Gli animali varcano le porte del carcere per i percorsi di riabilitazione dei detenuti e la loro presenza all’interno delle strutture detentive è ormai considerata un’efficace forma di risocializzazione, tanto da diventare anche una possibilità lavorativa per i soggetti in espiazione di pena. In Italia come all’estero ha vinto il concetto che l’interazione con gli animali ha sia benefici terapeutici che funzioni educative. 

Rapporto uomo-animale: un valore terapeutico a doppio senso

Accarezzare un quattrozampe abbassa la pressione sanguigna, favorisce la produzione di endorfine, serotonina e prolattina – gli ormoni associati al benessere al piacere e alla felicità – e aumenta il senso di armonia, riduce stress e aggressività, rafforza il sistema immunitario e facilita le relazioni sociali.

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Lo sanno bene i numerosi detenuti sia in Italia che all’estero che, grazie a specifici progetti di riabilitazione, hanno avuto la possibilità di relazionarsi con gli animali migliorando la qualità della vita all’interno del contesto carcerario rendendo meno gravoso il disagio mentale dovuto alla reclusione.

Il beneficio non è a senso unico. “L’ossitocina, l’ormone delle coccole, viene rilasciata non solo negli esseri umani, ma anche negli animali“, lo dice al quotidiano tedesco Frankfurter Rundschau Andrea Beetz, psicologa che ha lavorato per oltre quindici anni nel campo degli IAA -Interventi Assistiti con gli Animali – e che insegna presso il Dipartimento per l’Educazione Speciale di Rostock e il Dipartimento di Biologia Comportamentale di Vienna.

L’interazione uomo-animale presenta importanti valenze emozionali, cognitive, formative, assistenziali e terapeutiche che vanno promosse, tutelate e valorizzate all’interno della società. Per portare a eccellenza tali valenze si ritiene indispensabile promuovere un rapporto uomo-animale che sia equilibrato e consapevole, caratterizzato da reciprocità e corretta espressione etologica nel rispetto delle specifiche individualità“. Questo si legge all’art. 2 della Carta Modena: Carta dei valori e dei principi sulla Pet Relationship, che nel 2022 ha visto la partecipazione dei massimi esponenti, esperti ed Enti in materia di relazione uomo-animale e dei diritti da salvaguardare di entrambe le parti.

Animali e detenuti: vite connesse, un aiuto reciproco

Nel penitenziario di Poarta Alba, il secondo più grande della Romania e che comprende al suo interno un’unità ospedaliera per detenuti con problemi psichiatrici, «con il progetto “Vite connesse” di Save the Dogs and Other Animals abbiamo voluto portare beneficio sia agli animali che alle persone fragili dei territori dove l’organizzazione opera – racconta Sara Turetta, Founding President presso Save the Dogs and other Animals e autrice del libro “I cani, la mia vita” – nella convinzione che il destino di chi vive ai margini della società sia unito dalla medesima mancanza di diritti. Solo tenendo tutto insieme è possibile rendere il mondo un posto migliore».

Dopo anni di detenzione, la maggior parte dei detenuti ha difficoltà a svolgere anche le più semplici attività quotidiane, con un calo dell’autostima e dell’autocontrollo. “Vite connesse”  è un progetto innovativo, e ha come obiettivo quello di migliorare la vita dei detenuti e degli animali bisognosi che non hanno nessun altro che possa aiutarli. «Attraverso gli Interventi Assistiti con Asini, ad esempio, – continua Turetta – viene offerta ai detenuti un’opportunità di socializzazione e di partecipazione alla comunità e, al tempo stesso, gli equini salvati beneficiano delle cure dei detenuti»

Favorire il miglioramento dell’autocontrollo, della stima e della fiducia in sé stessi sviluppando l’empatia, sono gli obiettivi specifici degli interventi. «Durante gli incontri preliminari di pianificazione – conclude Sara Turetta – , si è rilevato anche un grande interesse da parte dei detenuti nei confronti dei numerosi cani e gatti randagi che vivono nel carcere. Partendo da questo coinvolgimento, sono state messe a punto attività capaci di motivarli alla cura e alla compassione verso gli animali, l’ambiente e la comunità. I detenuti hanno realizzato oggetti con materiali di recupero per cani e gatti che sono stati donati alle persone più bisognose della comunità e alle famiglie dei detenuti durante le visite in carcere».

Gatti randagi in carcere: un’operazione win-win

Per combattere il randagismo felino, nell’Istituto di pena Pendleton Correctional Facility, nello stato americano dell’Indiana, gli attivisti per i diritti degli animali dell’organizzazione Animal Protection League hanno deciso di dare vita al programma F.O.R.W.O.R.D. (Felines and Offenders Rehabilitation with Affection, Reformation and Dedication) portando i gatti dei rifugi fuori dalle loro gabbie e tra le braccia dei prigionieri.

Questo speciale programma offre la possibilità ai detenuti di occuparsi dei gatti randagi altrimenti destinati all’eutanasia, dando loro tutto quello di cui necessitano. La possibilità di prendersi cura di qualcuno che dipenda interamente da loro, ha generato eccellenti risultati: la maggior parte dei detenuti mantiene una buona condotta perché ha trovato un amico sincero che li ha fatti uscire dalla routine carceraria, amico che, il più delle volte, porteranno con sé una volta reinseriti nel contesto sociale. Un ottimo strumento di riabilitazione per far sì che, durante il periodo di detenzione, le persone imparino il concetto di responsabilità ricevendo, nel contempo amore e attenzioni.

Considerevoli sono gli esempi anche nello Stivale: nella casa circondariale del carcere di Bollate, a Milano con il progetto “Cavalli in carcere”, ad esempio, si formano i detenuti per attività di scuderia e con il programma “Cani dentro e fuori”, organizzato dal Dipartimento veterinario dell’Università Statale di Milano, si preparano le persone recluse a diventare dog sitter professionisti e nel contempo si educano i cani randagi per l’adottabilità.

Anche nella Casa circondariale di Velletri, a Roma, è stato portata avanti un’iniziativa chiamata “Cani qui dentro?” dove l’incontro di due entità emarginate dalla società – pitbull agggressivi e detenuti – crescono, si rieducano a vicenda e si danno forza.

In tutte queste attività di formazione si seguono diligentemente le “Linee Guida Nazionali in materia di Iaa”, tutelando gli animali da eventuali situazioni stressogene, grazie a continui monitoraggi con visite cliniche e comportamentali. Progetti di riabilitazione che vedono insieme detenuti, guardie penitenziarie e associazioni di volontari uniti con lo scopo di risocializzare e comunicare, vedendo, negli animali, un’opportunità rieducativa dal valore inestimabile.

 

 

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Florinda Ambrogio

Florinda Ambrogio

Laureata in Scienze e Tecniche Psicologiche con specializzazione in Scienze Forensi, amo la cronaca tanto quanto la narrativa. Da sempre impegnata per portare l'attenzione sui sempre attuali temi della crescita personale. Il cassetto mi piace riempirlo fino all'orlo di sogni che sostituisco non appena diventano realtà. Aperta al cambiamento solo se porta a migliorare.

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