«Mi sono sentita vulnerabile e vittima di un atto impulsivo, sessista e fuori luogo, senza alcun consenso da parte mia.» Sono queste le parole utilizzate da Jennifer Hermoso riguardo al bacio ricevuto dall’ormai ex Presidente della Federazione Spagnola Rubiales durante la premiazione per l’incredibile vittoria delle Furie Rosse ai Mondiali di calcio.

Un caso diventato subito mediatico che ha travalicato i confini geografici, spagnoli ma anche quelli sportivi tanto da essere rinominato il Me Too del calcio femminile. Un caso che è interessante analizzare per capire che esistono dei modi efficaci per reagire al sessismo ancora presente nella nostra società.

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I fatti nel caso Rubiales/Hermoso 

Per capire appieno questa vicenda è necessario capirne i passaggi fondamentali che vedono da un lato una Federazione incapace di chiedere scusa o di farsi il famoso “esame di coscienza” e dall’altro un fronte compatto di giocatrici, allenatrici e alleati assolutamente non disposti a indietreggiare.

Torniamo al 20 agosto quando Rubiales durante i festeggiamenti prende il viso di Hermoso tra le sue mani e le da un bacio. Hermoso dichiara durante una diretta Instagram che quel gesto non le è piaciuto, ma la Federazione cerca di insabbiare il tutto con un comunicato dove si minimizza il gesto affermando che la calciatrice fosse d’accordo. A distanza di qualche giorno, con un discorso molto animato, Rubiales descriveva l’accaduto come un bacio consensuale dato ad una figlia.

Neanche il tempo di commentare questo avvenimento, che Hermoso smentisce tutto attraverso un contro-comunicato in cui racconta la sua versione e dichiara in maniera chiara di non essersi sentita rispettata in quella circostanza. In suo supporto intervengono anche le sue compagne e tantissime calciatrici spagnole che comunicano ufficialmente il loro rifiuto a future convocazioni della Federazione nel caso Rubiales non si fosse dimesso.

A questo punto, se in un primo momento la Federazione prova a rispondere a tono a questa presa di posizione, nel giro di pochi giorni deve tornare sui suoi passi, arrivando addirittura a cancellare l’ultimo comunicato. È notizia recentissima il licenziamento dell’allenatore Vilda – accusato in passato di atteggiamenti tossici e autoritari da una folta schiera di giocatrici e reo di aver applaudito il discorso di Rubiales. Nella sua ultima comunicazione pubblica, la Federazione si scusa per quello che è successo e si impegna per promuovere azioni di miglioramento della governance e di riparazione per i danni causati. Nel mentre Rubiales è stato sospeso per 90 giorni dalla Fifa ed Hermoso ha formalizzato davanti alla procura la denuncia per il bacio non consensuale, portando la vicenda anche sul piano legale.

Le reazioni

Anche se l’impatto di ciò che è sta avvenendo sarà oggetto di analisi futura ed è impossibile da soppesare in questo momento, è importante sottolineare che il merito del giro di vite in corso nella Federazione spagnola è strettamente legato alle reazioni oceaniche avvenute in seguito al bacio.

Le federazioni calcistiche inglesi, francesi, tedesche e statunitensi si sono esposte pubblicamente mentre i gesti di solidarietà dai campi si sono susseguiti instancabilmente. A differenza del solito, anche gli uomini si sono uniti alla protesta. Borja Iglesias, ad esempio, è stato il primo calciatori spagnolo a dichiarare che non avrebbe risposto alla chiamata della Federazione se non fossero stati presi provvedimenti.

È notizia recente che l’allenatrice dell’Inghilterra Sarina Wiegman (che ha perso ai Mondiali in finale contro la Spagna) abbia dedicato il premio come migliore allenatrice dell’anno alle calciatrici spagnole per il momento che stanno vivendo. Attraverso la voce del capitano Alvaro Morata, anche la squadra maschile delle Furie Rosse ha preso posizione definendo il gesto inaccettabile.

Cosa possiamo imparare da questo caso? 

Nella tragicità del gesto e nel riconoscere il lungo cammino che ancora ci aspetta, è importante riconoscere gli aspetti positivi di questa vicenda.

L’ondata oceanica di solidarietà e la capacità delle calciatrici di fare fronte comune smonta pezzo per pezzo la pretesa che gli sportivi debbano solo pensare agli allenamenti e a vincere. La loro voce, in questo caso, è stata fondamentale per dimostrare che il tempo dell’omertà e degli abusi accettati in passato è finito. Il sistema ha finalmente gli anticorpi per mettere chi non vuole cambiare la propria mentalità davanti alle proprie responsabilità. Come ci ha ricordato Simon Kuper sulle pagine del Financial Times, «questo deve essere il momento del “basta”. Il calcio femminile ha finalmente lo status per mettere da parte uomini come Rubiales.»

L’attenzione maggiore, in questa fase di cambiamento, deve passare anche per i dettagli. Alla luce dello status delle giocatrici spagnole e della loro visibilità è fondamentale non far passare il messaggio che bisogna vincere per essere ascoltate. I casi di abusi nelle Federazioni del Gambia e di Haiti, ad esempio, sono passati sotto traccia rispetto al caso spagnolo. Ora è il tempo di creare un sistema in cui il rispetto non è un merito, bensì condizione di partenza dovuta e tutelata non solo per ogni calciatrice, ma per ogni atleta.

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Camilla Valerio

Camilla Valerio

Mi piace scrivere di diritti, sport, attualità e questioni di genere. Collaboro con il Corriere del Mezzogiorno e scrivo per BuoneNotizie.it grazie al progetto formativo realizzato dall'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo.

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