A pochi giorni dalla possibile fase finale del tormentato e controverso processo all’editore e giornalista australiano, Julian Assange, la Relatrice speciale dell’ONU esorta il Governo britannico a fermare la sua possibile estradizione negli USA.

Il pluripremiato fondatore di Wikileaks, Julian Assange, si trova in una fase cruciale del processo per l’estradizione negli Stati Uniti: le udienze di appello che si terranno presso l’Alta Corte del Regno Unito i prossimi 20 e 21 febbraio potrebbero infatti essere decisive.

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La Relatrice speciale delle Nazioni Unite, Alice Jill Edwards, il 5 febbraio dalla sede ONU a Ginevra ha spronato le autorità britanniche a considerare l’appello di Julian Assange, in quanto non sussisterebbero le basi giuridiche per poter procedere all’estradizione.

Julian Assange, detenuto dal 2019 nella prigione di Belmarsh, se fosse estradato negli USA affronterebbe 18 capi d’imputazione per il suo ruolo nell’ottenimento e nella divulgazione di documenti classificati relativi alla difesa nazionale, comprese prove su crimini di guerra. Quello di Assange, rappresenta sotto molti aspetti un caso giudiziario senza precedenti nella storia dei procedimenti ai danni del giornalismo investigativo. Almeno in Paesi in cui vigono regimi democratici.

Chi sono i Relatori speciali ONU?

I Relatori speciali sono degli esperti indipendenti che lavorano sotto il mandato del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC), un organismo con sede a Ginevra che collabora con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani.

Il compito dei Relatori speciali, così pure quello dell’Organo che rappresentano, è quello di supervisionare e fare relazioni sulle eventuali violazioni dei diritti umani in tutti gli Stati aderenti alle Nazioni Unite e informare l’opinione pubblica mondiale sullo stato dei diritti umani nel mondo. Ha inoltre il compito di formare gruppi di lavoro, adottando procedure speciali su casi che meritano particolare attenzione.

Procedura speciale sul caso Assange

La Relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla tortura e altre punizioni o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, Alice Jill Edwards, ha sollecitato le autorità britanniche a considerare l’appello di Julian Assange, sulla base di fondati motivi di credere che, se estradato, potrebbe subire trattamenti assimilabili alla tortura o altre forme di maltrattamenti o punizioni.

Proprio come fece il suo predecessore Nils Melzer infatti, la Edwards chiede al governo del Regno Unito di ritirare l’ordine di estradizione di Julian Assange, al fine di garantire il pieno rispetto del divieto assoluto e inderogabile di respingimento in luoghi dove il soggetto potrebbe essere vittima di tortura e di adottare tutte le misure necessarie per salvaguardare la sua salute fisica e mentale.

Come leggiamo dal comunicato stampa diffuso dall’ONU: Le assicurazioni diplomatiche di trattamento umano fornite dal governo degli Stati Uniti non sono una garanzia sufficiente per proteggere il signor Assange da tali rischi e […] non sono giuridicamente vincolanti”, come ha affermato la Relatrice speciale.

“Il rischio di essere messo in isolamento prolungato, nonostante il suo precario stato di salute mentale, e di ricevere una condanna potenzialmente sproporzionata, solleva dubbi sulla compatibilità dell’estradizione del signor Assange negli Stati Uniti con gli obblighi internazionali del Regno Unito in materia di diritti umani, ai sensi dell’articolo 7 della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, nonché del rispettivo articolo 3 della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e della Convenzione europea sui diritti umani”, ha dichiato la Edwards.

Julian Assange: preoccupazioni e speranze

Se Julian Assange dovesse perdere anche questa possibilità di appello il 20 e 21 febbraio, è molto improbabile che la Corte Suprema si occupi del caso e questo significherebbe che come ultimo ricorso legale prima dell’estradizione gli rimarrebbe solo la Corte Europea dei Diritti Umani.

Ecco perché la presa di posizione della Edwards è così importante in questo momento: il Regno Unito è stato tra i Paesi fondatori delle Nazioni Unite e, come dice la Relatrice stessa, è firmatario delle principali convenzioni sui diritti umani. Per questo motivo, continuare a ignorare i numerosi appelli, che si sono susseguiti negli anni da parte di altrettante autorevoli istituzioni, per la continua inosservanza dei diritti umani fondamentali nel caso Assange, sarebbe del tutto irragionevole.

La persecuzione politica senza precedenti di Julian Assange, cominciata in realtà già nel 2010, di cui si continua a parlare grazie ad una moltitudine di esperti nell’ambito dei diritti umani e civili – come in questo caso – del diritto internazionale, di presidenti, personalità politiche, giornalisti indipendenti, medici, artisti di fama mondiale, attivisti di tutto il mondo, costringe a mantenere alta l’attenzione sul caso Assange, e la pressione sul Regno Unito.

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Veronica Tarozzi

Veronica Tarozzi

Cresciuta in Sardegna e vissuta in 4 continenti, ho sviluppato una competenza linguistica culminata con la laurea Magna cum laude in Mediazione Linguistica. Fin dagli albori, la comunicazione è stata una costante, avendo cominciato a scrivere articoli per una testata giornalistica locale e lavorato come speaker radiofonica già dai tempi della scuola superiore. Da diversi anni, mi dedico anche al lavoro volontario in organizzazioni che si occupano di diritti umani, sostenibilità e cambiamento sociale, e da giornalista indipendente scrivo prevalentemente articoli affini a queste tematiche. Sono Tutor per i corsi dell'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo.

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