Un fenomeno che potrebbe avere un’ottima ripercussione sull’economia meridionale è il south working: il rientro dei dipendenti meridionali dalle aziende del Nord o estere nella propria terra di origine lavorando da remoto. Sulla base dei dati Movimprese, le aziende che offrono servizi per lo sviluppo di attività digitali in Italia sono cresciute del 37% negli ultimi dieci anni soprattutto grazie alla forte spinta del Mezzogiorno d’Italia.

Nel Secondo Dopoguerra, a seguito del primo investimento per dotare il Sud delle infrastrutture di base, arriva l’industrializzazione. Quell’intervento di natura “esogena” incentrato più sulla quantità dell’offerta che sulla sua qualità, avrebbe sottostimato le condizioni differenti dei territori che formano il Meridione, le caratteristiche antropologiche di quanti li abitano e le loro diversificate esigenze sociali. Per questa ragione, nell’illusione di usare una leva potente in grado di ridurre in breve tempo il gap accumulato dal Sud in termini di Pil, l’offerta si sarebbe configurata diversa rispetto alla domanda.

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Mezzogiorno d’Italia: la questione del calo della popolazione

Come sottolinea l’indagine di Randstad, il south working può essere un rilancio per il Sud Italia, che negli ultimi anni andrà incontro a un calo della popolazione superiore alla tendenza nazionale: si stima che entro il 2030 gli abitanti tra 20-64 anni si ridurranno dell’11% nel Mezzogiorno rispetto al -6,7% italiano.

La ricerca mostra che questo andamento è dato non solo da fattori demografici ma soprattutto dai diversi flussi migratori interni legati alla ricerca di lavoro qualificato. Nello specifico, sono state analizzate oltre 1 milione e 420mila offerte di lavoro pubblicate sui principali siti di ricerca online tra il 2019 e il 2021 e le proposte lavorative provenienti dal Mezzogiorno d’Italia sono state solo l’8% del totale rispetto al 78% al Nord e il 14% al Centro.

Ecco perché, proseguendo nella direzione dello smart working, il Sud Italia potrebbe beneficiarne, sviluppando nuove posizioni lavorative ed evitando la cosiddetta fuga di cervelli.

Il progetto Southworking – lavorare dal Sud: le nuove prospettive

Bisogna poi distinguere il fenomeno south working, il rientro dei dipendenti meridionali al Sud tramite il lavoro da remoto, con il progetto Southworking, che nasce a marzo 2020 a Catania, con l’obiettivo di colmare il divario economico, sociale e territoriale tra Nord e Sud, tra aree industrializzate e marginalizzate del Paese, attraverso un processo di riattivazione dei territori tradizionalmente periferici.

Elena Militello, ricercatrice palermitana, fondatrice e presidente del progetto mira al raggiungimento di obiettivi aziendali, evitando però i classici orari di ufficio e la timbratura ad un momento prestabilito della giornata. Inoltre, è per lei importante implementare spazi aperti di lavoro – presìdi di comunità – dove poter fare rete rimanendo nel Meridione.

Un ulteriore principio del progetto Southworking è quello del “give back”: una volta tornati alla base, si sviluppa uno scambio di informazioni in termini di cultura, usi e costumi di quanto appreso altrove, così da invertire il processo di adattamento e apprendimento per un Mezzogiorno d’Italia pronto ad intraprendere un nuovo ciclo.

Lo smart working ha stravolto lo scenario lavorativo in Italia: il 77% delle aziende lo ha adottato e il 46% dei dipendenti è disponibile a lavorare da remoto: in questo senso secondo Elena Militellosi può cominciare ad immaginare un mondo diverso rispetto a quello di ieri grazie alla tecnologia e al lavoro “agile”. Un mondo nel quale alle persone sia consentito di trasferirsi al Sud dove la qualità della vita è più alta rispetto ai costi, non dovendo rinunciare alla propria posizione lavorativa”. La SVIMEZ, Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, nel 2020 ha sviluppato un dato molto significativo: circa 100.000 dipendenti hanno usufruito del lavoro da remoto.

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Vincent Truppo

Vincent Truppo

Tra i miei focus principali, abbattere gli stereotipi che talvolta non danno la possibilità di conoscere realmente chi ci circonda, la definizione del termine stereotipo rappresenta appieno il mio lavoro. Con enorme piacere collaboro con BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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