il Paese che con il suo gesto contribuì alla fine della guerra in Europa, è lo stesso che 77 anni dopo, con il feroce attacco all’Ucraina, l’ha riportata sul suolo del vecchio continente dopo un periodo di pace.

Holodomor

Dopo la prima guerra mondiale Stalin avviò nell’ex URSS una politica di industrializzazione di massa. Per velocizzare questo processo  in Ucraina, nazione prevalentemente agricola, provocò una carestia che causò milioni di morti. Nel 2003 il parlamento ucraino ha riconosciuto l’Holodomor come genocidio, criminalizzandone la negazione tre anni dopo. Ogni anno viene commemorato il quarto sabato di novembre e, dopo l’attacco russo, la celebrazione è ancora più densa di significato. Segno che, le tensioni tra Russia e Ucraina, hanno forse radici ben più profonde e radicate nella storia.

Nel 2008 anche il Parlamento Europeo riconosce l’Holodomor come genocidio.

Genocidio degli Armeni

L’Armenia, storicamente contesa tra impero russo e impero ottomano, tra il 1915 e il 1919 fu teatro del primo genocidio moderno. I Turchi temevano che l’esercito armeno potesse allearsi con quello sovietico, rivale. In realtà le ragioni sono molto più profonde e riconducibili anche a motivi religiosi (gli armeni sono cristiani, i turchi musulmani).

Il governo turco ancora oggi si rifiuta di riconoscere il genocidio ai danni degli armeni. Questa è una delle cause di tensione tra Unione europea, Vaticano e Turchia.

La magistratura considera gesto anti-patriottico il riconoscimento del genocidio armeno e punisce con la reclusione chiunque ne parli in pubblico.

Per far sì che questa storia non cada nell’oblìo, Antonia Arslan pubblica La Masseria delle Allodole.  Il romanzo racconta la storia di un gruppo di armeni deportato in Anatolia a seguito dei rastrellamenti organizzati dal partito dei Giovani Turchi.

Leggi anche:

Il ruolo della scuola per ricordare le vittime della Shoah

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Mariarita Persichetti

Mariarita Persichetti

Laureata in Management con una tesi in marketing territoriale. Viaggio, scrivo, fotografo e degusto formaggi. Su Buonenotizie.it parlo di progetti sostenibili e innovativi nel turismo, cultura gastronomica e mondo. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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