Nella giornata di martedì 21 marzo, allo Stadio Olimpico di Roma è stata scritta una pagina di storia del calcio e dello sport femminile in generale. A vedere la partita valida per i quarti di finale di Women’s Champions League sono accorse, infatti, ben 39.454 persone facendo registrare un nuovo record.

Questa grande notizia ci spinge ad interrogarci su quali sono le dinamiche che hanno reso possibile questo exploit, in uno sport fino a qualche tempo fa completamente invisibilizzato e negativamente influenzato da stereotipi di genere che ritenevano le donne incapaci di praticarlo.

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Nel 2015 la svolta del calcio femminile

L’anno zero per il calcio femminile in Italia è considerato da molti il 2015, periodo in cui la FIGC approva un programma di crescita e sviluppo di questa disciplina con l’obiettivo dichiarato di “invertire la rotta rispetto al ritardo accumulato nel confronto internazionale.” In pratica, ciò che cambia davvero le carte in tavola è la creazione della sezione femminile all’interno dei club professionistici italiani maschili. Nascono così la Juventus Women, l’AC Roma femminile, la Fiorentina Women e tante altre squadre dai nomi importanti che cambiano completamente il volto della serie A.

L’aumento esponenziale di capitale e di visibilità dati dagli sponsor e dai contratti televisivi, il miglioramento delle strutture di allenamento e organizzative contribuiscono a creare un campionato sempre più competitivo e seguito. Questo soprattutto grazie all’arrivo di giocatrici internazionali ma anche dal fatto che molti talenti nostrani – attratti dal miglioramento della situazione – decidono di rimanere o di tornare.

Mondiale 2019, un cambio culturale

La vera svolta avviene sicuramente con il Mondiale del 2019 dove l’Italia, al di là di ogni pronostico, riesce ad arrivare fino ai Quarti di finale. Durante la competizione le azzurre riescono nella difficile impresa di entrare nelle case e nei cuori degli italiani. Le 5 partite trasmesse dalla Rai sono viste da ben 24.41 milioni di telespettatori. L’engagement sui social raggiunge apici mai sperimentati prima e Panini deicide di dedicare un album di figurine alla competizione. L’incremento del numero di richieste di iscrizione presso le scuole di calcio femminile è da record, raggiungendo il 40%.

L’impatto culturale però va al di là di qualsiasi numero e si incarna soprattutto nella nascita di nuove icone sportive femminili come Sara Gama e Barbara Bonansea e nella veicolazione di messaggi positivi sia sulle capacità sportive legate al genere femminile sia a proposito di valori fondamentali come lo spirito di gruppo, la forza di volontà e la coesione.

Alla fine della competizione, sarà proprio la capitana Gama, davanti al Presidente Mattarella a sottolineare l’importanza della lotta all’uguaglianza iscritta nell’Articolo 3 della Costituzione e a ricordare che “per fare voli ancora più grandi e portare l’Italia in cima al Mondo sarà necessario avere a disposizione mezzi che fino ad ora ci sono mancati.

Nel concreto, nel periodo subito dopo il Mondiale, la sfida ruota tutta intorno ad una richiesta precisa: il professionismo, ovvero un inquadramento giuridico che garantisca alle atlete uno stipendio migliore, tutele in caso di maternità ed infortuni e una pensione. Solamente a luglio 2022 l’obiettivo viene centrato e quello in corso è il primo campionato di serie A in cui le partecipanti si possano definire calciatrici a tutti gli effetti.

Presente e futuro

Dopo un Europeo 2022 un po’ deludente nei risultati ma che ha visto un’attenzione mediatica e di pubblico comunque molto alta, il presente ritrova una nazionale capace di qualificarsi per i Mondiali di quest’estate e l’AC Roma che affronta il Barcellona nei quarti di finali in una competizione europea così prestigiosa come la Women’s Champions League.

Tutto quello che è successo finora, non rende il movimento di certo soddisfatto perché ben consapevole che la vera uguaglianza sarà conquistata solamente con la sostenibilità economica, l’aumento di investimenti e visibilità mediatica insieme allo scardinamento sempre più profondo di tutti quelli stereotipi che ancora vedono una bambina che calcia un pallone come un’eccezione.

In altre parole quindi sembra che il futuro del calcio femminile passi inevitabilmente per la sua capacità di farsi percepire normale e allo stesso tempo altro e diverso da quello che per ora è indiscutibilmente la norma, ovvero il calcio maschile.

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Camilla Valerio

Camilla Valerio

Mi piace scrivere di diritti, sport, attualità e questioni di genere. Collaboro con il Corriere del Mezzogiorno e scrivo per BuoneNotizie.it grazie al progetto formativo realizzato dall'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo.

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