Giovedì 25 gennaio è stato approvato il decreto legislativo sulle politiche in favore delle persone anziane, non autosufficienti. Dal 2025 gli over 80, in situazioni di inabilità grave e con un Isee sotto i 6.000 euro, riceveranno la “prestazione universale”, un contributo che potrà arrivare fino all’importo di 1.380 euro mensili.

Le nuove politiche per l’invecchiamento attivo

L’assistenza domiciliare rappresenta un tema di crescente importanza in una società che vede aumentare costantemente la propria popolazione di anziani. La norma si propone di garantire alle persone in età avanzata, non autosufficienti, il diritto di vivere e ricevere le cure necessarie nel proprio ambiente familiare. Prevede, quindi, l’erogazione di un assegno che potrà essere utilizzato per retribuire figure che si occupano dell’assistenza, o per sostenere le spese delle strutture residenziali.

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Il decreto contiene, inoltre, misure di sostegno al co-housing e allo slow tourism, con l’obiettivo di favorire la socializzazione e la qualità della vita degli anziani. Le disposizioni mirano a incentivare la condivisione dell’abitazione tra persone e di promuovere un turismo più rispettoso dei ritmi e delle esigenze di questa categoria. Un altro punto fondamentale è quello di assicurare una maggiore accessibilità alle cure palliative, ovvero alle prestazioni volte a migliorare il benessere delle persone affette da malattie gravi.

La riforma tra aspirazioni e complessità economiche

La nuova legislazione ambisce a costruire un approccio rinnovato verso la terza età, valorizzando la dignità e l’indipendenza dell’individuo. Tuttavia, vi è una certa apprensione da parte delle organizzazioni del terzo settore riguardo all’effettiva capacità della legge di rispondere in modo adeguato alle necessità degli anziani non autosufficienti e dei loro familiari.

In particolare, si teme che le risorse siano insufficienti per garantire a tutti i richiedenti un supporto appropriato, sia attraverso l’assegno universale che mediante i servizi sul territorio. Secondo le stime della Cgil, servirebbero almeno 3 miliardi di euro all’anno per assicurare livelli essenziali di assistenza a tutti i cittadini.

Il recente decreto ha inoltre sollevato preoccupazioni per le disuguaglianze nella fruizione dei servizi di assistenza tra le varie regioni, a causa dell’autonomia concessa nell’impostare i criteri di accesso e i livelli di servizio. Tale autonomia potrebbe tradursi in disparità significative nel trattamento dei cittadini, con le regioni meno efficienti che lasciano indietro i residenti di aree meno sviluppate.

Oltre il ricovero: l’assistenza domiciliare agli anziani in un ambiente familiare

Nell’ultimo decennio, l’evoluzione delle politiche sociali e sanitarie ha posto una crescente attenzione al benessere degli anziani, con particolare riguardo alle alternative al tradizionale ricovero in strutture residenziali. Le cooperative sociali e le reti di prossimità si sono affermate come soluzioni innovative, permettendo alle persone non autosufficienti di rimanere nelle proprie abitazioni e di mantenere le relazioni esistenti. Parallelamente, le case famiglia si sono sviluppate come una valida alternativa, offrendo cure personalizzate in un ambiente familiare.

Contestualmente, l’introduzione dei Punti Unici di Accesso (PUA) ha agevolato l’integrazione dei servizi di assistenza domiciliare agli anziani. Questi nodi di coordinamento hanno razionalizzato l’impiego delle risorse sanitarie e sociali, mostrando risultati positivi in regioni come Lombardia, Veneto e Emilia-Romagna. Qui, i PUA hanno accorciato le attese e prevenuto ricoveri inappropriati, contribuendo al contenimento dei costi nel settore sanitario.

Se da una parte si sollevano interrogativi sull’adeguatezza del decreto, dall’altra si delinea un sistema virtuoso, che offre soluzioni tangibili e focalizzate sull’individuo. Queste iniziative stanno dimostrando di poter integrare e talvolta superare la semplice erogazione di un beneficio economico, consentendo una risposta più mirata alle esigenze degli anziani. L’integrazione di queste soluzioni nel decreto potrebbe portare a un sistema assistenziale più efficiente, rafforzando il tessuto sociale e sanitario, a beneficio di tutta la comunità.

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Cibelle Dardi Da Silva

Cibelle Dardi Da Silva

Navigo costantemente tra parole e numeri per raccontare i cambiamenti nella società e nell'economia, esplorando i temi della finanza personale e della tutela del consumatore. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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