Le cause del successo dell’innovazione digitale in Kenya, che risulta essere uno dei quattro tech hub più importanti del continente, si ritrovano principalmente negli investimenti, nelle idee lungimiranti delle istituzioni regionali e soprattutto nell’apertura del Paese alle multinazionali.

Nello specifico, in questo periodo in Kenya si assiste alla lotta tra le “Big Three” americane come Google, Amazon e Microsoft per accaparrarsi più talenti possibili, con competenze digitali specifiche, provenienti dal continente africano. Una rivoluzione in atto che smuove gli equilibri tra aziende locali e colossi internazionali.

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Analizzando alcuni dati curiosi del Paese appartenente al territorio del Corno d’Africa, inoltre, risulta che le aziende tech occidentali dispensano stipendi annuali superiori alla media, da circa 300.000 scellini kenioti (circa 2.500 euro) per finire a 1.300.000 (circa 11.100 euro), in contrapposizione a un reddito pro-capite medio annuo di 1.800 euro legato agli stipendi locali.

In conclusione, il piano di innovazione digitale punta alla realizzazione di impianti tecnologici con finalità di supporto, formazione e accesso al capitale regionale per sviluppare la crescita delle start-up tech all’interno del territorio.

In Kenya la nuova era dell’innovazione digitale

William Ruto, presidente del Kenya commenta così: “Il piano per l’innovazione digitale fornisce un’occasione importante per accelerare la crescita economica e lavorativa riguardo soprattutto le nuove generazioni. Infatti, attingendo all’aiuto di aziende come Google, sbloccheremo nuovi schemi politici fornendo nello specifico formazione costante ai nostri giovani”.

Queste le parole del presidente keniota che riaffermano l’impegno del Paese a diventare un hub di innovazione per tutto il continente. Non solo, il piano aiuterà i settori sia pubblici che privati a sfruttare le nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale, il coding e l’analisi dei dati, che risultano essere elementi cruciali per modernizzare l’economia e il settore lavorativo. In aggiunta, il presidente keniota afferma che il governo è più che deciso a trarre profitto dal progetto guidando i giovani africani ad affrontare la crisi climatica e trasformare i settori dell’agricoltura, dell’istruzione e della sanità. Grazie al progetto istituito in Africa orientale – composto principalmente da incubatori certificati, acceleratori e spazi di coworking – nasce il parco scientifico per eccellenza del continente.

Una nuova Silicon Valley che parte dal Kenya e punta a svilupparsi in tutto il territorio africano: la Silicon Savannah. Questo il primo passo verso una transizione digitale composta da giovani talenti africani che, stando alle parole del coordinatore della Summer School organizzata dalla Fondazione ENI Mario Citelli, sono stati artefici di un vero e proprio miracolo tech.

Secondo Citelli sono principalmente due i fattori chiave dello sviluppo tecnologico keniota: una connessione rete all’avanguardia e l’accessibilità per l’intera società ai telefoni mobili che hanno dato via alla digitalizzazione del Paese.

Innovazione digitale: le best practice arrivano dal terzo settore

Stando agli ultimi dati Unicef sono 2,6 milioni le persone che dal 2014 hanno attraversato il Mediterraneo. Nello specifico, l’Italia è il primo Paese d’arrivo per i rifugiati e i migranti. Oltre 105mila i nuovi arrivi nel 2022 contro i 67mila del 2021. A settembre 2023 gli arrivi sono risultati essere oltre 132mila, tra cui una buona parte composta da minori.

Le nostre ragazze sono determinate e motivate l’unica cosa che manca loro è una piattaforma sicura per essere visibili”. Queste le parole dell’imprenditrice francese Josephine Goube, ideatrice del progetto Sistech, che nasce nel 2017 a supporto delle donne rifugiate e che mira a introdurle nel mondo dell’innovazione digitale tramite formazione e pratica. Tra le missioni principali di Sistech quella di cambiare la percezione che le aziende hanno nei confronti delle migranti.

Tra queste persone esistono talenti come Joy Igbinovia, studentessa Sistech con occhi rivolti all’innovazione digitale, che nel 2015 ha lasciato la Nigeria alla ricerca di nuove speranze di vita: “Arrivata in Italia mi sono laureata in mediazione interculturale lavorando ad oggi con l’ITM”, acronimo di Interpreti, Traduttori e Mediatori, società operante nel mercato internazionale della traduzione, dell’interpretariato e della mediazione culturale.

Quando nel 2021 sono venuta in contatto con Sistech mi sono subito appassionata al mondo dell’innovazione digitale specializzandomi nel settore attraverso certificazioni Google e Java Script” spiega Igbinovia, che davanti alla possibilità di introdurre il progetto Sistech in Nigeria commenta: “Essendo il mio Paese composto da una società che necessita di svilupparsi sono sicura che la proposta dell’imprenditrice Josephine Goube porterebbe nuove idee e soprattutto tante possibilità al mio popolo che talvolta non è consapevole dei propri mezzi”.

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Vincent Truppo

Vincent Truppo

Tra i miei focus principali, abbattere gli stereotipi che talvolta non danno la possibilità di conoscere realmente chi ci circonda, la definizione del termine stereotipo rappresenta appieno il mio lavoro. Con enorme piacere collaboro con BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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