Trasportare con navi-cisterne mille litri di acqua dolce (1 metro cubo) da Torre del Greco all’isola di Ventotene costa circa 14 euro. Il costo dell’acqua desalinizzata al metro cubo è di 2-3 euro. Quindi, economicamente, contrastare la siccità desalinizzando l’acqua del mare conviene rispetto al trasporto. Nel 2019 il costo globale dell’acqua desalinizzata era di 3 dollari al metro cubo, oggi è di 1,5 dollari. Nel Golfo Persico, dove l’energia da petrolio costa poco, il costo è di mezzo dollaro.

Per fronteggiare la crisi idrica nell’agricoltura il Governo discute sulla possibilità di dare una soluzione alla siccità desalinizzando l’acqua del mare. La tecnologia più avanzata per la dissalazione è quella a osmosi inversa che attraverso un processo fisico lascia passare l’acqua del mare attraverso una membrana semipermeabile, ma non il sale.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

Il costo principale: l’energia

Il costo dell’acqua dissalata è legato alla quantità di energia di cui necessita il processo di desalinizzazione. Nel mondo 183 Paesi usano i dissalatori e quasi la metà dei 16mila dissalatori si trovano in Medio Oriente, specie nei Paesi del Golfo Persico dove il costo dell’energia da petrolio e metano è basso.

A Sorek, 15 km da Tel Aviv, vi è uno degli impianti  di dissalazione più grande, che produce 627mila metri cubi di acqua dolce dal mare al giorno, il 20% di acqua in più di quella di cui Israele necessita. Altro grande dissalatore è nel porto di Jebel Ali, a Dubai negli Emirati Arabi Uniti e produce 600mila metri cubi di acqua dolce al giorno. L’Arabia Saudita ricava il 50% dell’acqua potabile dagli impianti. In questi Paesi il prezzo è circa mezzo dollaro per metro cubo.

L’agricoltura dell’Europa occidentale soffre la siccità. La Spagna ha 765 impianti. Acciona Agua, leader mondiale nel settore della desalinizzazione, sfrutta da decenni i dissalatori, coprendo il 10% del fabbisogno idrico nei territori aridi dell’Andalusia e delle isole Canarie.

Per risparmiare sul costo dell’energia, la Spagna usa l’energia solare da impianti fotovoltaici o da pale eoliche. Infatti, le zone aride sono anche le maggiori irraggiate e così le energie rinnovabili oltre a ridurre i costi energetici limitano le emissioni di Co2. Mentre prima per ogni metro cubo di acqua dissalata necessitavano 8 kW/h, oggi i nuovi dissalatori consumano mediamente 2,8 kW per produrre la stessa quantità di acqua.

Costi dell’impianto e della manutenzione

I costi calcolati per la desalinizzazione dell’acqua includono le spese per gli impianti e per la loro gestione. Il costo varia a seconda della grandezza e della tecnologia usata. Un impianto piccolo costa 15 milioni di euro e i costi di gestione 500mila euro l’anno. L’impianto realizzato a Dubai è costato 13 miliardi di dollari. Il costo della manutenzione riguarda la cristallizzazione delle particelle di sale la quale intasa gli impianti e riduce la prestazione.

I dissalatori presenti oggi in Italia, come in Sardegna, Sicilia, Lazio e Toscana, sono soprattutto attivi in ambito industriale e con una capacità media di 2mila metri cubi al giorno, contro i 5 milioni della Spagna. Per siccità non prolungate, conviene affittare l’impianto: in Veneto a Taglio di Po, Rovigo, è stato impiantato un dissalatore spagnolo. Il costo è di 150mila euro di affitto ogni due mesi, con capacità di desalinizzare 100mila litri all’ora e garantire acqua potabile a 5mila persone.

A Genova il progetto per un impianto di dissalazione ha un costo di 100 milioni di euro, da attingere dal PNRR, e servirà per trasportare, tramite una tubatura già esistente, l’acqua depurata al Nord. A Taranto un progetto da 100 milioni di euro entrerà in funzione nel 2026. L’impianto prevede un dissalatore di acqua di fiume (Tara), il quale ha una minima concentrazione di cloruro di sodio.

Il business vede in gara le multinazionali: la francese Suez, la spagnola Acciona Agua e l’italiana Webuild che, con la FISIA Italimpianti SpA, ha costruito l’impianto di Dubai. Il Global Water Intelligence di Oxford valuta che entro il 2025 il valore complessivo di mercato della desalinizzazione si aggirerà sui 12 miliardi di dollari.

“Costi” ambientali

L’energia utilizzata aumenta la Co2. Inoltre, gli scarti di sale e le altre impurità filtrate dagli impianti, inclusi i residui plastici e altri inquinanti, vengono reimmessi nel mare. Per ogni 15 litri di acqua potabile c’è un accumulo di circa 500 grammi di sale. L’alta concentrazione di salamoia tossica crea squilibri nella vita marina.

A salvaguardia dell’ecosistema è in vigore la legge n. 60/2022, la “Legge Salva-mare”. I dissalatori sono sottoposti alla valutazione di impatto ambientale (VIA) e utilizzabili solo durante la riduzione di portata degli acquedotti.

A causa dei cambiamenti climatici, la siccità configura un rilevante problema. Per ovviare al medesimo, molti Paesi utilizzano i dissalatori, costosi ed inquinanti. Grazie alle nuove tecnologie di filtraggio, con l’osmosi inversa di nuova generazione, si abbasseranno i costi, si risparmierà energia e si ridurranno gli scarti che potranno essere riutilizzati per uso industriale. Inoltre, la massificazione nell’uso di questa tecnologia permetterà di accedere a risorse idriche pressoché illimitate.

Condividi su:
Lucia Massi

Lucia Massi

Avvocata, assistente universitaria in U.S.A., interprete del tribunale di Roma e promotrice di cultura italiana presso la F.A.O. Le lauree conseguite in Italia e all’estero, incluso un Ph.D. presso la Columbia University di New York, attengono alle discipline giuridiche e letterarie. Laureata in giornalismo, collabora con BuoneNotizie.it.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici